Cultura

Un cattivo paese con ottimi vini: così ci vedono gli anglosassoni

Per ogni articolo positivo sulla politica italiana ne escono sette negativi, secondo uno studio di Fondazione italiana Accenture- Bocconi

di Redazione

Che l?Italia non godesse di buona stampa nel mondo anglosassone lo si era intuito. A confermarlo arriva ora una ricerca di Elena Dalpiaz e Raffaella Piccarreta dell?Università Bocconi, nell?ambito dell?Osservatorio sull?attrattività del sistema paese realizzato in collaborazione con Fondazione Italiana Accenture. Analizzando circa 2.000 articoli sull’Italia apparsi tra il 1999 e il 2004 (prima, quindi, delle ultime campagne elettorali) sui quattro organi di stampa economico-politica anglosassoni più diffusi (Wall Street Journal e Business Week per l?America, Financial Times ed Economist per la Gran Bretagna), le autrici evidenziano una prevalenza dei giudizi negativi rispetto a quelli positivi, che si va radicalizzando con il passare del tempo. ?E si è deciso di considerare negativi o positivi solo gli articoli che contengono un esplicito giudizio?, sottolinea Piccarreta. ?Non vengono così calcolati i moltissimi pezzi che trattano il peggioramento dell?economia e della finanza pubblica, ma senza esprimere pareri?. Nel corso dei sei anni presi in considerazione si assiste a una sorta di marginalizzazione dell?Italia, con la diminuzione del numero di articoli dedicati al paese (dai 242 del 1999 ai 196 del 2004) e del numero di articoli contenenti giudizi espliciti, ?il che può riflettere una perdita di interesse nelle notizie che vengono presentate?, spiega Dalpiaz. L?aspetto della vita italiana su cui si addensano gli strali anglosassoni è la politica, con i giudizi negativi che superano 7:1 quelli positivi, mentre i giudizi sono sostanzialmente bilanciati sui temi economici e positivi, in una proporzione di 2,5:1, quando vengono affrontati temi di business. Tra gli aspetti valutati più negativamente si annoverano le infrastrutture, mentre quello con il miglior rapporto tra giudizi positivi e neutri (non se ne contano di negativi) è l?enogastronomia, seguita dalla cultura (anche qui, nessun giudizio negativo, ma quelli neutri superano quelli positivi) e il turismo (ha una maggior percentuale di giudizi positivi rispetto alla cultura, ma si evidenzia anche qualche negatività). In linea di massima i due quotidiani, Financial Times e Wall Street Journal, presentano soprattutto valutazioni neutre, mentre i due settimanali, Economist e Business Week, prendono più spesso posizione, l?Economist soprattutto in senso negativo, Business Week alternando di più i pareri espressi. I personaggi più citati negli articoli anglosassoni sono i politici (53%), seguiti da imprenditori e manager (25%), sportivi (6%, con prevalenza di calciatori e rugbisti), artisti e persone legate alla cultura (3%), ricercatori e scienziati (3%), magistrati (3%) e criminali o mafiosi (1%), con gli altri articoli dispersi tra varie categorie. Le imprese dei servizi e delle utility, con 387 articoli nei sei anni considerati, sono più citate di quelle manifatturiere (291) e finanziarie (246). Se non stupisce l?ampio spazio dedicato a imprese al centro di importanti trasformazioni o protagoniste di scalate aziendali (Olivetti, Pirelli e Fiat sono le più citate), può colpire il dettaglio con cui vengono trattati i settori alimentare e vitivinicolo, con articoli dedicati anche a piccole cantine di ogni parte d?Italia e ai formaggi regionali. Sicilia, Veneto, Campania, Piemonte, Lombardia, Puglia ed Emilia-Romagna sono i territori di cui i giornalisti anglosassoni scrivono di più, con connotazioni molto diverse. La Sicilia, per presenza malavitosa, cattivo governo e povertà infrastrutturale è vista in modo nettamente negativo, mentre delle regioni del Nord e della Puglia si dà un giudizio complessivamente positivo e si alternano i giudizi sulla Campania, con un?alta considerazione delle potenzialità turistiche, controbilanciata dai giudizi su ordine pubblico e problemi di smaltimento dei rifiuti.

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