Cultura

Un’università popolare per la scienza del cibo

Sloow Food lancia una scuola del gusto in tutta Italia. Un master strutturato in 20 corsi e 80 lezioni. Per capire i segreti degli alimenti tradizionali della nostra cucina

di Giampaolo Cerri

A scuola di parmigiano reggiano, a lezione di aceto balsamico, full immersion nell?olio extravergine. Se è vero che l?enogastronomia è cultura, perché non insegnarla. Ci ha pensato Slow Food, antesignana dell?associazionismo di settore, che lancia un vero e proprio master, il ?primo e più grande?, assicurano da Brà (Cuneo), sede centrale dei volontari del gusto. «Si tratta del più grande, completo e innovativo ciclo di corsi in ambito agroalimentare mai sperimentato», assicurano.
«Siamo partiti quest?anno in primavera con quattordici seminari per formare i nostri docenti e nel 2002», spiega Sebastiano Sardo, responsabile del ?Master of food?, «miriamo ad avere più di 8mila allievi nel nostro progetto di educazione alimentare».

Una cultura gastronomica
Tre o quattro lezioni per tema, un costo che va dai 75 ai 110 euro per corso (ma quando si stappano le bottiglie il prezzo può raddoppiare) l?idea è quella di creare una sorta di ?università popolare? del gusto.
Si studieranno l?olio e l?ortofrutta, il pesce e i salumi, ma non si pensi a un?infarinatura, a una facile rassegna di prodotti e leccornie. Fra le materia insegnate c?è, ad esempio, ?Il mondo degli Spiriti (distillati e alcoolati)?, così come ?Scienza e tecnologia dell?alimentazione?. Non manca neppure un approfondimento su ?Spezie, aromi e aceto? e un poderoso ?Storia e cultura della gastronomia?. Tanto per capire: carne e formaggi, due veri e propri universi culinari, sono suddivisi in due corsi per ognuno: c?è infatti un primo e un secondo livello per entrambi. Si poteva pensare di esaurire in un colpo solo l?universo delle lombatine o delle costate? Era immaginabile, spiegare d?un botto Taleggio e Pecorino romano, Gorgonzola e Bagos? Evidentemente no, pena lo scadimento didattico dell?iniziativa.

Impegno triennale
Sono previsti 20 corsi tematici, complessivamente circa 80 lezioni teorico pratiche, strutturate in maniera da ricalcare gli ormai celebri Laboratori del gusto, autentico marchio di fabbrica Slow Food, ampliandoli con un?introduzione storica e scientifica.
Volendo, si potrà frequentare anche un solo corso, ma per diventare ?Master of food? con tanto di diploma bisognerà aver seguito tutti i corsi previsti dal programma con un impegno previsto di tre anni. Le lezioni si svolgeranno nelle maggiori città italiane e presso le 350 ?condotte del movimento?, in modo da coprire integralmente l?intero territorio nazionale.
In cattedra esperti, produttori, ristoratori. E tanta, tanta pratica. Dietro l?iniziativa oltre a due sponsor ufficiali, Grana Padano e Wind, ci sono infatti 120 aziende che sostengono i corsi con prodotti, ma anche con visite guidate. Cultura gastronomica al tempo dell?ogm: «C?è bisogno di dare risposte a una grande domanda di informazioni nel mondo dei consumi, non solo alimentari», spiega il vicepresidente Giacomo Mojoli, «e questo significa che dobbiamo alzare anche la qualità dell?informazione».
Una modo intelligente per prendere le distanza dalla guerra delle guide d?autore, attualmente imperante: «Basta con le forchette e i cappellini, con le guide che danno i voti ai ristoranti, ma non parlano della qualità dei prodotti che usano», s?infervora Mojoli. «Ditemi quale guida dedica spazio alla frutta, alle verdure, al tipo di carne o di pane che si trova a tavola?». Come dargli torto?
Insomma, saranno le associazioni a salvare la cucina italiana: portando la gente a scuola. Pardon, all?università.

Info: www.slowfood.it

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