Volontariato

Un’apocalisse quotidiana

Sette giorni di sciopero proclamati a Repubblica, una crisi senza fine al manifesto, grane quotidiane per l’Unità. La stampa di (centro)sinistra, nonostante sia “al governo”...

di Ettore Colombo

Sette giorni di sciopero proclamati a Repubblica, una crisi senza fine al manifesto, grane quotidiane per l?Unità. La stampa di (centro)sinistra, nonostante sia ?al governo? (o forse proprio per questo) non si sente per niente bene. All?Unità, dove l?editore Marcucci ventila da mesi un piano editoriale di tagli e ristrutturazioni e dove si parla apertamente di un destino, in vista della nascita del Pd, che dovrebbe vedere il suo rimpicciolimento e la fusione con l?ancora più piccola Europa, ogni giorno ha la sua pena. Lunedì 16 titolano, in modo asettico, «Telecom, Berlusconi e Colaninno insieme», il giorno dopo a diversi editoriali tocca prendere le distanze dal piano mefistotelico e attaccare il Cavaliere. Quanto a Fassino, in vista di un congresso dove ha già i guai suoi, ci pensa a sbertucciarlo Staino in un inserto satirico che vuole ricordare Cuore. Al manifesto la crisi è nera: tagli agli stipendi, già minimi, cassa integrazione a rotazione e prepensionamenti non bastano più a far uscire il giornale dallo stato di crisi proclamato a dicembre, senza dire che la campagna abbonamenti è andata malissimo. I due direttori uscenti, poi riconfermati, Gabriele Polo e Mariuccia Ciotta, hanno presentato un nuovo piano editoriale (quello vecchio non piaceva a nessuno) ma ottenendo solo il 62% dei voti dell?assemblea. Ma non ci sono progetti industriali credibili. E le divisioni tra le varie famiglie sono ormai laceranti. Infine, a Repubblica lo scontro in atto ha qualcosa di epocale: sette giorni di sciopero proclamati all?impronta dal cdr, dopo l?infuocata assemblea di redazione di lunedì 16 e nella settimana clou dei congressi di Ds e Margherita. Chi non è in acque agitate per ragioni sindacali, lo è per altri motivi: il Corriere della sera continua nella sua epocale emorragia di copie, con una direzione che sembra paralizzata dalla sindrome della crisi. Non vorremmo che da qui a qualche anno non ci restasse che Libero

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