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Sostenibilità

Un algoritmo in aiuto delle aziende agricole

Siccità, ondate di calore, anticipi nella fioritura dei frutteti, gelate tardive. Sono solo alcune delle conseguenze più evidenti del cambiamento climatico. Il progetto Life Ada, guidato da UnipolSai, sostiene gli agricoltori e le organizzazioni di produttori in tre filiere agroalimentari (Parmigiano Reggiano; vino; frutta e verdura), con l’obiettivo di fornire loro le conoscenze sugli scenari climatici e sulla gestione dei rischi connessi

di Sabina Pignataro

Siccità, ondate di calore, anticipi nella fioritura dei frutteti gelate tardive.  Sono solo alcune delle conseguenze più evidenti del cambiamento climatico. E se è vero che tutti, a livello globale, ne soffriamo, c’è un settore, quello dell’agricoltura, che lo subisce in maniera specifica.

«Mi occupo di agricoltura da trent’anni e ho visto il mondo cambiare. Oggi è impensabile che un professionista di un’azienda agricola non tenga conto del cambiamento climatico nella programmazione delle sue attività imprenditoriali, piccole o grandi che siano». A raccontarlo è Cristian Maretti, Presidente Legacoop Agroalimentare, Associazione Nazionale delle Cooperative Agroitticoalimentari per lo Sviluppo Rurale e Costiero.
«La corretta gestione dell’acqua a uso irriguo, la riduzione delle perdite in approvvigionamento, la scelta di colture meno idroesigenti o più adatte a resistere al cambiamento climatico, la disponibilità di servizi climatici per la previsione delle richieste irrigue, sono e saranno elementi fondamentali negli anni a venire».

Oggi è impensabile che un professionista di un’azienda agricola non tenga conto del cambiamento climatico nella programmazione delle sue attività imprenditoriali

Cristian Maretti, Presidente Legacoop Agroalimentare

Seimila agricoltori, quattro regioni

Un progetto europeo sul tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici, di cui Legacoop Agroalimentare Nord Italia fa parte, ha l’obiettivo di poter coinvolgere 6mila agricoltori nelle quattro regioni Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Lazio di tre filiere agroalimentari, quella lattiero-casearia, vitivinicola e ortofrutticola. Ma gli obiettivi a livello nazionale sono ancora più ambiziosi con una platea potenziale di oltre 240mila aziende agricole.

Il progetto di cui UnipolSai è capofila si chiama Life Ada – ADaptation in Agriculture ed è finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del bando europeo LIFE. Vi hanno partecipato altri partner come ARPAE Emilia-Romagna, Cia–Agricoltori Italiani, CREA Politiche e Bioeconomia, Festambiente, Legacoop Agroalimentare Nord Italia, Leithà e Regione Emilia-Romagna.

«Il principale obiettivo del progetto, che si avvia ad una fase conclusiva è stato quello di migliorare la capacità degli agricoltori di affrontare i rischi climatici attuali e futuri», chiarisce Maretti. «Ad esempio, in Emilia Romagna negli ultimi tre anni abbiamo avuto tre gelate tardive che hanno rovinato il 40% della produzione. E’ quindi indispensabile ormai che il responsabile di un’azienda agricola o di una intera filiera – come nel caso di organizzazioni di produttori, cooperative e consorzi – abbiano strumenti adeguati e conoscenze che li supportino nella definizione di piani di produzione che tengano conto dei cambiamenti climatici, garantendo nel lungo periodo la sostenibilità e la qualità delle produzioni».

Un algoritmo in aiuto delle aziende agricole

Lo studio degli impatti del cambiamento climatico futuro sul settore agricolo è complesso poiché implica analisi che devono tenere in conto molteplici fattori e le loro interazioni.

Durante il progetto, gli agricoltori e gli operatori del settore attraverso un software hanno accesso a specifici algoritmi che evidenziano i rischi attuali e futuri legate alle principali variabili meteoclimatiche a cui è esposto il fruitore, suggerendo i possibili interventi che si possono mettere in atto per farvi fronte.

ADA Tool – così si chiama la webapp – è uno strumento semplice, immediato e gratuito per capire a quali pericoli atmosferici è esposta l’azienda agricola e quali possono essere le azioni da applicare per prevenire i danni.

L’impatto sulla filiera vitivinicola

L’incremento delle temperature e dei periodi siccitosi potrebbe dunque produrre effetti negativi sulla filiera vitivinicola non solo in base alle aree geografiche ma anche alla tipologia di vitigno: incremento della necessità di irrigazioni di soccorso (per tutti i vitigni), possibili ripercussioni negative sul profilo aromatico (per i vitigni a bacca bianca) e varie conseguenze legate al ciclo fenologico, come l’anticipo del germogliamento, con incremento del rischio di danni in caso di gelate primaverili, l’anticipo della maturazione tecnologica (zuccheri e acidità) che rischia di non essere in sincronia con lo sviluppo dei composti fenolici e l’anticipo della vendemmia, che può risultare problematico per la gestione delle operazioni di cantina con temperature elevate.

Mentre per l’uva a bacca nera il rischio più elevato è legato alla necessità di maggiori interventi irrigui per evitare l’avvizzimento delle bacche, per le uve bianche il rischio climatico comprende anche la perdita di vocazionalità territoriale determinata dal peggioramento delle caratteristiche organolettiche tipiche dei vini prodotti da queste varietà, dovuto agli effetti delle ondate di calore.

«Se invece consideriamo la Filiera del Parmigiano-Reggiano, prosegue Maretti -la  conservazione di questo prodotto di eccellenza gastronomica dipenderà dalla possibilità di avere una maggiore disponibilità di apporti idrici e un incremento nell’efficienza dell’irrigazione, considerando che negli anni a più elevata richiesta irrigua si assiste anche a una maggiore competizione tra settori».

Un altro esempio sulla filiera ortofrutticola è quello del riguarda la raccolta del kiwi e del pomodoro: attualmente le condizioni climatiche medie sono ancora favorevoli per un idoneo sviluppo della coltura, esistono però alcuni rischi climatici che possono creare danni alla coltura, come le ondate di calore.

«Un aumento delle temperature ha conseguenze sulla qualità del prodotto trasformato poiché può determinare un’alterazione della qualità del prodotto stesso. E non è detto che in futuro anche gli agricoltori si troveranno davanti prodotti dal sapore diverso, come conseguenza dei cambiamenti climatici».

L’obiettivo finale del progetto sostenuto da UnipolSai è quello di mantenere l’assicurabilità degli agricoltori a lungo termine, nonostante l’aumento dei rischi catastrofici e sistemici.

Nel lungo periodo, inoltre, alcuni impatti previsti di Life Ada sono la riduzione dell’1% delle emissioni di CO2, del 2% delle emissioni di NH3, del 5% di consumo di acqua, del 5% di consumo di energia, oltre ad un miglioramento del 3% della resilienza degli abitanti alle inondazioni e un aumento del 17% della gestione sostenibile delle aree agricole nei tre anni di progetto.

Le immagini sono del progetto Life Ada – ADaptation in Agriculture


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