Welfare

Un appello per i bambini in carcere

Terre des Hommes e Bambinisenzasbarre chiedono l'approvazione del dl 1814 che metterebbe mamme e bambini in “Case Famiglie Protette” fino ai 10 anni di età

di Redazione

Terre des Hommes e Bambinisenzasbarre insieme per la campagna “Fuori i bambini dalle carceri italiane!”. Ancora oggi in Italia migliaia di donne sono costrette a vivere lontano dai propri figli, maggiori di 3 anni, perché rinchiuse in un carcere, mentre almeno un centinaio di loro crescono il proprio bambino dietro le mura di un istituto penitenziario, con la prospettiva di vederselo portare via al compimento del terzo anno d’età.

Terre des Hommes, organizzazione attiva da 50 anni nella difesa dei diritti dell’infanzia, e Bambinisenzasbarre, associazione impegnata da oltre un decennio nel sostegno, tutela e mantenimento della relazione genitoriale in detenzione, per la prima volta insieme, promuovono la Campagna “Fuori i bambini dalle Carceri italiane!”  e chiedono al Parlamento Italiano di approvare rapidamente la proposta di legge n. 18141 (proposta Bernardini) per accogliere bimbi e mamme detenute in Case Famiglia Protette.

“L’Italia oggi costringe decine di bambini a scontare una pena di cui non hanno colpa, rinchiusi in un carcere ed impone a migliaia di altri di crescere lontano dalla propria madre, perché detenuta, in palese violazione con la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, che invece vorrebbe sempre garantito e protetto il diritto del bambino a crescere con i propri genitori, sempre – dichiara Federica Giannotta, Responsabile Advocacy di Terre des hommes Italia.

Lia Sacerdote, Presidente dell’associazione Bambinisenzasbarre aggiunge alcuni dati: “La questione dei bambini detenuti con la mamma e di quelle migliaia che entrano ogni giorno in carcere per incontrare i propri genitori detenuti rappresenta un tema di salute pubblica e responsabilità sociale che coinvolge tutti e ci indica che la prigione non interessa solo chi sta dentro ma anche chi sta fuori. Sono 750mila infatti i bambini che entrano ogni giorno nelle carceri europee per incontrare i propri genitori detenuti, 75 mila ogni anno in Italia sono separati da un genitore (o da entrambi) perché detenuti, 4.500 nella sola Lombardia, secondo un rapporto Caritas, 2.500 secondo il Ministero di Giustizia”.

Benché infatti la legge n. 40/2001 – sulla carta – preveda il diritto alla detenzione domiciliare speciale per le mamme detenute già condannate, laddove sussistano talune condizioni (assenza di recidiva; non pericolosità; aver scontato almeno 1/3 della pena; disporre di un domicilio) , tali requisiti di fatto non ricorrono mai e rendono praticamente inaccessibile un’alternativa al carcere per la stragrande maggioranza delle detenute, soprattutto nella fase dell’attesa di giudizio. Molte di loro infatti non hanno un domicilio o sono ancora in attesa della pena definitiva o, ancora, hanno commesso reati per i quali c’è un pericolo di recidiva (ad es. legati all’uso, spaccio di droga, prostituzione).

Se il Disegno di legge n. 1814 (Proposta Bernardini) venisse approvato, finalmente si darebbe la possibilità sia alle madri che oggi sono in carcere con i propri bambini piccoli, sia a quelle che se lo sono viste portare via di vivere accanto ai propri figli in apposite “Case Famiglie Protette” almeno fino ai 10 anni di età. Nonostante il Disegno di legge n.1814 goda del consenso trasversale di tutte le forze politiche, è fermo dal 2008 in Commissione Giustizia della Camera, nel silenzio e nell’indifferenza generale. Terre des Hommes e Bambinisenzasbarre chiedono che riprenda al più presto l’iter di approvazione della legge.

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