Non profit
Un bilancio sociale per misurare anche la gratuit
Onlus sotto la lente/ Fondazione Exodus: la realtà progettata da Don Mazzi nei primi anni 80 ha presentato per il secondo anno il suo bilancio sociale
Ha fatto il bis. La Fondazione Exodus onlus ha presentato per il secondo anno il suo bilancio sociale. Dopo i primi tempi questa realtà, ideata come progetto da don Antonio Mazzi nei primi anni 80, divenuta fondazione nel 1996 e ora diventata una vera e propria costellazione di comunità, centri e luoghi pensati per i giovani in difficoltà, ha proseguito nell?azione di rendersi sempre più trasparente.
Attraverso la 65 pagine del Bilancio sociale 2005, infatti, si cerca di rispondere a due domande: come sta in piedi, come si sostiene una realtà come la Fondazione Exodus? E quali sono le questioni più urgenti che affliggono i giovani, soprattutto i più fragili?
«Noi eroghiamo relazioni», spiega Franco Taverna, consigliere della fondazione e coordinatore del gruppo di lavoro sul bilancio sociale, «l?educatore è un beneficio per l?utente finale», cioè il giovane accolto in una delle comunità o centri della fondazione (27 in tutta Italia che con le realtà collegate diventano oltre 40).
A guardare i numeri di Exodus emergono le 579 persone assistite residenzialmente, le 90.502 giornate di assistenza erogate, ma anche i 5.578 partecipanti alle attività formative ed educative, come le 3.110 persone assistite a fronte di contributi ricevuti e come, rispetto a questi, la copertura dei costi si fermi al 53%. I beneficiari delle attività della fondazione ricevono certo più di quello che viene rappresentato in un bilancio e che può essere tradotto come distribuzione di fondi che enti e individui affidano a Exodus per la sua missione. C?è, infatti, una parte che non ha alcuna traduzione economica, un valore aggiunto, il ?gratuito? di cui parla spesso don Mazzi e di cui realtà come quella sorta oltre vent?anni fa al Parco Lambro di Milano non potrà mai fare a meno.
Tornando alla prima domanda – come sta in piedi Exodus? -Taverna sottolinea l?esistenza di un gap che non può essere colmato solo dalla dedizione volontaria degli educatori in servizio, perché fa notare che i contributi pubblici per educatore riguardano le 38 ore di contratto di lavoro dell?operatore, mentre «per le altre 128 ore della settimana ci si deve arrangiare o, se si vuole,, affidare alla Provvidenza». Anche per questo ci sono più educatori di quelli per i quali strutturalmente è prevista un?entrata adeguata.
«La Fondazione Exodus», afferma Taverna, «sta ancora in piedi grazie alla generosità di molte persone e grazie alla temerarietà di uno Stato che si affida anche a noi per affrontare una delle più gravi questioni sociali di oggi». Prevenzione, assistenza, azione culturale, formazione, ma anche pubblicazioni come l?agenda Tremenda, mercatini della solidarietà ed eventi: un mondo, quello di Exodus, veramente grande che può contare anche su oltre 200 volontari.
Il secondo interrogativo, quello sulle questioni che affliggono i giovani, è in realtà il filo conduttore che sottende il bilancio sociale. Nell?appendice sono presentati una serie di spunti e suggerimenti per programmare una politica giovanile che guardi agli adolescenti difficili e non, alle devianze e alla normalità capace di essere davvero dalla parte dei ragazzi.
Fondazione Exodus
via Marotta – 20134 Milano
www.exodus.it – 02.210151
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.