Economia

Un aiuto cattolico alla Guinea islamica

L’operazione Cei sul debito. Roma segue i vescovi e rinuncia sino al 2004 agli interessi sui crediti al Paese africano. I soldi finanzieranno progetti sociali per la popolazione

di Angelo Ferrari

Non si parla più di remissione del debito. Non se ne parla perché ora è diventata una realtà. Il 22 ottobre 2001, per la Guinea è iniziata un?era nuova grazie all?accordo siglato tra i governi italiano e guineano. Gli scettici ora devono tacere. Con questo accordo, l?Italia ha annullato gli interessi sul suo credito alla Guinea, il Paese africano tra i più poveri del mondo, da qui al 2004: si tratta di circa 14,6 milioni di dollari. E questi sono solo gli interessi italiani, poi ci sono quelli che la Guinea è costretta a pagare ad altri Paesi, Russia compresa. Trenta miliardi di lire possono sembrare pochi, ma non è così. Basta guardare i numeri che definiscono la povertà del Paese africano. Tra i 191 Paesi con il minor indice di sviluppo, la Guinea figura al 156° posto. Il reddito pro capite, per gli oltre 7 milioni di abitanti, è di 490 dollari all?anno. Il 40,3 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà assoluta, il 13 per cento addirittura al di sotto di quella estrema. Ma non finisce qui. L?accesso ai servizi sanitari è disponibile solo per il 40 per cento della popolazione, 129 bambini su mille muoiono entro il primo anno di vita, 197 non superano il quinto. Si tratta di dati migliori rispetto a quelli del 1970, rispettivamente 197 e 345 che però, confrontati con il dato italiano di 6 bambini che perdono la vita prima di compiere i cinque anni, rivelano una situazione drammatica. La mortalità per parto tocca la cifra di 660 madri ogni 100mila nascite, tra le più alte al mondo. Di fronte a queste cifre, i 14,6 milioni di dollari di interessi italiani sembrano scomparire, ma non è così. Questi soldi non finiscono nel nulla, non vengono cancellati, non viene ?tirata? una riga rossa sul bilancio dello Stato. Grazie all?accordo tra Conferenza episcopale italiana e governo della Guinea, è stato infatti creato un fondo di contropartita (in cui quest?ultimo verserà il 10 per cento degli interessi condonati e la Cei circa 13 dei 34 miliardi di lire raccolti nell?anno giubilare) che verrà utilizzato per finanziare progetti di sviluppo. «Questo è senza dubbio un primo passo», sottolinea Riccardo Moro, responsabile per la Cei della campagna di remissione del debito. «L?Italia, infatti, cancella gli interessi a qui al 2004 per arrivare, in quell?anno, alla cancellazione dell?intero capitale, circa 47 milioni di dollari». Questo dipenderà dalla capacità della Guinea di tradurre i miliardi condonati in progetti di sviluppo, progetti che inizieranno nei primi mesi del 2002, un po? in ritardo sui tempi che la Cei si era data. Ma questo è dipeso, essenzialmente, dal ritardo con il quale è stato approvato il regolamento attuativo della legge italiana sulla remissione del debito e dal fatto che ogni accordo bilaterale è subordinato alle decisioni del Club di Parigi in tema di remissione. «L?elemento nuovo», spiega Moro, «a fronte di qualche limite, è il fatto che la firma di questo accordo è il frutto di un percorso democratico che ha coinvolto davvero la società civile della Guinea. I villaggi si sono riuniti, seguendo anche la loro tradizione, per rispondere al questionario». Al Nord del mondo, dunque, si è chiesto di cancellare il debito, ma al Sud si chiede di usare bene il denaro. Un comitato guineano ha lavorato per oltre un anno per individuare le priorità, i bisogni più urgenti, la fattibilità dei progetti, le aere geografiche del Paese che necessitavano di un intervento più urgente. La maggior parte dei progetti,perciò, saranno concentrati in due regioni rurali, quella di Kankan e di Nzérékoré. L?intervento integrato si muove su quattro linee: educazione-scuola, sanità, formazione professionale, microcredito. L?obiettivo, dunque, è quello di rafforzare la copertura dei servizi pubblici, andare là dove lo Stato non riesce ad arrivare, ma anche, per esempio, consentire ai contadini di riunirsi in cooperativa per mettere in comune il raccolto, creare le scorte di sementi e determinarne il prezzo. Inoltre, si intende dare ai giovani, attraverso la formazione professionale, gli strumenti per cimentarsi direttamente in attività produttive. A livello nazionale, poi, i progetti riguardano la riqualificazione professionale degli insegnanti e del personale sanitario. La supervisone e l?attuazione del programma sono affidate a un comitato di gestione e di controllo responsabile dell?amministrazione del fondo di contropartita. Il comitato è composto da sette persone: un rappresentante della Cei, un rappresentante del governo, due della conferenza episcopale guineana e tre rappresentanti della società civile. Nelle zone di Kankan e Nzérékoré, vengono costituiti anche due staff tecnici per seguire sul territorio l?attività del comitato e far giungere questi investimenti direttamente alla popolazione. Abitanti: 7.613.870 (stima luglio 2001) Superficie: 245.857 kmq Capitale: Conakry Lingua ufficiale: francese Moneta: Franco guineano Attesa di vita: 46 anni Mortalità (sotto 1 anno): 129? Religioni: – Musulmani 85% – Cristiani 8% – Animisti 7% Indicatori economici: – Pnl 8,9 miliardi di dollari – Pnl pro capite 1.174 $ l?anno Classifica: 156° su 191 Paesi


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