Sono dell’idea che l’approccio al fundraising vada cambiato perché si possano ottenere risultati permanenti e di maggiore soddisfazione.
Il mio modo di pensare al fundraising, e alla più complessa sostenibilità, non è mai stato semplicemente strumentale e limitato al solo obiettivo della raccolta di risorse economiche. La raccolta dei fondi deve divenire conseguenza e non fine. Se ci si ferma a questo, l’obiettivo viene soddisfatto nel breve probabilmente ma nel lungo prevede la rimessa in moto di tutta una serie di attività già percorse partendo da zero. Ennesima fatica, ennesimi errori, ennesimi risultati.
Per ridurre la prima, arginare i secondi e amplificare i terzi, occorre procedere per gradi, istruendosi e costruendosi le basi su cui poggiare poi le scelte e le azioni da compiere.
Vi deve essere un’armonia tra i fini proposti e le opportunità effettive. Va costruita una logica coerente che parta da una comunicazione di senso che appartenga all'Ente affinché i potenziali donatori possano riconoscerlo come credibile e, dunque, affidabile.
Assistiamo invece alla produzione di messaggi sensazionalistici, spesso pietistici, simili uno all’altro, con progetti senza distintività. Se guardi dentro, se approfondisci un po’, noti che mancano di sostanza. La buona volontà senza la sostanza è una cosa buona ma si esaurisce a questa. Altre volte, la sostanza si ferma all’apparenza: un bel vestito e magari un testimonial di grido (tema che varrebbe la pena approfondire quest'ultimo perché ritenuto troppo semplicisticamente – e a volte erroneamente – scorciatoia per arrivare presto all’obiettivo).
Va dunque costruito il proprio “Io” organizzativo, partendo dall’analisi di ciò che si è e dalle proprie aspettative di crescita, facendo i conti con la realtà e costruendosi le competenze per dotarsi degli strumenti più idonei atti ad accompagnare il proprio ente in un percorso che merita di essere vincente, data la fatica, l’impegno e gli obiettivi che si pone.
Ciò a cui punto, e che ha come obiettivo una solidità che vada crescendo con il tempo, è un approccio che rifletta sull'Ente e sulla sua complessità, per tirare fuori il meglio. Con esso, relazioni più durature; progetti più soddisfacenti; modi d’agire e di proporsi più consapevoli e orientati. Un approccio non semplice, certo, ma che non si esaurisce al mandato ma che si ponga degli obiettivi di stabilità che permettano il raggiungimento degli scopi previsti in Statuto.
Con il progetto formativo Startup Fundraising già dal 2016 ho messo a terra questo obiettivo, coinvolgendo professionisti del settore con medesimo approccio, in modo da costruire una proposta che favorisse l’acquisizione di un metodo, anche mentale, che partisse da un approccio olistico alla sostenibilità grazie all’uso di un buon fundraising che non può, ovvero, che essere integrato, cioè che integri e metabolizzi i diversi aspetti organizzativi, soft e hard. Il mio compito è darti le istruzioni per farlo, il resto dipende da te.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.