Non profit

Un circuito attorno allo sportello

Intervista a Gianna Zappi, responsabile Csr dell'Abi

di Redazione

Perché conviene portare la Csr in banca? Per creare un “circuito aperto di relazioni”, che dalla banca passa al territorio e ne intercetta le esigenze facilitandone “crescita e sviluppo”. Che anche per Abi, l’associazione bancaria italiana, convenga attivarsi su questo fronte è la responsabile Csr, Gianna Zappi, a dirlo.
Vita: Qual è il vostro impegno?
Zappi: Dal 2001 sulla Csr abbiamo costruito un gruppo di lavoro permanente, in cui siede circa l’80% del sistema, ed elaborato strumenti operativi, linea guida di rendicontazione. Entro la prossima estate pubblicheremo quelle per favorire la mobilità sostenibile dei dipendenti. Inoltre Abi rappresenta l’industria bancaria italiana nei contesti nazionali e internazionali che si occupano di questo tema: siamo nel Forum per la finanza sostenibile, nel tavolo del governo attivo su questo tema, nei network europei della Commissione. Diamo voce alle banche in queste sedi e viceversa.
Vita: Con quali risultati?
Zappi: Abbiamo definito la Csr come una modalità di gestione strategica del business, un’attività attenta a generare valore non solo per i propri azionisti, ma per molteplici interlocutori. Oggi sono sempre più numerose le banche che fanno bilanci sociali e rendicontano agli stakeholder: dal 54% del 2005 siamo passati, nel 2007, a più dell’80%. Molte si dotano di certificazioni ambientali o etiche, con SA 8000. Inseriscono la Csr nelle proprie politiche, nei piani strategici, nella governance societaria, nella mission, nelle carte dei valori e nella presentazione dei piani agli azionisti. Rispetto a quando abbiamo iniziato, ora ci sono referenti Csr nelle singole banche, che lavorano a livello di capogruppo, sulle linee strategiche.
Vita: Quali i rapporti col terzo settore?
Zappi: C’è il tavolo con le associazioni dei consumatori, attivo da più di 10 anni. Poi abbiamo relazioni con varie associazioni. Con WWF è stata avviata, tre anni fa, una partnership per favorire una cultura di sostenibilità ambientale anche nelle banche. A Roma, con la Fondazione Risorsa Donna, che si occupa di microcredito per donne immigrate, Abi ha offerto servizi di formazione sui temi bancari. Abbiamo relazioni con le associazioni della campagna Banche armate, per orientare verso la trasparenza. Tutto questo come Abi, poi ogni singola banca fa da sé.
Vita: Perché investire in Csr?
Zappi: Perché l’impresa non può più fare riferimento solo a soci e azionisti, ma anche alla comunità e alle istituzioni. Per stare sul mercato è meglio essere dentro un circuito. Bisogna aprirsi al dialogo e intercettare le attese del territorio.
Vita: È ancora vivo quindi il rapporto con il territorio?
Zappi: Il radicamento locale non è solo una caratterizzazione delle origini, è fondamentale. Anche per quello che si fa a livello di giving e non profit.
Vita: Che aiuta a incrementare questo rapporto?
Zappi: Sì, basti pensare che le banche organizzano manifestazioni culturali, sportive, donazioni, finanziano mostre, ospedali, recuperano palazzi storici, aprono le proprie sedi al territorio. Sono modi per condividere risorse con la comunità. Quello che prima era un giving più elementare, adesso dà origine a partenariati molto più proficui. Ognuno mette a disposizione il proprio know-how. Si forma un valore terzo che rende le banche protagoniste della vita locale.

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