Famiglia

Un biglietto d’ingresso per i salotti buoni

«L’ingresso negli istituti a molti imprenditori serve solo per guadagnare un po’ di visibilità» Intervista a Giampiero Cantoni (Forza Italia)

di Francesco Maggio

Giampiero Cantoni, senatore di Forza Italia, è stato presidente della Banca nazionale del lavoro dal 1989 al 1995.

E&F: Senatore, gli obiettivi della nuova legge bancaria sono stati a suo avviso rispettati?
Giampiero Cantoni: Direi di no. L?introduzione del Testo unico è stata una giusta decisione, un cambiamento dei rapporti tra banche e imprese allora definito epocale visto che prima doveva esserci una netta separazione. Appena la legge è entrata in vigore, le banche hanno cominciato a costituire le loro banche d?affari. Prima infatti c?era solo Mediobanca che assolveva a questo compito. Ma i primi passi di queste nuove banche d?affari sono stati molto incerti per almeno una duplice ragione: fare il banchiere d?affari richiede una cultura imprenditoriale che non si può improvvisare; è facile entrare con capitali in azienda ma è quasi impossibile uscirne dal momento che in Italia sono ancora pochissime le imprese quotate in Borsa. Quindi il sistema bancario italiano, dopo il 1993, si è preoccupato più di trovare le garanzie per uscire dalle imprese che di favorirne la crescita. Da qui la nascita di tutta una serie di rapporti ibridi, di operazioni non di venture capital ma di capitali di sventura.

E&F: Come giudica la recente uscita del Sanpaolo dall?azionariato Fiat?
Cantoni: Molto favorevolmente. Il presidente Salza è una persona molto capace, di grande saggezza. Le banche sono state costrette ad entrare in Fiat perché i soldi che le avevano prestato non se li sarebbero mai visti restituiti.

E&F: Condivide l?opinione di Alessandro Penati per il quale gli imprenditori entrano nell?azionariato delle banche per stipulare una sorta di polizza assicurativa in caso di dissesto?
Cantoni: In realtà certi imprenditori, soprattutto quelli che hanno fatto un po? di soldi, entrano nell?azionariato per accedere ai cosiddetti salotti buoni. Cosiddetti, perché in realtà non di rado sono maleodoranti. È come se comprassero biglietti d?ingresso per un palco di visibilità.

E&F: Qual è, a suo avviso, l?aspetto meno etico di questi intrecci?
Cantoni: Per quanto riguarda gli imprenditori che entrano in banca, l?aspetto più deplorevole è l?intento speculativo con cui talvolta lo fanno. Per quanto riguarda, invece, le banche che entrano nelle imprese, il punto dolente è che non di rado queste preferiscono intrattenere rapporti con le grandi imprese perché così ricavano grandi commissioni piuttosto che sostenere la piccola e media impresa, evidentemente più complesse da gestire. Simili problemi non si risolvono se non si afferma diffusamente una nuova cultura economica e se non ci dotiamo di un sistema giudiziario civile più efficiente. È da questa carenza che conseguono, tra l?altro, le eccessive richieste delle banche di garanzie patrimoniali per erogare credito che, come si sa, non aiutano di sicuro l?imprenditoria a decollare.

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