Economia

Uk: per le CIC nuove norme per incoraggiare gli investimenti

Dalla loro fondazione le Community Interest Companies lavorano tra difficoltà finanziarie e alte percentuali di insuccesso. Due modifiche ai tetti restrittivi potrebbero però avere un impatto decisivo sul loro successo futuro

di Redazione

Fin dalla loro creazione nel 2004, le cosiddette Community Interest Companies (CIC), le imprese sociali britanniche, hanno lavorato in un clima di difficoltà finanziaria ed elevate percentuali di insuccesso. Ad affermarlo è il rapporto pubblicato dall’ente regolatore delle CIC. 

Quest'anno l’ente regolatore, si aspetta di sciogliere circa 1000  Community Interest Companies (CICs). La maggior parte di queste sono sul mercato da meno di tre anni e hanno identificato nella mancanza di investimenti, il motivo principale del proprio fallimento. Sono questi i dati presentati dall’ente regolatore delle CIC in risposta ad una recente consultazione, pubblicata questa settimana, sulle modifiche ai tetti massimi dei dividendi e della partecipazione  nelle Community Interest Companies.

Operando a metà tra il business e il cambiamento sociale, le cosiddette CIC sono società a responsabilità limitata che esercitano un’attività sociale. Le CIC cercano di generare eccedenze per sostenere le proprie attività, mantenendo i propri beni e dando un contributo alla comunità, in alcuni casi offrendo anche un ritorno per gli investitori. Alcune Community Interest Companies possono anche fare affidamendo a sovvenzioni o donazioni per conseguire tali obiettivi .

Secondo il rapporto del Regulator, fino ad ora, le CIC hanno dovuto fare i conti con un ingombrante "doppio tetto" sui rendimenti per gli investitori, che ha scoraggiato sia gli investimenti, che la decisione, da parte degli imprenditori di scegliere questa forma giuridica.

Le modifiche attualmente presentate saranno messe in atto nel 2014, e interesseranno oltre 8.000 imprese registrate come Community Interest Companies, così come tutte quelle che verranno istituite in futuro. Per le imprese sociali abilitate ad attrarre investimenti privati, non vi sarà più un tetto massimo per l'importo pagato ai singoli azionisti .

L’asset lock che richiede che la maggior parte del capitale venga utilizzato per adempiere alle finalità sociali dell’impresa verrà invece mantenuto, lasciando però il 35% degli utili da distribuire liberamente. In questo modo viene mantenuto "la combinazione di missione sociale e l'obiettivo commerciale intrinseci alla forma giuridica", afferma Stephen Lloyd, consulente senior presso lo studio di avvocati Bates Wells Braithwaite , ampiamente accreditato come l'inventore del CIC.

Ci sarà inoltre un aumento che potrà variare dal 10% al 20% sul tetto massimo dei finanziamenti legati alla produttività, che offrono supporto alle Community Interest Companies, senza la divisione del capitale, legando il ritorno del finanziamento alla performance dell’azienda.

"Questi sono cambiamenti molto positivi per le CIC, perché sono progettati per dare loro maggiore flessibilità e diventare un modello di scelta per molti imprenditori sociali", ha affermato il Regulator delle Community Interest Companies, Sara Burgess .

Attualmente circa il 22% delle CICs sono  società a responsabilità limitata per azioni. All'interno di questo gruppo, il 12% ha adottato una forma giuridica che permette di pagare i dividendi agli investitori privati ​​. Ma i guadagni degli investitori fino ad ora sono stati limitati ad un tetto del 20%.

Il restante 10% delle CICs, anch’esse società a responsabilità limitata per azioni invece non raccoglierà i benefici della nuova norma, poiché possono ridistribuire i dividendi ad altri organismi soggetti ad asset lock, incluse altre Community Interest Companies e organizzazioni non-profit.  La rimozione dei tetti sulla redistribuzione dei dividenti dovrebbe portare un graduale cambiamento nel modo in cui le Community Interest Companies che possono lavorare con gli investitori privati sono visti, sia dagli imprenditori che dalla comunità di investitori.

"Fondamentalmente , fino ad oggi , la struttura azionaria delle Community Interest Companies è stata impotente", afferma John Mulkerrin , co – fondatore della CIC Association. “Questo spalancherà le porte dell’investimento sociale”, ha affermato.

Lloyd però frena le aspettative, affermando che a questo stadio è ancora prematuro affermare che le nuove norme attireranno grandi somme da parte degli investitori.

Rimane comunque la speranza che questo modello possa diventare una “best practice” per gli imprenditori sociali e le organizzazioni con una missione sociale. Secondo Burgess infatti questo modello “affida alle imprese una maggiore responsabilità. Mi piacerebbe che questo diventasse un modello per le organizzazioni a finalità sociale.”

“Queste modifiche infatti potrebbero ispirare una rivoluzione per lo sviluppo delle social enterprise”, ha affermato Gareth Hart consulente aziendale a Iridescent Ideas, spiegando che molti degli imprenditori sociali con cui lavora non sono potuti rientrare in questa forma giuridica fino ad oggi, per colpa delle restrizioni esistenti.

Il tasso di interesse massimo per i finanziamenti legati alla produttività è stato alzato dal 10 al 20%, ciò offrirà benefici soprattutto al 78% delle Community Interest Companies che sono società a responsabilità limitata.

Secondo Burgess, queste società che non hanno capitale azionario e, di conseguenza, non possono ricavare capitale dalle azioni, dovrebbero riuscire a trovare un posizionamento migliore per l’accesso ai finanziamenti, attraverso gli accordi con gli investitori sociali.

L’aumento del tetto, significa profitto e rende quindi le Community Interest Companies, in grado di attrarre investitori sociali disposti a strutturare «investimenti quasi-equity", spiega Mike Baker, direttore delle operazioni e responsabile del credito a Big Issue Invest, il dipartimento dedicato all’ investimento sociale di Big Issue .

Questi investimenti di tipo azionario, cercano un ritorno da una royalty sul fatturato o sul profitto e sono spesso applicabili alle società a responsabilità limitata. “Ad oggi non c’erano molti vantaggi, se il massimo che si poteva guadagnare da un investimento di tipo azionario in una CIC a responsabilità limitata era il 10%.” Afferma Baker, “Alzare il tetto al 20% renderà i finanziamenti legati alla produttività, un’opzione più interessante.”

Stephen Lloyd ritiene che ora vi sia "una reale opportunità per le CIC di diventare un fattore trainante per lo sviluppo del mercato dell’imprenditoria sociale in Gran Bretagna”.

Baker avverte che comunque i cambiamenti recentemente annunciati non porteranno benefici su tutta la linea. Secondo Baker infatti "I cambiamenti probabilmente saranno più vantaggiosi per le CIC che hanno già uno storico positivo, che hanno provato di avere un modello che puà offrire un ritorno per gli investitori, più che per le imprese in una fase early stage”.

Anche Sarah Bugess ha riconosciuto che l'evoluzione del CIC verso un modello sociale di impresa in grado di attirare gli investimenti privati potrebbe presentare una sfida per il regulator, il quale dovrà assicurare che la missione sociale rimanga lo scopo principale dell'organizzazione .

"Prevediamo che il modello sarà più interessante per gli imprenditori e gli investitori e siamo consapevoli delle sfide che questo potrebbe comportare in termini di mantenimento dell’ integrità della mission", ha dichiarato Burgess . "Se le porte si apriranno agli investimenti, allora dovremo assicurarci che le aziende si registrino come CIC per le ragioni giuste , e dovremo vigilare circa il loro scopo sociale ."

Il modello ha bisogno, secondo Lloyd di una messa a punto, ma le nuove regole e la conseguente evoluzione delle CIC dimostra la capacità unica di questo modello, di crescere e di reinventarsi. Le Community Interest Companies hanno sempre beneficiato del fatto di essere legate al diritto societario, che è sottoposto ad un costante processo di rinnovamento.

"I governi avviano riforme del diritto societario costantemente, dal momento che è considerato un aspetto decisivo per assicurare un’attività efficiente nel settore commerciale ", afferma Lloyd. Essendo parte di questo processo, le CIC sono in grado di rimanere agili e aggiornate .

Lloyd ha sottolineato inoltre che i vincoli di bilancio imposti dalla recessione nel Regno Unito,  hanno incoraggiato il governo a guardare ai nuovi soggetti per fornire servizi pubblici. La Community Interest Company è stata un modello di scelta per le organizzazioni che si sono distaccate dagli enti pubblici per entrare nel panorama dell’impresa sociale. “Un settore dell’imprenditoria sociale ben finanziato gioca un ruolo determinante in questo panorama”, afferma Lloyd.

Così come le Community Interest Companies si sono sviluppate nel Regno Unito e hanno risposto alle sfide del settore pubblico, il modello ha cominciato a guadagnare un certo seguito all'estero. Le CIC sono attualmente emulate in Nuova Scozia, Columbia Britannica e in Australia. "E’ un modello adatto per l'esportazione", afferma Lloyd, ma il perfezionamento, sia nel Regno Unito che all'estero, sarà fondamentale per massimizzare il potenziale delle CIC e la loro adeguatezza nei diversi paesi.”

“Stiamo lavorando molto con le Community Interest Companies adesso e penso che avranno un impatto importante anche in futuro”, afferma Baker. Secondo Loyd nessuna forma legale dovrebbe avere un monopolio ma le CIC sono pronte per rinvigorire lo scenario dell'imprenditoria sociale, in Gran Bretagna e catturare l’attenzione dei governi in tutto il mondo.

La nuova legislazione dovrà essere discussa in Parlamento a Giugno 2014 e si auspica che le modifiche entrino in vigore da Ottobre.

Tradotto da: Pioneerpost.com

Titolo originale New rules could 'open the investment floodgates' for Community Interest Companies

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.