Mondo

Un bilancio dalla Bid. L’Italia sdebita l’Ecuador

26 milioni di dollari cancellati in cambio di progetti sociali da Varare. L’accordo stipulato a Milano

di Paolo Manzo

Lusso e attenzione alla sicurezza. Ecco i due fattori che colpiscono di più chi ha visitato la Fiera di Milano dal 20 al 26 marzo, per il meeting annuale della Banca interamericana di sviluppo. Ai più nota semplicemente come Bid, l?istituzione multilaterale per lo sviluppo più grande e ?anziana? al mondo. Creata nel dicembre del 1959 per aiutare a far crescere socio-economicamente America Latina e Caraibi, oggi annovera 46 Paesi membri, tra cui l?Italia. Nei suoi 43 anni di operazioni, infatti, la Bid è diventata il principale catalizzatore nella mobilitazione di risorse nella regione latinoamericana: se nel 1961 dava ai Paesi latinoamericani 294 milioni di dollari, nel 2001 i prestiti hanno raggiunto la cifra esorbitante di 7,9 miliardi di dollari! Prestiti erogati in base a variabili sociali e non macroeconomiche, tanto che molti ritengono la Bid l?alter ego istituzionale del Fondo monetario che, nelle sue ricette, di sociale non ha nulla. L?Italia ha approfittato della riunione annuale Bid per stipulare un accordo con l?Ecuador, che ha convertito una parte del debito del Paese sudamericano in progetti d?utilità sociale. Dei 100 milioni di dollari che Quito deve a Roma, infatti, 26 milioni sono stati cancellati, a patto che il governo di Gutierrez impegni quei soldi in progetti di sviluppo sociale. In pratica un accordo simile a quello sottoscritto un anno fa col Perù, e in cui l?Italia convertì il debito di 120 milioni di dollari. Ma alla Bid si è parlato di globalizzazione e di Mercosur, due temi che interessano molto da vicino i Paesi poveri latinoamericani, Argentina e Brasile in primis. Il presidente Enrique Iglesias ha chiarito che l?obiettivo della Banca interamericana di sviluppo è “rimuovere le asimmetrie prodotte dalla globalizzazione a livello locale. Dobbiamo fare qualcosa”. Come? “Seguendo l?esempio dell?Unione Europea che si è concentrata sullo sviluppo delle zone arretrate”, ha detto Iglesias. E l?Europa si propone anche come modello per rivitalizzare il Mercosur, che da anni sta vivacchiando in un?impasse cui rischia di dare il colpo di grazia l?Alca, l?Area di libero scambio delle Americhe, fortemente voluta da Bush. Il Mercosur, che doveva essere un?organizzazione per l?integrazione economica e politica di Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay (Cile e Bolivia sono associati), per ora si limita a essere un?unione doganale imperfetta. Ma alla Bid qualcosa s?è mosso dato che Unione europea e Mercosur pare abbiano superato gli ultimi ostacoli, legati soprattutto alla politica agricola della Ue, fino a oggi smaccatamente protezionista nei confronti dei prodotti sudamericani. E l?importanza dell?abbattimento del protezionismo agricolo è stato ben sintetizzato dal ministro brasiliano del Commercio estero, Luiz Fernando Furlan, che ha però espresso un dubbio: “Per il Brasile non ci sono soluzioni al di fuori del Mercosur, ma quanto conteranno sul nostro futuro le divisioni politiche all?interno della Ue?”. Una domanda dovuta dopo le divisioni di Bruxelles sull?Iraq, ma alla quale, purtroppo, nessuno ha saputo rispondere.


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