Cultura
Umbria,lutopia è solo per le pietre
Se la ricostruzione in Umbria si nutrisse di parole, tutti i terremotati avrebbero da tempo una casa.
Se la ricostruzione in Umbria si nutrisse di parole, tutti i terremotati avrebbero da tempo una casa. Faceva impressione leggere le cronache del restauro-record (16 mesi) della basilica di San Francesco ad Assisi. Dei tanti, illustri celebranti – prima fra tutti il ministro Giovanna Melandri, e poi il presidente Ciampi con signora, e ancora Visco, Jervolino, Veltroni, Franco Barberi e il cardinale Sodano nel ruolo di comparsa – non ce n?è stato uno che si sia dimenticato di dire la frase di rito, la parola d?ordine della giornata: «E adesso pensiamo anche a ricostruire le case». Dopo due anni, una frase del genere era tanto grottesca da apparire davvero l?ultima cosa da dire. Eppure.
Ma come, ?adesso? penseremo anche alle case? Ma come, ?il più è fatto?, quando invece per una basilica rimessa a nuovo con 34 miliardi di finanziamenti, ci sono più di 9100 persone ancora nei container 650 case rase al suolo? Parole, parole, parole. Le stesse che hanno illuso per due anni i terremotati, a cui era stato solennemente promesso: per il 2000 tutti a casa. «Abbiamo aperto il grande cantiere Utopia», ha avuto il coraggio di proclamare dal pulpito il ministro Melandri, senza mostrare neppure un accenno di imbarazzo. E come avrebbe potuto, lei che era appena tornata da un altro restauro, quello del duomo di Orvieto, che durava da 12 anni e che improvvisamente è finito, forse anche grazie al provvidenziale inserimento del comune di Orvieto nella fascia B dei centri terremotati, quella che seppur con meno urgenza dà diritto a ricevere cospicui finanziamenti per una ricostruzione che di fatto non esiste (ad Orvieto non è crollato nulla, container non ce ne sono). Ma una volta detta la parola d?ordine, il lasciapassare dell?inaugurazione, la festa poteva ben incominciare.
Una festa a cui i terremotati umbri non hanno partecipato. Sono 2314 i beni culturali e artistici della regione danneggiati dal sisma del 1997, e ci vorranno più di 2700 miliardi per recuperarli, stando alle stime del commissario Bracalente. Un?inezia se si pensa che invece per ricostruire case, edifici pubblici e attività produttive (circa 26.300) la stima dei quattrini necessari è di 12 mila miliardi (ma le associazioni umbre parlano del doppio). Eppure la situazione della ricostruzione è questa: in Umbria è aperto un solo cantiere per la ricostruzione pesante (un condominio crollato a Gualdo Tadino), mentre i cantieri per il recupero dei beni artistici sono 310, di cui 38 hanno già concluso i lavori.
Eppure nessuno si è vergognato né di partecipare né di officiare né tantomeno di raccontare quel restauro di regime, quell?operazione letteralmente di facciata ( già che c?erano hanno ripulito anche quella della basilica) buona per turisti, albergatori e ministri innamorati dell?utopia. Forse l?unica verità l?hanno sussurrata le clarisse di Nocera Umbra, anche loro ospiti di una struttura provvisoria, che hanno sommessamente ricordato come «San Francesco avrebbe prima pensato alle case e poi all?arte». Forse perché San Francesco più che l?utopia aveva a cuore la realtà. Una frase che ha smosso anche il Vaticano: il ministro per i Beni culturali della Santa Sede, monsignor Marchisano, ha subito fatto sapere di aver chiesto personalmente a Ciampi di affrettare la ricostruzione; e il vescovo di Assisi Goretti ha denunciato: «La mia gente è stata illusa e ora è esasperata». Finalmente qualcuno se ne accorge.
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