Welfare

Un anno di legge 328 tra ritardi e difficolt

L’attuazione dei Piani sociali regionali zoppica. Le risorse non bastano. De Poli: «Nonostante tutto, è partito un grande rinnovamento dei servizi sociali per i cittadini»

di Benedetta Verrini

La legge quadro sull?assistenza compie un anno. Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 13 novembre 2000, la legge 328 era chiamata a cambiare il profilo del welfare italiano, coinvolgendo enti locali, volontariato e non profit a progettare una rete integrata dei servizi alla persona. A un anno di distanza sembra avere il fiato corto: molte Regioni non hanno ancora approvato i Piani sociali regionali, fondamentali per la programmazione degli interventi sul territorio. Altre sembrano aver sconfessato i suoi criteri ispiratori. «Siamo di fronte a una situazione a macchia di leopardo, preoccupante e di difficile soluzione» dice il segretario nazionale del Sindacato pensionati italiani-Cgil, Renato Bacconi. «Nonostante le farraginosità e i ritardi, la 328 ha dato un nuovo impulso alle politiche sociali nel nostro Paese», gli risponde Antonio De Poli, assessore alle Politiche sociali del Veneto e coordinatore del settore alla Conferenza Stato-Regioni. «Il bilancio sulla 328 è in rosso» dice Bacconi. «Il nuovo modello delineato dalla riforma stenta a decollare perché le diverse amministrazioni locali hanno sostanzialmente snobbato l?impianto della legge. Le Regioni amministrate dal centrodestra hanno un?altra filosofia di servizio, basata sulla politica dei bonus, spendibili dai cittadini presso qualsiasi ente erogatore convenzionato. Ne è un esempio il recente Piano socio sanitario della Lombardia, che sostanzialmente preferisce l?appalto dei servizi al privato rispetto alla costruzione di una rete integrata sul territorio. Le Regioni guidate dal centrosinistra, forti di una tradizione che già da anni seguiva l?impostazione della 328, si sono invece ripiegate nei loro standard operativi». Dopo l?entrata in vigore del Piano sociale nazionale (che ha disposto fondi per 3.500 mld), le Regioni sono state chiamate a dotarsi, entro 120 giorni, dei rispettivi piani regionali. Alcune di esse, come la Toscana, lo hanno già varato; altre, come il Veneto, stanno elaborando una legge quadro per le politiche sociali dove ha trovato posto anche il Piano dei servizi alla persona; altre si trovano ancora ai nastri di partenza. «Il fatto è che ogni Regione sta realizzando le proprie riforme secondo l?esperienza e le risorse che ha a disposizione» dice De Poli. «Ma, nonostante tutto, la 328 è stata un grande passo avanti e la recente stesura degli standard minimi di assistenza e dei livelli essenziali nel settore sanitario porteranno in tutto il Paese degli standard garantiti a tutti i cittadini». Oltre al problema dell?attuazione, per la 328 si pone già quello del reperimento dei fondi. «In Finanziaria sono state iscritte le stesse risorse dell?anno scorso» dice Bacconi. «Troppo poco per mettere in piedi tutti i servizi di sollievo e di protezione che dovrebbero essere realizzati. Ad esempio, il problema della non autosufficienza diventerà esplosivo, anche in relazione all?aumento della durata della vita, e il ministero del Welfare dovrebbe creare un fondo apposito».


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