L’investimento è sempre più sociale. Almeno in Gran Bretagna.
Mentre in Italia l’attuale legge sull’impresa sociale (D.Lgs. 24/03/2006 n. 155), non permette né la redistribuzione degli utili, né la possibilità di un' exit, scoraggiando fortemente qualsiasi investitore privato ad avventurarsi nel mondo del social business, in Gran Bretagna, un numero sempre maggiore di angel investors abbraccia il terzo settore.
Ad affermarlo è il
Guardian che, in un articolo ad opera di
David Floyd, contributor e direttore generale dell’organizzazione
Social Spider, racconta come il futuro dell’impresa sociale sia proprio nel coinvolgimento di investitori privati. E’ proprio il Guardian infatti a riportare le parole di Dan Lehner, capo degli investimenti all’ organizzazione di supporto agli imprenditori sociali,
Unltd: “Gli imprenditori stanno cominciando a costruire la propria azienda, pensando fin da subito alla
scalabilità. Hanno l’ambizione di crescere rapidamente e accelerare sia il successo del proprio business, che l’impatto sociale," ha affermato Lehner, “C’è sempre più la consapevolezza che l’
equity investment sia lo strumento migliore per raggiungere questi obiettivi.”
Da una ricerca commissionata dalla City of London, però emerge molto chiaramente che l’equity investment rimane una pratica ancora molto rara nel panorama del business sociale britannico.
“Gli imprenditori sociali hanno un desiderio di controllo superiore a quello degli imprenditori che operano in altri settori. Questo probabilmente è dovuto al fatto che sono motivati da una forte spinta personale.” Spiega Lehner, “Vendere quote della propria società però, non significa necessariamente rinunciare al potere decisionale o al controllo. C’è bisogno di educare gli imprenditori al concetto di equity, spiegare ciò che significa e quali sono i modi per poter mantenere il controllo, riuscendo comunque ad avere accesso ad un capitale.”
Uno dei programmi dell’organizzazione Unlitd è proprio il
Big Venture Challenge (BVC), un progetto che aiuta gli imprenditori sociali a raccogliere capitali con l’obiettivo di ingrandire il proprio business. Nel suo primo anno di attività il progetto BVC ha offerto supporto a 25 imprenditori sociali che hanno ottenuto investimenti per
1,2 milioni di sterline, il
67% proveniente proprio in forma di equity, per la maggior parte grazie al coinvolgimento di business angels. I business angels che sembrano sempre più interessati al sociale, si possono rivelare delle risorse molto preziose per l’impresa e non solo da un punto di vista finanziario. “La maggior parte degli investitori che abbiamo coinvolto, provengono da settori nei quali operano gli imprenditori sociali. Hanno esperienza, contatti utili e spesso finiscono anche per assumere un ruolo operativo in azienda”, racconta Lehner.
Unlitd però non è l’unica organizzazione a promuovere gli investimenti sociali. Partner del progetto BVC è proprio il network
ClearlySo, che riunisce angels investors interessati ad investire in business sociali. In Gran Bretagna esiste poi
Ethex , piattaforma che promuove i social investment, facilitando l’incontro tra domanda e offerta. “Le persone vogliono impegnarsi in investimenti che siano etici.” Afferma Jamie Hartzel creatore di Ethex, secondo cui delineare un’ offerta delle proprie quote permette alle imprese sociali di spiegare il ritorno sull’investimento sia in termini finanziari che sociali.
“Il ritorno probabilmente non sarà così remunerativo quanto quello di un investimento puramente commerciale, per questo è necessario spiegare i benefici che si otterranno a livello sociale.”
Secondo Dan Lehner la chiave di volta per promuovere gli investimenti nell’imprenditoria sociale è nel cambiamento della percezione che il settore ha dei potenziali investitori. “La maggior parte delle persone nel nostro settore ha una visione estremamente critica (e a ragione), del capitalismo mainstream. C’è però un enorme differenza tra ciò che accade sul mercato e quello che succede quando entra in gioco un angel investor, offrendo all’impresa ancora in fase early stage, il capitale di rischio determinante per il suo sviluppo, oltre a fornire competenze, un network e credibilità.”
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