Le Giornate sono alla decima edizione. E quest’anno mettono
a tema le nuove forme economiche necessarie per andare
oltre la crisi. Come i mercati di utilità sociale Saranno dedicate alla «economia del ben-essere» le prossime giornate di Bertinoro (8-9 ottobre) e con ogni probabilità registreranno (con una certa soddisfazione) l’inserimento del trattino in quello che semplicisticamente veniva definito – anni fa – «benessere». «Un trattino che fa riferimento alla differenza tra welfare e well-being e nel quale è implicita una critica ai criteri di misurazione del Pil. Una critica peraltro non nuova», premette Stefano Zamagni che presiede il comitato scientifico di Aiccon.
Vita: Perché non nuova?
Stefano Zamagni: Perché il paradosso della felicità è stato scoperto in America nel 1974. Scoprire che nei nostri sistemi la ricchezza aumenta ma che cresce anche l’indice di infelicità significa che non c’è più correlazione fra i due. Viene meno la legittimazione sociale di un modello di sviluppo. Come si fa a chiedere a dei giovani di impegnarsi a essere più produttivi, più competitivi, se avviene che alla fine siano più infelici?
Vita: Che fare?
Zamagni: Alcuni come Latouche propongono la decrescita: se la crescita non genera più felicità, allora decresciamo e avremo maggiore felicità. La seconda posizione è quella degli scettici più o meno incalliti, convinti che la felicità tornerà a crescere superata la crisi attuale. La terza proposta è quella che avanziamo in queste giornate: l’economia civile come via di superamento del paradosso senza rinunciare allo sviluppo.
Vita: E come?
Zamagni: Ci sono tre condizioni. Primo: rendere pluralistico il mercato facendo in modo che in esso possano operare imprese diverse da quella classica di tipo capitalistico. Imprese diverse sono attraenti per persone che hanno motivazioni diverse. Secondo: far sì che a queste imprese civili sia garantito l’accesso ai finanziamenti. Ecco perché la seconda sessione si intitola «Dar credito alla fiducia». Ed è il motivo per cui sostengo la Borsa sociale, per la quale gli studi di fattibilità sono finiti: ora serve una decisione politica.
Vita: La terza condizione?
Zamagni: Dare vita a strutture di welfare che utilizzano i soggetti della società civile per complementare il welfare pubblico. Ormai sappiamo che quest’ultimo non è più sufficiente a soddisfare i livelli essenziali di assistenza sanitaria. Dobbiamo mobilitare i soggetti della società civile. Facendo partire i cosiddetti mercati di qualità sociale, che sono una struttura di mercato utile per raggiungere fini di utilità sociale.
Vita: Cosa vuol dire concretamente?
Zamagni: Le faccio due esempi. A Cesena è nata una fondazione, Cesena solidale, partecipata da 54 imprese private: metà cooperative e metà di tipo capitalistico, e gestirà servizi della sanità leggera e del secondo welfare. Il secondo: alcune fondazioni di origine bancaria, fra cui il Monte di Bologna, hanno dato vita a progetti basati sul buono-lavoro. Serviranno alle famiglie a basso e medio reddito per ottenere servizi alla casa e ai bisogni fondamentali, a sostenere le Pmi e a far emergere il reddito nascosto.
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