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Uganda, ascoltato l’appello di VITA

A Roma grande folla alla conferenza stampa organizzata insieme a Cisl e Comune di Roma. Ecco che cosa hanno detto Veltroni, Pezzotta e il Cardinale Renato Martino

di Ettore Colombo

ROMA – Non è stato solo un successo, l?incontro-conferenza stampa ?Le stragi degli innocenti. L?Uganda e il disastro umanitario nel Nord Uganda? che si è tenuto questa mattina a Roma, nella Sala delle Bandiere del Campidoglio – incontro promosso dal settimanale Vita, dal Comune di Roma e dalla Cisl ? ma anche un importante punto di ripartenza e rimotivazione per tutti i protagonisti della grande manifestazione Italia-Africa, oltre che un importante e toccante momento di riflessione e racconto su una vera e propria tragedia, quella che sta devastando da mesi, nel più assoluto silenzio della comunità internazionale, l’Uganda del Nord. In quel Paese da ormai 18 anni la guerra esplosa nei distretti settentrionali continua a seminare morte e distruzione senza che il governo di Kampala riesca a fermare le violenze sul piano militare né avviare alcun tipo di negoziato. Di questo ?conflitto dimenticato?, che ha già provocato oltre 100.000 morti e più di un milione (1.500.000 secondo alcune fonti) di sfollati e che ha visto il sequestro da parte dei ribelli del sedicente Esercito di liberazione del signore (Lra) di 25.000 minori, hanno parlato con toni accorati e fermi insieme il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, Walter Veltroni, sindaco di Roma, padre Giulio Albanese, direttore dell?agenzia di stampa Misna, Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl e Sergio Marelli, presidente dell’Associazione delle organizzazioni non governative (ong), introdotti e moderati dal direttore editoriale di Vita Riccardo Bonacina (non sono invece potuti venire, nonostante i numerosi appelli rivolti loro, il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica, di An, e Mario Baccini, dell?Udc, causa la contemporanea crisi di governo). Una giornata davvero particolare, quella vissuta stamane in Campidoglio e cominciata con le immagini che ha pubblicato proprio Vita e che sono state mandate in onda su un megaschermo: facevano vedere una donna africana dai capelli cortissimi riversa nell’erba e coperta di sangue. Esanime sulla sua schiena il piccolo che fino a pochi attimi prima portava sulle spalle. La foto è diventata l’emblema dell’orrore, la tragica immagine simbolo, una fra le tante, del massacro che sta decimando la popolazione dell’Uganda del nord. Ecco perché contro l’incubo di una guerra civile che da quasi due decenni si combatte fra il governo in carica e le milizie ribelli al seguito di un “dittatore dell’opposizione” come Joseph Kony e conta già decine di migliaia di vittime (50 mila secondo il governo, 100 mila secondo le fonti locali) e un milione e 200 mila persone in fuga dai propri villaggi, contro una guerra che non fa notizia ma che coinvolge inermi innocenti mentre latita sulle pagine dei giornali, il settimanale Vita e il comitato ?Italia Africa? hanno deciso di accendere i riflettori, grazie appunto alla collaborazione del comune di Roma, della Cisl e di tutte le ong impegnate sul territorio del conflitto, sul buio nel quale è immersa l’Africa e rompere il muro di silenzio che circonda le sue tragedie; per chiedere che la comunità internazionale si faccia promotrice di un intervento che ripristini i diritti violati e promuova la democrazia. Quella che insanguina l’Uganda, ha detto Veltroni, che ha voluto ringraziare Vita per aver preso questa importante iniziativa, ?è una delle tante guerre africane dimenticate, quelle che fanno dell?Africa il paradigma dei diritti violati. Per l?opinione pubblica l’Uganda è solo una espressione geografica e non tante vite umane spezzate. Ma chi è responsabile di tanto sangue – ha proseguito il sindaco di Roma – non fa meno male di Saddam Hussein e l’etica e il diritto internazionale richiederebbero al mondo iniziative come quelle che sono state assunte contro il presidente iracheno o per il Kosovo. C?è un?emergenza di diritti, umanitaria e politica anche in Uganda, un nome scritto con il sangue degli uccisi e la disperazione degli esuli. E? necessaria una diversa attenzione politica dell?Italia, dell’Europa e delle Nazioni Unite, nei confronti dell?Africa?, ha concluso da vero amico dell?Africa. Quello che si leva dall?Uganda è ?un grido continuo non ascoltato?, ha affermato poi con grande emozione un uomo di solito freddo, un raffinato diplomatico come il cardinale Martino, ex rappresentante della Santa Sede all?Onu e oggi presidente del Consiglio ?Iustitia et pax?, reduce dal nord del paese africano, cioè da quello che ha definito ?il mio viaggio più drammatico? dove ha visitato i campi per gli sfollati resi insicuri dalle continue incursioni e dagli attacchi dei miliziani ribelli. Decine di migliaia di persone, uomini, donne e bambini ogni notte lasciano i villaggi per rifugiarsi negli ospedali, nelle parrocchie, nelle scuole in cerca di un riparo sicuro, affamati, esposti a tutto, privi di qualunque servizio, sotto gli occhi di missionari e volontari impotenti, ha raccontato con un fremito di voce. ?Non possiamo più assistere muti a questo orrore, bisogna fermarlo o nessuno di noi potrà più definirsi un essere umano?, ha affermato con forza, ricordando che il suo obiettivo è proprio quello di fare il più possibile ?rumore per l?Africa? e invitando tutti gli operatori dell?informazione a fare il possibile per far conoscere a tutti l?entità e la gravità di questa tragedia. Uno degli obiettivi del comitato ?Italia-Africa?, il movimento nato con la manifestazione di Roma sul dramma del continente nero la primavera scorsa, ha ricordato Savino Pezzotta, deve essere proprio quello di ?mettere in moto la reattività delle persone comuni, di tutti i cittadini, contro questi orrendi massacri. Se può essere utile e necessario andare in Uganda ci andremo, senza timori, ma anche senza spettacolarità, ma l?importante è fare in modo che questo comitato, che non è la nuova, ennesima, associazione, continui a lavorare e ad alzare il velo su queste tragedie?. Per il segretario della Cisl ?c?è anche una relazione costante e permanente tra orrori e carenza di democrazia. L’Uganda è un paese in cui i partiti sono movimenti di opinione e non possono partecipare alle elezioni, il che vuol dire che non è un paese democratico. E questo mentre la politica italiana taglia i fondi alla cooperazione internazionale e insieme propone di abbassare le tasse!?. ?Si mantengano invece le tasse che ci sono e si destini una quota di esse alla cooperazione?, ha chiesto con forza, rigraziato in questo suo appello dal presidente delle ong italiane Marelli, che ha denunciato cone ancora attuali i ventilati tagli alla cooperazione allo sviluppo da parte del governo, che ? scomparsi dalla manovra correttiva attuale ? potrebbero ricomparire dentro il Dpef. ?Cosa diremo allora alle 19 ong italiane e ai 40 volontari e cooperanti che rappresentano il nostro Paese in Uganda e che rischiano la vita ogni giorno, proprio come i missionari??. Padre Giulio Albanese, direttore dell?agenzia Misna, ha puntato il dito contro l?informazione occidentale, ?parziale e manichea?. ?E? giusto – ha detto – che le notizie sul sangue versato per massacri e attentati occupino la prima pagina dei giornali, ma così deve essere in tutti i casi e non solo quando le stragi riguardano il Medio Oriente! In Uganda il 21 febbraio scorso sono state eliminate in un colpo solo centinaia di persone e la notizia è stata pubblicata solo nelle ultime pagine dei grandi giornali nazionali?. Il leader ribelle Joseph Kony? ?Finché lui sarà lì, la sudditanza dei ribelli alla sua autorità è assicurata e i massacri continueranno. La comunità internazionale non può più stare alla finestra?. Ecco perché il sindaco Veltroni ha chiesto che la comunità internazionale intervenga al più presto anche con un tribunale. Ecco perché il giornale Vita, insieme a tanti illustri amici, ha voluto alzare il velo su tale tragedia. Riuscendoci.


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