Politica
Un action plan per mettere a valor comune il Terzo settore e l’economia sociale
L'appello rivolto al presidente del consiglio Giuseppe Conte è stato siglato da diverse decine di alte personalità del sociale e del Terzo settore: «Le risorse, anche se copiose, senza idee per utilizzarle strategicamente finiscono disperse in rivoli. E anche le energie rischiano di essere frustrate se mancano gli strumenti e il tempo per trasformarle in forza di cambiamento»
di Redazione
UN ACTION PLAN NAZIONALE PER TRACCIARE LA STRATEGIA CON CUI RENDERE IL TERZO SETTORE E L’ECONOMIA SOCIALE PARTE INTEGRANTE DEL PERCORSO DI RILANCIO DEL PAESE
I cento giorni della pandemia hanno inferto al corpo della società italiana una ferita che per rimarginarsi richiederà tempo, molte risorse e nuove energie. Preso singolarmente, nessuno di questi tre elementi è risolutivo. Il tempo, di per sé, può essere sprecato senza una visione lungimirante accompagnata dagli strumenti per realizzarla. Le risorse, anche se copiose, senza idee per utilizzarle strategicamente finiscono disperse in rivoli. E anche le energie rischiano di essere frustrate se mancano gli strumenti e il tempo per trasformarle in forza di cambiamento.
A fronte di questo scenario, ci rivolgiamo al Presidente del Consiglio dei Ministri in quanto crediamo che tra le energie indispensabili nella fase del rilancio post Covid-19 quelle del Terzo settore e dell’economia sociale debbano svolgere un ruolo fondamentale, non sostitutivo ma integrativo di quello delle imprese private e delle amministrazioni pubbliche, e in una prospettiva non di breve termine.
Non parliamo, solo, di riconoscere il contributo del Terzo settore nella gestione dell’emergenza, attraverso i volontari della protezione civile, le associazioni che hanno curato la distribuzione di viveri e generi di prima necessità, le cooperative sociali che hanno garantito i servizi nei luoghi più esposti al contagio, e molto altro ancora. O del contributo, più in generale, che le organizzazioni dell’economia sociale garantiscono all’economia italiana nel suo complesso, operando trasversalmente in tutti i settori e dando lavoro a più di un milione e mezzo di persone.
Parliamo del futuro che ci aspetta, delle nuove attività da sviluppare, dei posti di lavoro che andranno a sostituire quelli persi e che potranno essere creati nel settore della cura e dell’assistenza, nel rafforzamento del sistema sanitario soprattutto nella sua componente territoriale, nei servizi educativi e culturali, nella manutenzione del territorio e nella rivitalizzazione di centri minori e delle aree marginali, nella produzione in forma collettiva di energia da fonti alternative, nello sviluppo di un turismo locale sostenibile, e in molti altri ambiti che oggi neppure immaginiamo. Posti di lavoro declinati in gran parte al femminile e aperti anche a cittadini in condizioni di fragilità, creati da organizzazioni che da almeno due decenni – e in particolare dopo la crisi del 2008 – costituiscono, in termini sia di crescita del valore aggiunto e propensione all’investimento che di creazione di posti di lavoro, uno dei comparti più dinamici del nostro Paese. Parliamo della necessità di uno sviluppo economico che non neghi i valori sociali, ma anzi da questi tragga forza. Valori che sono costitutivi delle organizzazioni del Terzo settore e dell’economia sociale e di cui esse sono tra i principali promotori.
Perché dopo la crisi sanitaria e quella economica, dovremo impegnarci per evitare una crisi sociale dalle conseguenze devastanti.
In questi mesi il Governo non ha trascurato il Terzo settore e le organizzazioni dell’economia sociale. Nei provvedimenti per la ripresa economica si è tenuto conto di questi attori importanti della vita nazionale. Proprio per questo – come operatori, studiosi, cittadini – chiediamo un ulteriore passo, più ambizioso. Serve uscire dalla logica dei singoli interventi e tracciare anche per queste organizzazioni una linea di azione complessiva, ancorata a riferimenti chiari sui soggetti da coinvolgere e su tutti i possibili ambiti di attività e dotata di risorse adeguate a progettare uno sviluppo di lunga durata.
Abbiamo un’occasione, anzi due. In Europa sta prendendo forma un grande programma per dare forza al cosiddetto “pilastro sociale” dell’Unione, finora trascurato. Nei prossimi mesi la Commissione europea, dopo una consultazione ampia, darà luce a un Action plan per l’Economia Sociale, determinante per la programmazione comunitaria 2021-2027. In quella cornice verranno definiti obiettivi, strumenti e risorse per rafforzare il contributo allo sviluppo economico e sociale europeo del non profit, delle imprese sociali, dell’associazionismo, della filantropia e di tutte le organizzazioni che affondano le loro radici nell’esperienza collettiva. L’Italia deve fare altrettanto: si doti di un Action Plan nazionale per tracciare la strategia con cui rendere il Terzo settore e l’economia sociale parte integrante del percorso di rilancio del Paese. Definisca le linee verso cui indirizzare risorse ed energie per sfruttare tutto il potenziale che le organizzazioni non profit e dell’economia sociale possono mettere a disposizione dell’interesse generale. Lo costruisca con una consultazione ampia tra tutti coloro che possono portare un contributo come ha deciso di fare la Commissione europea. Una consultazione che potrebbe opportunamente prendere avvio anche da una ricomposizione dei numerosi contributi e spunti emersi in questi mesi sul tema.
La seconda opportunità viene dal programma straordinario Next Generation EU e da tutti gli strumenti che la Commissione europea sta mettendo in campo per affrontare la crisi scatenata da Covid-19. L’indicazione che viene dall’Europa è che queste ingenti risorse servono non solo a far ripartire l’economia ma anche a irrobustire la coesione sociale. Ci sono specifiche azioni, come REACT-EU, pensate proprio a questo scopo. Quindi, al Presidente del Consiglio chiediamo che il Piano di azione per il Terzo settore e l’economia sociale venga finanziato con una quota non marginale delle risorse straordinarie e ordinarie che nei prossimi mesi verranno destinate all’Italia.
Serve un allineamento tra tempo, risorse ed energie. Serve un’azione di largo respiro e con uno sguardo lungo. Nessuna delle questioni che oggi siamo chiamati ad affrontare ha probabilità di essere risolta senza questa prospettiva e senza il contributo del Terzo settore e dell’economia sociale. È essenziale però che questo contributo non resti sotto il suo potenziale o vada disperso in mille frammenti. Perciò servono un Piano di azione nazionale e gli strumenti per realizzarlo.
L'elenco dei firmatari
Amendola Adalgiso | Università degli Studi di Salerno, Cattedra “Antonio Genovesi” di Economia Civile
Arena Gregorio | Presidente Labsus
Argiolas Giuseppe | Rettore Istituto Universitario Sophia (Firenze)
Barbetta Gian Paolo | Università Cattolica del Sacro Cuore
Bianchi Donatella | Presidente WWF Italia
Bobba Luigi | Presidente di Terzjus, ex sottosegretario al Ministero del Lavoro
Bonacina Riccardo |Founder and editorial coordinator VITA
Borgomeo Carlo | Presidente Fondazione Con il Sud
Borzaga Carlo | Presidente Euricse
Bruni Luigino | Università di Roma LUMSA
Calderini Mario | Politecnico di Milano
Chiappero Martinetti Enrica | Università degli Studi di Pavia
Colombo Gherardo | Ex magistrato, presidente Casa Editrice Garzanti
Consiglio Stefano | Università di Napoli Federico II
Cotturri Giuseppe | Università degli Studi di Bari
De Bortoli Ferruccio | Presidente Vidas
De Luca Cristina | Presidente IPRS
Destefanis Sergio Pietro | Università degli Studi di Salerno
Fantozzi Pietro | Università della Calabria
Ferrera Maurizio | Università degli Studi di Milano
Fici Antonio | Università del Molise
Francesca Manolita | Università del Salento
Giugni Lilia | Centre for Social Innovation, Cambridge Judge Business School
Gori Cristiano | Università degli Studi di Trento
Grandori Anna | Università Bocconi
Gui Benedetto | Istituto Universitario Sophia (Firenze)
Guzzetti Giuseppe | Già presidente Fondazione Cariplo, già presidente ACRI
Maffettone Sebastiano | Università Luiss Guido Carli
Maino Franca | Università degli Studi di Milano, Direttrice del Laboratorio Percorsi di secondo welfare
Manes Vincenzo | Presidente Fondazione Italia Sociale
Marocchi Gianfranco | Direttore rivista Impresa Sociale, vicedirettore Welforum
Marzocchi Franco | Presidente Aiccon
Massari Monica | Università degli Studi di Milano
Miniaci Raffaele | Università degli Studi di Brescia, presidente Centro Studi Socialis
Morganti Marco | Responsabile Impact Gruppo Intesa Sanpaolo
Mosca Michele | Università degli Studi di Napoli Federico II
Musella Marco | Presidente Iris Network, Università di Napoli Federico II
Negri Zamagni Vera | Università degli Studi di Bologna, vicepresidente CEFA
Paini Francesca | Giornalista e cooperatrice sociale
Perali Federico | Università degli Studi di Verona
Porcari Serena | Presidente Dynamo Academy
Provasi Giancarlo | Università degli Studi di Brescia
Razzano Renzo | CSV Lazio
Reina Rocco | Università della Magna Grecia di Catanzaro
Sacconi Lorenzo | Università degli Studi di Milano, direttore EconomEtica
Salvatori Gianluca | Segretario generale Euricse, segretario generale Fondazione Italia Sociale
Scalvini Felice | Presidente Assifero
Schenkel Marina | Università degli Studi di Udine
Sepio Vittorio | Segretario generale Terzjus
Trotta Annarita | Università della Magna Grecia di Catanzaro
Luigi Vallet | presidente Fondazione Comunitaria della Valle d'Aosta
Venturini Alessandra | Università degli Studi di Torino, Ex-vicedirettore Migration Policy Centre (MPC)
Zamagni Stefano | Presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali, Università di Bologna
Per informazioni e contatti: euricse@euricse.eu
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