Economia

Un anno di impresa sociale

Dall'endorsement di Josè Barroso dello scorso settembre al seminario in Parlamento del 3 ottobre. Passando per il confronto volontariato-cooperazione sociale e la nuova legge francese. La rassegna dei momenti cruciali degli ultimi 12 mesi

di Stefano Arduini

Settembre 2012-ottobre 2013. Che anno è stato per l'impresa sociale? Annus Horribilis o annus mirabili? Si intitolava così l'ultima sessione dell'XI workshop sull'impresa sociale di Iris Network che si è chiuso lo scorso fine settimana a Riva del Garda in cui Stefano Arduini nel suo intervento introduttivo ha presentato i momenti cruciali che hanno scandito questi mesi (in allegato potete scaricare le slides). Eccoli:


SETTEMBRE 2012. L’EUROPA ISSA LA BANDIERA DELL’IMPRESA SOCIALE
Con l’adozione del II Single Market Act dell’Unione europea viene definita la svolta di Bruxelles nella direzione dell’imprenditoria sociale concepita come leva programmatica dello sviluppo e della crescita. Il presidente della Commissione Josè Barroso si espreme in prima persona: «Le imprese sociali possono rappresentare un fattore di cambiamento molto forte, per produrre risultati migliori per il bene comune. Per dimostrare che è possibile fare le cose in modo più responsabile e più equo, pur continuando ad avere successo nel mercato. E per diventare un vero motore di crescita nell’Ue. L’Europa non deve semplicemente partecipare a questi cambiamenti, l’Europa deve avervi un ruolo di primo piano». Nel frattempo all’interno della Commissione nasce il Geces, un sottogruppo europeo composto da esperti internazionali sull’impresa sociale con il compito di promuovere questo strumento in tutto il Continente.  


AUTUNNO 2012: MONTI DRACULA
Mentre in Europa soffia il vento dell’impresa sociale, da noi il governo dei tecnici di Monti in pieno dibattito pre-finanziaria per fare cassa picchia duro proprio sull’impresa sociale: dopo aver chiuso l’Agenzia del Terzo Settore, rinvia sine die la legge di stabilizzazione del 5 per mille, fa saltare il bando annuale per il servizio civile, vara una riforma del Lavoro (poi in una certa misura corretta da Giovannini) che stringe il cappio intorno al collo delle non profit, mentre il governo nelle stesse settimane vara una legislazione agevolata e più leggera per le start-up a vocazione sociale (decreto cresci-italia bis), prova ad aumentare il costo fiscali delle donazioni e dulcis in fundo vara l’aumento dal 4 al 10% dell’iva sui servizi socio-sanitari offerti dalle cooperative sociali, che ad oggi scatterà col primo gennaio 2014


DICEMBRE 2012: L’IMBOSCATA
Da alcuni è stata così definita la proposta di emendamento alla legge di Stabilità firmata dai senatori Paolo Tancredi del Pdl e Giovanni Legnini del Pd che avrebbe modificato la legge 155. Di fatto le spa e le srl riconosciute imprese sociali avrebbero potuto distribuire utili ai soci. Apriti cielo. Il mondo cooperativo parla di “colpo di mano” e si appella all’ “inammissibilità dell’emendamento in quanto non attinente alla legge di stabilità. Risultato: l’emendamento finisce su un binario morto. Ma da quel momento in poi il tema della riforma della legge sull’impresa sociale irrompe nel dibattito pubblico (la Uman Foundation di Giovanna Melandri, proposta fisco zero per le imprese sociali di Pellegrino Capaldo, Lorenzo Sacconi-EconomEtica  e la cooperativizzazione della provincia di Milano).


GENNAIO 2013. LA CONVERSIONE DI DAVOS
L’annual meeting del 2013 ospita un numero mai visto di imprenditori sociali nel ruolo di "architetti" del dinamismo resiliente, per la loro capacità di coniugare la missione sociale con la finanza sostenibile. Nel frattempo in Gran Bretagna Cameron sperimenta Social Impact Bonds e negli Stati uniti di Obama vengono i Pay for Success Bonds Obiettivo: raccogliere finanziamenti privati da destinare alla realizzazione di progetti di pubblica utilità, affidati ad organizzazioni non profit, (in Italia qualche mese fa Ubi e Cgm hanno lanciato un progetto simile la cui scadenza per la richiesta di finanziamenti è fissata per la fine di ottobre).


FEBBRAIO 2013. SORPRESA AL SEGGIO: I COOPERATORI DI BASE SONO GRILLINI
Mentre l’impresa sociale varca la soglia del salotto buono del capitalismo mondiale, in Italia si entra in campagna elettorale. La politica fatica a trovare facce presentabili e si rivolge al mondo dell’economia civile. Mai come lo scorso febbraio il non profit è stato presente nelle liste dei candidati. Qualcuno rimarrà deluso, altri no. L’ex portavoce del Forum e numero uno delle Acli Andrea Olivero si trasferisce armi e bagagli in Scelta civica con l’ex dracula Monti. Al timone del Forum lo sostituisce Pietro Barbieri della Fish. La portavoce dell’Unhcr Italia Laura Boldrini “conquista” la poltrona di presidente della Camera. Si costituisce l’Intergruppo sul Terzo Settore e si ricostituisce quello per la Sussidiarietà. Ma la vera sorpresa sono i grillini. Nelle cui fila sono molti gli attivisti e i cooperatori e imprenditori sociali di base.
Intanto lungo lo stivale da Reggio Calabria a Napoli, dal Piemonte al Veneto si moltiplicano le proteste contro i tagli al welfare locale. Gli amministratori locali sono alla canna del gas. Ma in campagna elettorale praticamente non se ne parla.


FEBBRAIO-MARZO 2013. VOLONTARIATO E COOPSOCIALI AI FERRI CORTI
La partecipazione agli appalti è aperta anche alle organizzazioni di volontariato? Una sentenza del consiglio di stato di tre mesi prima (sentenza del 23 gennaio 2013 n. 387) sembra stabilire che la partecipazione alle procedure di gara di appalto non è preclusa alle associazioni di volontariato: l’assenza di fine di lucro non è infatti motivo di per sè ostativo. La pensano diversamente le cooperative sociali che dopo l’uscita della notizia su Vita.it per con il loro portavoce Giuseppe Guerini precisano che che non è così in quanto la sentenza si riferisce a un singolo caso. Prime a reagire sono l’ente di volontariato più antico, le Misericordie, secondo cui «non solo per i giudici italiani, ma anche per quelli europei anche il volontariato può partecipare a procedure di gara per l’affidamento di servizi che siano compatibili con lo scopo sociale». Nessuno molla. Il dibattito prosegue per un paio di mesi.


MARZO 2013. IL REGOLAMENTO EUROPEO
Il Parlamento e il Consiglio europeo varano la norma sull’utilizzo dell’European Social Entrepreneurship Fund, il fondo europeo per l’impresa sociale (regolamento Ue n.346/2013). Di particolare interesse la parte relativa agli strumenti di misurazione dell’impatto sociale. Questo sarà necessariamente nei prossimi passaggi uno dei punti dirimenti della discussione sull’impresa sociale. E a questo proposito va segnalato che in Italia la Bocconi attraverso il Cresv- Center for research on sustainability and value e in particolare Clodia Vurro e Francesco Perrini sta introducendo in Italia il Social return on investment (Sroi), il metodo più diffuso a livello internazionale. Tornando al fondo europeo, da rilevare comunque che ad oggi in Italia non esiste ancora un veicolo giuridico-finanziario che permetta l’accesso a questo Fondo.

MAGGIO 2013. LE 6 SCUOLE DELL’IMPRESA SOCIALE
Vita dedica la copertina ai 100 innovatori under 35 che stanno cambiando l’Italia e in un focus specifico prova a delineare gli orientamenti delle scuole di pensiero dell’impresa sociale italiana. Lungo l’asse capitalizzazione-mutualismo si va dagli aziendalisti ai cooperativisti passando per innovatori sociali, imprenditori del volontariato, yunusiani ed economisti del civile. Il servizio accende la rete e la notizia rimane per settimane in testa alla classifica dei più cliccati di vita.it


GIUGNO 2013. RISOLUZIONE TOIA SUL CONTRIBUTO DELLE COOP CONTRO LA CRISI
Il Parlamento europeo approva una risoluzione sulla base di un importante rapporto redatto da Patrizia Toia, eurodeputata Pd e vicepresidente dei Socialisti e Democratici (S&D) in cui si impegna l’Unione europea a sostenere con adeguati fondi il settore cooperativo, che rappresenta una potente leva di sviluppo economico. Oggi nell’Ue si contano 160mila imprese cooperative in cui lavorano 5,4 milioni di persone, contribuendo in media al 5% del Pil degli Stati membri. La risoluzione approvata dall'Europarlamento chiede alla Commissione europea e ai Paesi membri di sostenere con norme specifiche il modello imprenditoriale cooperativo in tutti i settori, anche attraverso la concessione di fondi della Banca europea degli investimenti (Bei). Una maggiore presenza della struttura cooperativa nel tessuto economico permetterà di resistere meglio a future crisi. Venendo in Italia secondo il Censis dal 2007, a fronte di un calo dell’1,2% dell’occupazione complessiva e del 2,3% nelle imprese, gli occupati nelle cooperative sono aumentati appunto dell’8%, e a fare da traino alla crescita dell’occupazione sono state le cooperative sociali, con un boom di addetti nel periodo 2007-2011 (+17,3%), proseguito nel 2012 (+4,3%).


LUGLIO 2013. IL CENSIMENTO: UN BOOM MOLTO AMARO
A metà mese viene presentato la rilevazione Istat sui numero del Terzo Settore. Il risultato è strabiliante: in 12 anni le onp sono cresciute del 28% e oggi sono 301.191. Un fenomeno imponente che però va letto con attenzione. Il boom è coinciso con un altro dato altrettanto importante: l’esternalizzazione dei servizi della pubblica amministrazione. Nel frattempo poco o nulla è stato fatto sul versante legislativo (5 per mille, riforma del codice civile), su quello dell’accesso al credito e della liquidazione dei circa 7 mld di euro che il settore dell’economia civile vanta nei confronti della pubblica amministrazione.    


LUGLIO 2013: LA FRANCIA DESTATALIZZA L’ECONOMIA SOCIALE
Il giorno 24 i ministri francesi dell’economia e il ministro delegato per l’economia sociale e solidale rendono pubblica una proposta di legge per una nuova regolamentazione della materia intorno a tre principi:

  1.     Una finalità sociale che vada oltre il solo vantaggio dei beneficiari.
  2.     Ridistribuzione cappata degli ultili d’impresa
  3.     Governance democratica e partecipata.

Da notare che il testo prevede che anche le società commerciali che vorranno definirsi ESS lo potranno fare senza lungaggini burocratiche con la semplice iscrizione a un registro, permettendo naturalmente i controlli ex post.  
Nelle stessi giorni a Londra esce il nuovo rapporto di Social Enterprise UK. Attualmente sono circa 1 milione le persone occupate nelle 70 mila imprese sociali del Regno Unito. In Italia formalmente le imprese sociali sono circa 800.


OTTTOBRE 2013: LE 5 IDEE PER RIFORMARE LA LEGGE VANNO IN PARLAMENTO
Su Vita esce una proposta di riforma della legge 155 su cinque punti cruciali: governance, inclusione lavorativa, leve fiscali, redistribuzione degli utili, settori di intervento. Il 3 ottobre queste stesse proposte animeranno un seminario parlamentare sulla riforma proprio del decreto legislativo 155/06 organizzato da Vita e Make a change.  
 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA