Economia

Un’esperienza “polacca” nella bassa lombarda. Mantova, cioè Varsavia.

Si chiamano Kristina, Danuta, Boguslava. Hanno più di 40 anni, marito e figli in Polonia. Arrivate in Italia per fare le infermiere, hanno incontrato il consorzio SolCo.

di Francesco Agresti

«Dopo il 1989 ci sono stati molti cambiamenti, forse troppi. Anzi no, troppi no, forse solo troppo in fretta: prima, tutto per tutti; dopo, ognuno per sé». Gli occhi sono la cosa che colpisce di più di queste donne: cerulei e malinconici. Anna, Kristina, Danuta, Boguslava si raccontano sul filo della tristezza. «Noi siamo fortunate, anche se alla nostra età è dura ricominciare da zero, lasciare la famiglia, i figli, il marito a migliaia di chilometri di distanza, sentirli solo una volta a settimana e solo per pochi secondi, gli altri giorni solo sms». Renata, in particolare, ha gli occhi umidi: ha da poco saputo di essere diventata nonna, e lei è qui a Mantova, dove è arrivata insieme a quelle che ora sono diventate le sue amiche, per fare l?infermiera. Come le altre. Eccola qui, la Polonia cooperativa in Italia. Ha il volto chiaro di queste donne forti, dai cognomi farciti di consonanti, impronunciabili per noi. Lavorano per il consorzio Sol.Co. (Solidarietà e Cooperazione) della città lombarda, si occupano di assistenza agli anziani e ai disabili in due diverse residenze. Vivono insieme in un appartamento al primo piano di una palazzina di una zona residenziale. «L?affitto ce lo tolgono direttamente dalla busta paga», dice a malincuore una di loro. E si danno un gran da fare. «In cooperativa lavoriamo solo sette ore, troppo poco no?, così stiamo tutte cercando un altro lavoro». Lavorare è un chiodo fisso, nella loro vita in Italia non c?è spazio per molto altro: «In Polonia le nostre famiglie si sostengono con quello che mandiamo su ogni mese», dicono.
Quando ci lasciamo scappare che c?è una compagnia low cost che copre la tratta Milano-Varsavia sgranano gli occhi, si segnano su un pezzo di carta nome e indirizzo web: «L?ultima volta ci sono volute 24 ore per tornare a casa, in Austria siamo stati sorpresi da un tempesta di neve, non è stato piacevole», dice Kristina. Per molte la storia che le ha portate in Italia è iniziata con un annuncio sul giornale: cercasi infermiere. «In Polonia lo stipendio medio è di 200-250 euro al mese, qui riusciamo a guadagnare mille euro ma la vita è molto costosa», aggiunge Boguslava. Presentata la domanda, sono state selezionate, hanno seguito un corso di formazione e sono rimaste in attesa della chiamata, attesa che per alcune di loro è stato un supplizio: «Non passava giorno senza aspettare con trepidazione l?arrivo del postino o una telefonata», dicono all?unisono. Ora hanno un contratto di due anni, qualcuna di loro era stata già in Italia per lavorare come badante o come colf, «ma è stato 10 anni fa», dice Anna. I sogni sono quelli di ogni mamma: il pensiero corre subito ai figli per i quali sperano che il futuro abbia in serbo un destino migliore del loro. Qualcuno spera di poterli far venire in Italia. «Mio figlio», dice Kristina, «vorrebbe iscriversi all?università di Bologna», altre sperano invece che possano trovare una buona occupazione in Polonia dove tutte, confessano, hanno una gran voglia di tornare. Sui figli meglio non andare oltre. Difficilmente riuscirebbero a trattenere le lacrime.

Info: www.solcomantova.it

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