Formazione

Uganda. Martone (Verdi), armi italiane ai guerriglieri?

Lo ha chiesto il parlamentare in un’interrogazione urgente all’esecutivo

di Francesco Agresti

“Il sedicente ‘esercito di liberazione del signore’, il movimento di guerriglia ugandese responsabile del massacro di almeno duecentoventi persone nel campo profughi di Barloonyo, nella regione di Lira, usa anche armi di fabbricazione italiana?”. È quanto chiede il senatore dei Verdi Francesco Martone, in un’interrogazione urgente al Governo. “Secondo testimoni oculari di organizzazioni non governative, che di recente hanno avuto la possibilità di viaggiare in Uganda?, ha affermato Martone, ?i banditi dell’esercito di liberazione del signore? farebbero uso di armi di fabbricazione italiana, specialmente armi cosiddette ‘leggere’, come le note pistole Beretta. Chiediamo al Governo se è in grado di fornire assicurazione sul fatto che armi italiane non siano arrivate in alcun modo nel paese africano, verso il quale, è il caso di ricordarlo, non è prevista alcuna limitazione al commercio di armi”. La guerra civile in Uganda settentrionale, in corso da oltre venti anni, ha causato decine di migliaia di morti. Le forze in lotta, tanto le truppe governative quanto i ribelli dell’lra (Lord resistance army), sono state accusate di ampie e documentate violazioni dei diritti umani, specialmente contro la popolazione civile. In particolare, Lra è responsabile dell’arruolamento forzato di decine di migliaia di bambini. “La vicenda delle armi italiane in Uganda, qualora fosse confermata?, continua Martone, ?riporta in primo piano la necessità di controlli scrupolosi per l’export militare italiano. Quei controlli previsti dalla legge 185 del 1990, ma attenuati in modo grave dalle modifiche che il Governo ha apportato qualche mese
fa”. “Poiché l’assemblea tra parlamentare dell’Unione europea e dei paesi ACP
(Africa, Caraibi, Pacifico) ha suggerito già il 15 ottobre 2003 che fossero
vietate le esportazioni armi verso l’Uganda, il Governo dovrebbe fornire ampie
ed esaurienti informazioni circa i trasferimenti di armi verso questo paese
africano che, oltre alla guerra civile interna, è anche coinvolto nella guerra
nella Repubblica democratica del Congo”.

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