Politica

Umberto Veronesi? Un uomo sfortunato/2

di Riccardo Bonacina

Veronesi, a margine di una conferenza per presentare la sua iniziativa “The future of science” ha detto: «L’amore omosessuale è quello più puro. In quello eterosessuale, una persona direbbe “io ti amo non perché amo te, ma perché in te ho trovato la persona con cui fare un figlio”. Nell’amore omosessuale invece non accade: si dice “amo te perché mi sei vicino, il tuo pensiero, la tua sensibilità e i sentimenti sono più vicini ai mieì”». Sarei tentato di non commentare un pensiero così povero, ancor peggio che debole, ma ogni volta che Umebrto Veronesi si esprime su questi temi capitali, mi prende una vera umana compassione, uno struggimento verso un modo così triste di vivere la vita. Ma è possibile che Veronesi non abbia, giunto alla venerabile età di 87 anni, provato altro nella vita che l’alternativa tra questi due tristi amori: ti amo perchè ho trovato la persona con cui fare un figlio, oppure, ti amo perchè tu mi sei vicino e mi assomigli? Ma che tristezza! Non posso credere che Veronesi non abbia sperimentato ciò che di più bello c’è nell’amore, quello dello sperdimento di sè nell’altro, dello scioglimento, potremmo dire, che è vero atto generativo. L’uscita dai sè e da se stesso in un abbraccio tenerissimo e amorevole che origina e genera una nuova storia, un nuovo inizio. È questo esodo da se stessi, altro che la somiglianza e la comunanza di interessi o l’interesse, la grandezza dell’amore e ciò che permette di fare esperienza dell’essere padri e prima ancora dell’essere figli.

E poi, di che purità parla Veronesi, quella della pulizia dai liquidi organici? No, se stiamo ai dati di realtà che interessano eterosessuali e omosessuali. La purità dal godimento? Anche qui no, ovviamente. La purità è nello sperdimento che attraversa ogni liquido e ogni godere per farti scoprire che il tuo io sta nel dire e nell’affermare l’altro da te, il tu dell’amata e dell’amato. La purità sta nella gratuità di  questa riconosciuta dipendenza dell’io da un altro. Per  questo il mio grande amico e maestro Giovanni Testori, omosessuale, diceva che il segno della creaturalità, l’impronta, l’orma del Creatore, stava proprio lì dentro lo sperma e l’atto del pro-creare. E Testori, già nel 1983 avvertiva in un testo grandissimo, il Post Hamlet (Bur), di come il potere avrebbe fatto di tutto per togliere all’uomo il diritto e la libertà d’amore e, diciamolo con buona pace di Veronesi, di scopata.

dal Post Hamlet, parla il Totem Re

Niente/ mi fa più schifo/ di questo segno umano./Un giorno,/ nel mio Regno/ l’ignobile liquido/ ch’io ststesso/ in me/ devo ancora sopportare,/ non sarà più degno./ Esisterà/ la linfa nuova/ da me creata/ e dai supremi miei laboratori;/ esisterà,/ ma artificiale./ Non marcirà più;/ non più si infetterà./ Non darà più gioia/ né dolore./ Non darà più amore./ Come l’intero d’ogni corpo/ al Potere soltanto/ obbedirà./ Circolerà/ e d’esistere cesserà/ al comando;/ quando il decreto/ lo deciderà

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