Non profit
un abito nuovo al giorno? Si può. Senza comprarlo
L'ultima tendenza consapevole è il vestito a noleggio
Non lavi, non stiri, non cuci. Ma ogni giorno indossi un abito diverso. Senza estenuanti maratone da shopping compulsivo e soprattutto senza pesare sull’ambiente. Nell’Italia che arranca, ma non rinuncia allo stile, la modellista Vittoria Bono, insieme alla figlia Valentina Rovetta, ha trovato la formula per salvare look e portafoglio: si chiama eGo, acronimo di «ecologico guardaroba organizzato», ed è la terza via, tutta italiana, fra l’abito a noleggio, cui si ricorre una tantum, e le più diffuse mode inglesi – dress sharing e dress crossing – per scambiarsi vestiti senza spendere una fortuna. «È un servizio di “rent-à-porter” che fornisce abiti da giorno, uno diverso per ogni dì, attraverso l’utilizzo condiviso di un fornito guardaroba», spiega Rovetta. «Ma soprattutto è un modo nuovo di intendere la filiera della moda, lungo l’intero ciclo vitale: dalla progettazione delle collezioni alla produzione, dalla manutenzione dei capi al loro smaltimento».
Dopo il successo riscosso a Brescia, dove la formula è stata lanciata poco più di un anno fa conquistando un centinaio di fedelissime, il servizio sbarca oggi a Milano e guarda al franchising per l’espansione in tutta la Penisola. «Inserendo, magari, linee uomo e bambino». Come funziona è presto detto: pagando un abbonamento annuale di 170 euro e una quota mensile di 130, le clienti hanno diritto di scegliere sette capi a settimana tra 120 modelli diversi, nelle taglie dalla 40 alla 48. «Prima dell’inizio stagione», prosegue Rovetta, «presentiamo alle iscritte un campionario di vestiti disegnati da Vittoria. I modelli che più incontrano il loro gusto, vengono realizzati da Fasson e poi messi a disposizione». Tocca poi alle signore selezionare, in base alle esigenze, lo stile più adeguato: glam, dandy, folk, ma anche classico e romantico, casual, sportivo e perfino tecnico. «Alla riconsegna, ogni capo viene lavato e stirato in lavanderia con trattamento ecologico e, a fine stagione, venduto per soli 10 euro».
Una proposta pratica, dunque, per concedersi un look alternativo – senza per questo sottoporre l’armadio di casa alla costipazione da acquisto emotivo – ma un po’ diversa dalla comproprietà del dress sharing, lo shopping griffato “in cooperativa” sulla base di una cassa comune, e ancor più lontana dalle formule di rental dress oggi in voga nelle metropoli europee, dove il noleggio eccezionale riguarda costosi abiti da sera e da cerimonia. Esempi? Il celebre One Stand Night di Londra, che da vent’anni affitta abbigliamento e accessori haute couture a prezzi accessibili, o la boutique parigina Quidam de Revel, dove il vintage è di rigore.
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