Le leggi ci sono, i soldi anche, ma le barriere architettoniche restano ancora dove sono. Può sintetizzarsi in queste poche parole la parte del rapporto sullo stato di attuazione della legge 104 che riguarda il ministero dei Lavori pubblici, che è probabilmente il dicastero che maggiormente dovrebbe occuparsi di superamento di ostacoli e che invece limita la sua relazione a una scarna paginetta.
Ma andiamo con ordine. E cominciamo da una legge che non figura nel rapporto, ma che fece parlare molto di sé, nemmeno due anni fa. Si tratta del Decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 24 luglio 1996, intitolato «Regolamento recante norme per l?eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici». Un decreto proposto proprio dal ministero dei Lavori pubblici, di concerto con molti altri, colmo di buone intenzioni, ma destinato nel giro di pochi mesi dalla sua emanazione soltanto ad allungare la lista delle tante belle e inapplicate leggi italiane sull?handicap.
Il testo stabiliva, per tutti gli uffici pubblici, l?abbattimento entro 180 giorni dalla sua entrata in vigore di tutti gli «ostacoli fisici, fonte di disagio per la mobilità di chiunque». Per i luoghi in cui tale abbattimento fosse stato impossibile (per vincoli architettonici o per altri impedimenti), gli uffici avrebbero dovuto provvedere a realizzare un vero e proprio servizio a chiamata, in cui il disabile potesse essere servito anche in strada dal personale dell?ufficio in questione. Un sogno rimasto interamente sulla carta, visto che a tutt?oggi non si ha alcuna notizia di questo tipo di servizio e visto anche che non si è verificato quel previsto massiccio abbattimento di barriere. Il 70 per cento degli uffici pubblici, infatti, resta ancora fuori norma.
Per questo il ministero dei Lavori pubblici non fa menzione di quel decreto nel suo rapporto, ma parla piuttosto dei fondi per l?edilizia sovvenzionata, di cui una parte, secondo quanto stabilito dalla delibera Cipe (il Comitato per la programmazione economica) del 16 marzo 1994, una consistente quota (fino al 20 per cento) sarebbe dovuta essere destinata alla rimozione delle barriere architettoniche.
Si tratta, in pratica, di circa 232 miliardi di lire, divisi per ciascuna Regione, che di fatto non sono ancora stati utilizzati per lo scopo stabilito per non meglio precisate «difficoltà incontrate in merito». E visto che è in programma, a breve, il trasferimento dell?intera materia sull?edilizia residenziale pubblica alle Regioni (compresa la parte per eliminare le barriere), il Segretariato dei Lavori pubblici consiglia di «ripartire tra le Regioni le somme accantonate». Una soluzione discussa e accettata dal Comitato esecutivo il 18 febbraio scorso. E adesso si sta predisponendo un decreto di ripartizione dei fondi. Sarà la volta buona? ?
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