Formazione

Un anno di scuola all’estero? Opportunità per muovere le menti

La consegna delle borse di studio di Intesa Sanpaolo agli studenti delle superiori che parteciperanno al programma di Fondazione Intercultura di scambio internazionale è stata l’occasione per ragionare di inclusione educativa e di internazionalizzazione delle scuole italiane. All’evento “Moving minds! Global education for the young people” le testimonianze dei giovani che hanno vissuto questa esperienza negli anni passati

di Antonietta Nembri

In oltre vent’anni di collaborazione tra Intesa Sanpaolo e Fondazione Intercultura sono stati oltre 800 studenti che, provenienti dall’Italia e dall’estero, hanno potuto partecipare ai programmi di studio in diversi Paesi del mondo e al termine del loro percorso non solo hanno potuto sperimentare un metodo di studio diverso, vivere un’esperienza all’altro capo del mondo (dall’India alla Thailandia, all’Uruguay…) o in un altro Paese europeo, padroneggiare una lingua straniera, ma soprattutto hanno potuto portare a casa quelle soft skills che, Elisa Zambito Marsala, responsabile di Social Development and University Relation di Intesa Sanpaolo al ha definito «molto importanti» anche in termini lavoro. L’occasione per parlare del valore inclusivo del progetto e dell'importanza dell'internazionalizzazione della scuola italiana, l’incontro dal titolo “Moving minds! Global education for the young people” al termine del quale sono state consegnate 19 borse di studio che permetteranno ad altrettanti studenti di frequentare all’estero il quarto anno delle superiori nell’anno scolastico 2023-24, grazie ai programmi internazionali di Intercultura.

Nell’aprire la tavola rotonda con Roberto Ruffino, segretario generale di Intercultura, Marcello Bettoni, membro dello Staff del presidente nazionale Anp, Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola e Davide Dattoli, founder & executive chairman di Talent Garden, Elisa Zambito Marsala (nella foto) ha sottolineato come «l’impegno per garantire ai giovani il diritto all’istruzione è per noi una priorità. Sostenere la possibilità di accesso agli studi e la scelta consapevole dei percorsi formativi da parte dei giovani significa prevenire l’abbandono scolastico e di conseguenza ridurre le disuguaglianze sociali». Inoltre, ha continuato: «Intesa Sanpaolo ha sempre mostrato una grande attenzione alla formazione dei giovani, allo sviluppo di competenze trasversali, al sostegno all’internazionalizzazione delle scuole, tutti strumenti che consentono ai ragazzi di adattarsi a un panorama lavorativo in continua trasformazione, impegno che condividiamo con il programma di Intercultura». Osservando poi come la nostra sia una società globalizzata sia necessaria, nelle giovani generazioni soprattutto «prendere consapevolezza dell’essere parte di un’unica comunità e l’esperienza internazionale aiuta a promuovere responsabilità sociale e la capacità di riconoscere il punto di vista dell’altro, favorisce competenze trasversali e la capacità di dialogo».

Prendendo la parola Ruffino, dopo aver ricordato come quella di Intercultura sia un’esperienza che nasce dopo il secondo conflitto mondiale, ha voluto ringraziare «Intesa Sanpaolo per aver rinnovato ancora una volta il proprio sostegno ai programmi di Intercultura. Siamo particolarmente orgogliosi di veder partire 19 ragazze e ragazzi per diverse destinazioni nel mondo. Il sostegno di Intesa Sanpaolo non è soltanto un beneficio importante per i ragazzi che avranno opportunità fondamentali per le loro future scelte professionali, ma è anche uno stimolo alla scuola italiana perché si internazionalizzi e si arricchisca dal confronto coi sistemi educativi di altri Paesi». Ruffino ha accennato anche al fatto che a livello europeo una commissione stia lavorando per far riconoscere l’anno di studio negli altri Paesi «solo noi e l’Austria al momento lo facciamo, in Francia per esempio, un giovane che ha studiato un anno all’estero rischia di dover rifare l’anno». Sulla validità dell’esperienza ha segnalato i risultati di una recente indagine Ipsos: il 70% dei giovani laureati, un terzo ha scelto una professione sociale e ben l’84% dichiarava di aver sempre trovato facilmente lavoro.

«State per vivere un’esperienza nel momento migliore per voi» ha detto Dattoli, rivolgendosi direttamente ai ragazzi presenti. Il quarto anno delle superiori, infatti, per Dattoli rappresenta il momento migliore per essere più permeabili «alla contaminazione. Del resto noi siamo cittadini del mondo ma non lo siamo nella formazione. Questa vostra esperienza vi permetterà di capire che la diversità è un estremo valore». Ha chiuso la tavola rotonda Bettoni, che da preside, ma soprattutto da genitore ha sottolineato come l’esperienza che i giovani stanno per fare servirà loro a crescere e «conquistare maggiore autonomia», tra i valori aggiunti di questa esperienza al di là della lingua, per Bettoni sono le soft skill.

Nella seconda parte dell’incontro sono intervenuti alcuni giovani che hanno fatto l’esperienza di Intercultura negli anni passati che hanno raccontato la bellezza di un’esperienza che li ha arricchiti dal punto di vista umano, culturale e di crescita personale. A chiudere gli interventi degli ex studenti di Intercultura Gabriele che tra il 2019 e il 2020 ha studiato in India che ha ricordato una frase che gli ripeteva il suo preside indiano: «Se ti senti troppo piccolo per cambiare il mondo, prova a dormire in una stanza chiusa con una zanzara».

In apertura un momento della tavola rotonda. Da sx Roberto Ruffino, Elisa Zambito Marsala, Valeria Ciardello (moderatrice), Marcello Bettoni e Davide Dattoli

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