Cultura

Ultrà non vuol dire mostro

Bisogna arrivare come in Germania e in Inghilterra a promuovere un coordinamento nazionale dei tifosi che tratti con le istituzioni. Ci sarà il coraggio di farlo?

di Pasquale Coccia

Poche ore dopo la morte di Gabriele Sandri, grazie a una felpa con il cappuccio, le scarpe da ginnastica e un berretto scuro, mi sono trovato dentro il corteo degli ultrà che domenica pomeriggio 11 novembre da San Siro muoveva fino alla sede Rai di Milano. Quei ragazzi tra i 15 e i 22 anni con sciarpe dell?Inter, della Lazio e della Sampdoria gridavano a ritmo da stadio. Mentre gli ultrà ritmavano e battevano le mani, ci siamo chiesti che cosa si potesse fare, e nessuno mai fa, per evitare altri Raciti e Gabriele, soprattutto come evitare che possa esserci una prossima vita spezzata.

Giornalisti cosa combinate?
Il fenomeno ultrà In Italia è stato a lungo sottovalutato sia culturalmente sia socialmente: ignorato o ghettizzato, a volte criminalizzato a seconda del momento e dell?opportunità. Da lunedì 12 novembre, l?informazione della carta stampata e radiotelevisiva ha sparato titoli in prima pagina fino all?accusa di terrorismo verso gli ultrà, tutto in nome di più copie da vendere e maggiore audience. Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a un?informazione sempre più irresponsabile e superficiale nei confronti del fenomeno ultrà, mai è stato fatto un tentativo di approfondire quel mondo difficile e a tratti torbido, ma anche con una grande forza di aggregazione per i giovani, tra le poche in Italia.Abbiamo visto spesso, in questi anni, giornalisti della carta stampata e televisivi pagati a peso d?oro, passare con troppa facilità, e a volte anche nel giro di qualche ora, dagli studi delle tv private a quelli delle trasmissioni sportive più popolari della tv di Stato, soffiare sul fuoco della contrapposizione, fomentando ostilità tra le varie tifoserie, preannunciando gare a rischio e scontri tra ultrà inesistenti. A tanti di loro piace mettere gli spilli rossi o neri sulla cartina dell?Italia, dividere tutto in ultrà di destra e di sinistra e vedere regie politiche dietro le quinte.

Ad esempio, all?estero
Quello degli ultrà è un terreno difficile e minato, che non ammette trattazioni superficiali. Per esempio sarebbe necessario favorire un coordinamento nazionale dei gruppi ultrà, riconosciuto dalle istituzioni, in primis il ministero degli Interni, come avviene in Olanda con Eurosupport, in Germania con Koordinationstalle Fanproject e Inghilterra con la potente organizzazione dei tifosi Football Supporter Association, che possa gestire le situazioni di emergenza insieme alle forze dell?ordine, senza lasciare il tutto in mano a sparuti gruppi, che sfruttano certe situazioni per fomentare disordini o scontri tra ultrà.È importante riconoscere gli ultrà come fenomeno di aggregazione giovanile, perciò sarebbe opportuno includerlo nelle rappresentanze istituzionali, e dare vita a un vero osservatorio del mondo ultrà presso il ministero delle Politiche giovanili e dello Sport. Invece Giovanna Melandri di questi tempi sembra più occupata a frequentare i salotti televisivi. Parlare, ascoltare le loro esigenze, cercare insieme a loro le soluzioni migliori, soprattutto nelle situazioni difficili, è quanto bisognerebbe fare, ma si preferisce la via più breve: demonizzarli. Come hanno fatto con i rom.

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