Famiglia

Uman.a onlus, dalla cura al prendersi cura

I vent'anni dell'associazione occasione per un bilancio nell'hospice "Casa Claudia Galli"

di Antonietta Nembri

Riflettere su quanto si è fatto e cercare di individuare quale contributo si è dato alla cura, ma soprattutto al prendersi cura dei pazienti oncologici. E vent’anni di attività sono una prospettiva ottimale dalla quale guardare. È questo il punto di partenza per Alberto Scanni, primario emerito dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano e presidente onorario dell’associazione Progetto oncologia Uman.a onlus, sorta proprio vent’anni fa con l’obiettivo di umanizzare l’assistenza oncologica.
Fiore all’occhiello dell’associazione è l’Hospice “Casa Claudia Galli”, realizzato nel 2003, grazie a donazioni private, e donato dall’associazione all’Ospedale Fatebenefratelli Oftalmico, dove si trova all’interno dell’unità operativa di oncologia. Solidarietà e accoglienza sono le parole chiave alle quale Alberto Scanni accosta il termine «sussidiarietà nobile». «Quando si parla di sussidiarietà si intende il pubblico e il privato insieme che offrono un buon prodotto, ma un conto è parlare di un privato accreditato, un altro è usare il termine sussidiarietà accostato alla solidarietà e non va mai dimenticato che gli ospedali sorsero secoli fa con l’obiettivo di aiutare i malati in modo oblativo» spiega Scanni che ha colto l’occasione del ventennale dell’associazione per presentare due decenni di attività.

«È la prima volta che presentiamo un bilancio sociale» ha esordito sottolineando la necessità «di comunicare le cose che si fanno per migliorare il sistema generale». Uman.a onlus è un’associazione che aiuta l’ospedale Fatebenefratelli e si proietta fuori «i benefici sono per tutta la città di Milano. Abbiamo iniziato con l’assistenza domiciliare e poi grazie alle donazioni abbiamo costruito l’Hospice». Dal 2006 l’assistenza domiciliare è rimborsata dalla Regione Lombardia, ma sono veramente tante le attività che l’associazione realizza grazie alle donazione e al contributo di volontari, circa 25: dall’accoglienza dei pazienti, all’informazione, alle borse di studio, all’acquisto di attrezzature mediche per la divisione di oncologia medica. «Il denominatore comune di tutte le nostre attività è la gratuità attraverso la quale collaboriamo al bene comune». In questa direzione c’è anche la formazione per le badanti, come ha spiegato Edoarda Manfredini, volontaria dell’associazione, «il corso è gratuito ed è fatto dall’associazione, dai medici e da chi si occupa di assistenza domiciliare. L’obiettivo è quello di far sì che queste figure che fanno compagnia al malato oncologico a casa non siano sprovvedute di fronte a una persona che ha esigenze diverse rispetto a una persona sì anziana, ma sana. In pratica forniamo quelle conoscenze che premettono alle bandanti di conoscere quali sono i limiti entro i quali possono operare e le informazioni per gestire la loro presenza sapendola correlare con l’équipe che segue il malato». Dal 2009 sono state formate 120 badanti, nell’ultimo corso erano presenti oltre 30 studenti per lo più stranieri.
«Da quest’anno abbiamo attivato anche un corso di formazione per infermieri già laureati per formarli all’assistenza domiciliare, a differenza dei master il nostro corso è gratuito», aggiunge Alberto Scanni. L’associazione da alcuni anni nel finanzia borse di studio e progetti di ricerca «le onlus devono fare ricerca» sottolinea ricordando che proprio in queste settimane è stata presentata una ricerca sulla terapia del dolore a Chicago in occasione del congresso dell’Asco (American Society of Clinical Oncology) finanziata dall’associazione. Nel prossimo ottobre sarà anche realizzato un convegno a Milano sul tema “Uso della parola in oncologia e non” che puntualizzerà il valore della comunicazione.

Tirando le somme, vent’anni di attività, hanno visto l’associazione impegnare una cifra che sfiora i 2 milioni e 400mila euro, circa la metà rappresentata dall’impegno per la costruzione dell’Hospice “Casa Claudia Galli” ben 1 milione e 145mila 928 euro. «Nel 2001 un amico, un ingegnere che aveva fatto fortuna attraverso un brevetto internazionale  mi consegnò un assegno di 25 milioni di lire che decisi di mettere da parte per favorire la realizzazione dell’hospice» ricorda Scanni. «Sapendo della mia volontà questa persona mi di disse di non preoccuparmi, che questo era solo l’inizio e che egli avrebbe organizzato una cordata per aiutarci a raccoglierne altri. Nel giro di un mese furono raccolti più di un 1 miliardo e mezzo di vecchie lire. Dopo solo 15 – 20 giorni un giovane imprenditore mi consegnò un’ulteriore donazione di mezzo miliardo di vecchie lire. Con 2 miliardi  di donazioni ad hoc per il progetto mi recai dall’amministrazione dell’ospedale Fatebenefratelli, chiedendo la disponibilità di un’area dell’ospedale da adibire ad hospice che volevo essere integrato nel complesso ospedaliero» e dall’autunno del 2003, primo hospice realizzato in una struttura pubblica milanese, la “Casa Claudia Galli” è operativa e da allora ha ospitato 902 pazienti.

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