Cultura

Un’apocalisse con l’aria condizionata

Una formidabile invettiva di Rem Koolhas

di Giuseppe Frangi

Rem Koolhas
Junkspace
Quodlibet, pp. 120, euro 13,50

Che cos?è lo Junkspace? Nulla di strano: è semplicemente la modernità nella quale ci troviamo immersi. Se lo traduciamo in italiano, lascia pochi spazi all?aulicità: è lo ?spazio spazzatura?. «Se lo space-junk (spazzatura spaziale) sono i detriti umani che ingombrano l?universo, il junkspace (spazio spazzatura) è il residuo che l?umanità lascia sul pianeta»: niente meglio delle parole stesse dell?autore possono farci capire quale sia la questione sul tappeto: cioè noi, neo barbari dell?ultramodernità.

L?autore di questo formidabile e travolgente libretto è uno degli architetti più famosi del mondo, l?olandese Rem Koolhas. Quindi, come architetto, è un artefice di nuovo ?spazio? per vivere. Il suo è perciò un occhio esperto, e per questo irresistibilmente corrosivo.

Per 50 pagine (il resto del libro raccoglie altre due sue conferenze), con un linguaggio scatenato Koolhas ci costringe all?esercizio più semplice: spalancare gli occhi e guardare le cose normali nella loro architettura insostenibile. Perché il Junkspace sembra un?aberrazione e invece «è l?essenza, è ciò che conta…». è «sempre interno, così esteso che raramente se ne possono percepire i limiti; promuove il disorientamento con ogni mezzo (specchi, eco, superfici lucide)». è condizionato, nel senso che «l?aria condizionata è il medium invisibile e quindi inosservato che ha davvero condizionato l?architettura». è stato descritto come uno spazio di flussi «ma è una definizione impropria». In realtà è una ragnatela senza ragno; per quanto sia un?architettura delle masse, in esso ogni traiettoria è rigorosamente unica». è un luogo dove ci si muove in modo risoluto e senza meta; dove ogni materializzazione è provvisoria.

Koolhas affonda il bisturi della sua coscienza di architetto dentro questo magma sfavillante e informe della modernità. Trova metafore e immagini folgoranti per la verità con cui si applicano a tante costruzioni che la quotidianità ci offre. Lui stesso affascinato e poi nella riga successiva furioso. Divertito (lo Junkspace «è come essere condannati a un bagno perpetuo in una Jacuzzi con un milione dei tuoi migliori amici») e subito dopo terrorizzato.

A lettura finita, la sensazione è quella di aver subito un elettrochoc, capace di risvegliare neuroni intorpiditi. Perché come scrive Koolhas lo «Junkspace è la tirannia dell?inconsapevole». Luogo dove non sappiamo pretendendo però di sapere. Pasolini, se ci fosse, sottoscriverebbe.

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