Mondo
Uganda: l’Italia ha offerto di ospitare colloqui di pace
Lo ha riferito il sottosegretario Mantica in Commissione Diritti Umani. Tentata anche la mediazione attraverso la Comunità di Sant'Egidio
“I colloqui di pace non possono avvenire su territorio ugandese”. Il sottosegretario agli Esteri Alfredo Luigi Mantica il 25 febbraio è intervenuto in una seduta della Commissione straordinaria diritti umani al Senato e ha espresso la posizione del governo italiano per la risoluzione del dramma che attanaglia da anni il nord del Paese africano.
Dopo l’ennesimo massacro della popolazione civile da parte dei ribelli del Lord Resistance Army nei pressi di Lira, che ha avuto luogo domenica, la Commissione italiana (reduce da una visita proprio nelle zone martoriate dalla guerra) ha chiesto una consultazione al governo italiano riguardo alle prospettive di assistenza umanitaria e di intervento diplomatico. Mantica ha riferito che l’Italia ha offerto di ospitare l’incontro tra le parti, ma a tutt’oggi non è giunta alcuna risposta. “Si è tentato di proporre la mediazione della Comunità di S.Egidio” ha proseguito il sottosegretario, “anche perché i missionari comboniani, da sempre presenti nella zona, sono accusati di essere troppo vicini al governo di Museveni, ma senza successo. Il Governo italiano ritiene sia centrale assicurare il successo del processo di pace nel Sud Sudan – la cui conclusione è attesa entro aprile – perché gli aiuti a Joseph Kony sono giunti prevalentemente da quel paese”.
Lo stesso Kony, ha riferito Mantica, sembra si nasconda a Kartoum. L’opzione militare, sulla quale insiste il governo ugandese, sembra sia prospettata solo strumentalmente in quanto colpisce che uno degli eserciti africani più efficienti non sia ancora riuscito ad avere ragione di una guerriglia che conta al massimo 3.000 effettivi, in larga parte bambini. Allarma piuttosto la situazione dei campi profughi nei quali la popolazione acholi viene relegata. Anche la proroga di 3 mesi della legge sull’amnistia, che avrebbe dovuto svuotare la guerriglia, ha avuto un effetto limitato. “L’Italia si sta impegnando ed ha le carte in regola per risolvere la situazione” ha proseguito Mantica. “da molto tempo gli italiani, attraverso i missionari comboniani giunti dal Sudan e il volontariato italiano, sono presenti nel paese. Il Governo italiano ha lavorato molto per la pacificazione del Nord Uganda sia attraverso l’Unione europea, in particolare durante il semestre di Presidenza italiana, sia attraverso le Nazioni Unite. Il recente invio a Kampala del Vice Direttore degli affari umanitari delle Nazioni Unite sembra in questo quadro il segno concreto di un rinnovato interesse della comunità internazionale per i problemi dell’area. Non mancano da parte italiana aiuti di natura economica, tenuto conto, tuttavia, che l’insistenza del governo ugandese sull’opzione militare ed il fatto che gli stanziamenti per la difesa sono oltre il 10 per cento del Pil costringono ad essere estremamente prudenti su questo terreno”.
Vuoi accedere all'archivio di VITA?
Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.