Formazione

Un bambino che cambia la storia

di Don Antonio Mazzi

Dicono che nessuno può servire due padroni. Meglio “dicevamo” perché, ad una mia indagine artigianale ma non per questo banale, non riesco a trovare una persona che serva ad un solo padrone.
E per padrone non intendo il padrone del Vangelo: o serviamo Dio e serviamo Satana, ma padroncini da quattro soldi. Per esempio i nostri eroi dipendono più dalla macchina che dalla moglie; dipendono più dalle sigarette che dai figli; dipendono più dall’alcool, dalla coca, dalla televisione che dalla professione.
Essendo poi Natale e dintorni, dipendiamo più dai regali che da Gesù Bambino: chi se ne frega del presepio! Chi se ne frega dell’albero! Si fanno perché tutti lo fanno. Ma del Natale vero nemmeno l’ombra.
Perché il Natale vero suppone una precisa scelta di campo. Cioè credere che un bambino può cambiare la storia; che una giovane donna può portare in pancia il Figlio di Dio; che non c’è bisogno di una cattedrale, di un presepio in Piazza che costa quanto un appartamento. Basta una grotta povera, che odora di gramigna e di erbe amare, e una notte tra la tenerezza della natura per accogliere colui che ci salverà.
Dopo le numerose e scanzonate interpretazioni laiche della vita di Cristo, non so più se il bue, l’asino e i regali dei pastori, gli angeli e il canto della Pace, siano veramente accadute. So solo che è accaduto tutto quello che purtroppo sta accadendo ancora ai giorni nostri.
I bambini spaventano, i potenti non amano i bambini, i poveri (allora erano i pastori) sono i più sensibili al messaggio divino ma i più dimenticati dalle gerarchie, non perché sono analfabeti e deficienti, ma perché più semplici, umili. E nella nostra società non c’è posto per gli umili e i semplici. Scompaginano le burocrazie, puzzano di extracomunitario.
Al di là delle figurine e delle ninne nanne oggi, si riattualizzano, pari pari, tragedie troppo profonde e troppo attuali. Per chi legge il Natale oltre al bue e all’asinello, quelle pagine sono ancora lontane dall’essere interiorizzate.
Molto più comodo l’umorismo, il qualunquismo pseudo-culturale, la lettura infantilizzata e il fatalismo dissacrante. Nel frattempo le donne italiane hanno cancellato i Natali dalle loro pance e gli uomini italiani sono diventati allergici ai matrimoni in chiesa. Portano iella.

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