Politica
Un bando straordinario, poi regole nuove
Lettera aperta al neo ministro Ferrero / Il numero uno dellAnpas e della Cnesc scrive a Vita.
A seguito della pubblicazione del bando sul servizio civile ho ricevuto molte telefonate. Fra le tante, una giovane operatrice del Sud mi ha detto: «Fausto, hanno tolto i ragazzi alle associazioni che fanno i servizi e li hanno dati a un Comune che l?anno scorso ci ha chiesto se avevamo qualcosa da far fare ai suoi ragazzi in servizio civile! Pensa addirittura che una realtà di cinque persone si è fatta fare il progetto dal Comune, e a settembre avrà 20 giovani in servizio!». Vorrei allora tentare prima di tutto di rispondere a questa volontaria, e per farlo mi pongo la domanda più semplice: cos?è il servizio civile? È solo da qui che si può partire.
Il servizio civile è anzitutto un servizio. Non è un posto di lavoro, non può quindi ricoprire, sostituendoli, ruoli che normalmente svolgono dipendenti, collaboratori o consulenti. Al contrario esso è un?attività volontaria che quest?anno 45mila giovani italiani possono svolgere al servizio degli altri. è un?occasione di formazione civile: significa servire gli altri, imparando a vivere con gli altri. è lo sviluppo più o meno naturale dell?obiezione di coscienza, e non è una formalità se viene definito come «attività di difesa alternativa della Patria».
Ciò che allora viene fuori dal confronto tra il bando ordinario del 2005 e quello del 2006 pone molti interrogativi, il primo fra tutti quello del ruolo che proprio il terzo settore intende o può assumere.
Perché il primo dato su cui dobbiamo soffermarci è quello della crescita dei cosiddetti ?intermediari?, di imprese sociali, cioè, che a pagamento mettono a disposizione di enti pubblici e associazioni il proprio know-how per la presentazione dei progetti, e dall?altro di enti pubblici che direttamente fungono da intermediari per se stessi e per le tante piccole associazioni sul proprio territorio. E in mezzo il terzo settore, soprattutto il volontariato, costretto a pagare per ottenere un diritto proprio e dei giovani a cui si rivolge.
Per questo, ancora una volta, rivendico la caparbietà con cui il terzo settore reclama un ruolo sociale e politico, ma non posso non evidenziare la fragilità dei mezzi a disposizione. Lo dico come autocritica, in quanto presidente dell?Anpas, l?associazione di volontariato laico più grande d?Italia, e della Cnesc, la Conferenza nazionale enti servizio civile. E anche in quanto convinto sostenitore dell?autonomia che il sociale deve mantenere nei confronti di partiti e realtà imprenditoriali. Mi domando, allora, quali garanzie diamo al servizio civile di rappresentare una vera alternativa alla leva? Di essere un?occasione di formazione civile alla pace? Se poi esso rischia, per fragilità interne, ma soprattutto per ?capacità? esterne o ?volere politico?, di fuoriuscire dal luogo ideale in cui è nato e cresciuto – il terzo settore – rischiando così la perdita di senso e di radicamento territoriale?
Analizzando ancora i dati del bando dico che c?eravamo illusi. Pensavamo che la solidarietà fra gli enti fosse sufficiente a garantire un?attenzione da parte delle istituzioni e degli uffici di gestione nei confronti del patrimonio sociale di cui il terzo settore è portatore. Così non è stato: alcune realtà quali Anpas, Caritas, Federsolidarietà, Acli, che hanno fortemente e in prima persona investito sul servizio civile, risultano colpite con tagli insostenibili.
Bisognerà rimediare velocemente al danno con un bando straordinario; solo così si ricostruiranno le condizioni per poter progettare con serenità il futuro senza dover perdere risorse e tempo in contenziosi giudiziari e microconflitti su tutto il territorio nazionale.
Al neo ministro chiedo quindi di completare il più in fretta possibile l?organizzazione dell?ufficio e la nomina del nuovo direttore; mentre per il futuro sarà necessario un sistema di governance condivisa, attivando un tavolo con le Regioni, il terzo settore e il ministro. Progettare il servizio civile e non farsi governare dalla sua crescita è l?unica ricetta per giustificare l?aumento di risorse economiche. Perché oltre alle capacità tecniche, c?è la realtà, la passione, i ragazzi con cui, prima che sia troppo tardi, dobbiamo fare i conti.
*presidente nazionale di Anpas e Cnesc
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