Voltare lo sguardo dall’altra parte. L’accordo UE-Turchia è umiliante secondo il Cardinale Parolin. Io lo definirei decadente. Almeno questa volta Matteo e gli altri leader europei ci hanno risparmiato aggettivi come “storico” e “epocale”: il fatto che esista ancora un pò di pudore nelle capitali europee è forse l’unico segno positivo dell’intera vicenda.
Purtroppo, però, questo accordo è storico ed epocale, ma in un senso affatto diverso rispetto a quello twitteristico della politica nostrana. Questo accordo mostra la strada senza uscita che l’Europa ha imboccato. E la debolezza estrema dell’intera costruzione. Un Continente con 500 milioni di abitanti e con il PIL più elevato al mondo non riesce a gestire un problema, grave ma tutto sommato limitato, ai propri confini. E per farlo si affida ad un paese, come la Turchia che degli alti ideali sparati a colpi di tweet non sa cosa farsene. Anche perché Twitter, lì, funziona un giorno sì e uno no.
Cosa faremo quando si dovesse palesare ai nostri confini una minaccia ancora più grave? Useremo l’oro di Bisanzio per comprarci i favori di qualche tribù mercenaria che risolva i problemi in nostra vece? E quanto durerà questo oro?
Con il nostro PIL e le nostre aziende potremmo ricostruire tutto il NordAfrica. Abbiamo la BCE che stampa 60 miliardi di euro (tra poco 80 miliardi di euro) al mese per rivitalizzare un’economia europea esangue. E nonostante tutta questa liquidità le banche non prestano e le aziende non prendono. Gli economisti parlano di usare questi soldi per scavare buche e farle riempire. Per avere un’idea dello spreco di risorse e della mancanza di fantasia dei leader europei, basterebbe confrontare gli 80 miliardi di euro al mese spesi da Draghi con i seguenti dati: il GDP del Libano era paria a 44 mld di dollari nel 2013 (fonte Economist, Pocket World in Figures, ed 2016); Tunisia 47 miliardi di euro; Libia 74 mld; Marocco 103,8 mld; Algeria 210 mld; Egitto 272 mld. Il GDP della Siria, già devastata dalla guerra, era di 35,2 mld di euro. insomma, con dieci mesi di Quantitative Easing, l’Europa potrebbe sommergere il Nord Africa con strade, ponti, ferrovie, mutande, coperte, pasta e tutte quelle altre “merci” prodotte da aziende europee che Draghi vorrebbe, senza successo, che gli europei comprassero ma di cui invece sono saturi.
Ad aggiungere la beffa al danno, l’Europa si premura che la Turchia applichi gli stessi standard nel contenimento degli immigrati. Il che suona parecchio buffo se pensiamo che la Turchia è da anni in corsa per entrare a far parte del Mercato Unico ed è membro della NATO. Una lista dettagliata di qualche decina di specifiche tecniche, come se si trattasse di regolamentare la curvatura delle banane o la lunghezza delle cozze. In questo modo la Turchia potrà essere considerato paese “sicuro” dagli avvocati dell’Alta Corte dei Diritti Umani e si potranno erigere muri sulla rotta balcanica per rimandare indietro i migranti indesiderati.
Il fatto che si sia fuori dai confini europei, consentirà di voltare lo sguardo dall’altra parte? La realpolitik europea fa fare agli altri fuori dal nostro territorio quello che i nostri leader vorrebbero fare ma l’opinione pubblica non glielo consentirebbe mai. Un’ipocrisia come quella di Guantanamo, con la differenza che lì almeno i carcerieri e le strutture sono americane. E quindi un minimo di responsabilità se la tengono, gli americani. Noi europei no. Noi siamo la culla della civiltà democratica. Noi siamo nati dall’abbattimento di un muro. Noi le mani le facciamo sporcare agli altri.
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