Non profit
Un appuntamento per diventare educatori di pace
17 Assemblea nazionale della Campagna di obiezione alle spese militari per la difesa popolare non violenta
di Redazione
Il prossimo 7 e 8 febbraio si svolge a Torino la diciassettesima assemblea nazionale della Campagna di obiezione alle spese militari per la difesa popolare nonviolenta. La campagna è stata lanciata nel 1982, in risposta alla installazione dei missili di Comiso, nella prospettiva di costruire in alternativa una Difesa popolare nonviolenta. In questi anni, grazie anche all?iniziativa della campagna, sono stati fatti molti passi avanti verso tale obiettivo ed è stata approfondita e ampliata la ricerca sul tema della difesa nonviolenta con numerosi convegni scientifici e pubblicazioni. Questo lavoro culturale è stato accompagnato anche da un lavoro di addestramento alla nonviolenza che ha attivato diverse esperienze sul campo come i Volontari della pace durante la guerra del Golfo, la Marcia dei 500 a Sarajevo, l?invio di 80 obiettori di coscienza della Comunità Papa Giovanni XXIII nella ex Jugoslavia, l?Ambasciata di democrazia locale a Zavidovici, l?Ambasciata di pace a Pristina, nel Kosovo, la nascita e la crescita in Italia delle Peace Brigades International, le mediazioni diplomatiche della Comunità S. Egidio.
Anche le istituzioni hanno via via riconosciuto la legittimità della nostra azione fino ad arrivare a riconoscere, con la legge 439 del 18 dicembre 1997, la possibilità agli obiettori di intervenire in ogni parte del mondo dove sia previsto un intervento di pacificazione a partecipazione italiana. Ora la Campagna è forse alla stretta finale. La legge di riformaq dell’obiezione di coscienza potrebbe essere approvata e con essa dovrebbe iniziare il reclutamento e la scuola dei Formatori degli obiettori: inoltre potrebbe essere legalizzata una modalità di finanziamento alternativo a quello delle armi sulla base, per esempio, di una deroga ministeriale.
Perciò invitiamo ad aderire alla campagna per esprimere un chiaro “sì” alla pace e un inecquivocabile e non contrattuabile “no” alle politiche di guerra e di riarmo.
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