Welfare

Ue: vincono i Banchi alimentari

La Commissione europea aumenta il budget destinato agli aiuti alimentari. Scartata l'idea dei voucher, a distribuirli saranno le associazioni non profit

di Gabriella Meroni

La Commissione europea ha oggi proposto un miglioramento dell’attuale programma di distribuzione di derrate alimentari a favore degli indigenti nell’Unione europea, da realizzarsi aumentando di due terzi la dotazione di bilancio, che passerebbe così a circa 500 milioni di euro a partire dal 2009, e ampliando la scelta di prodotti da fornire. Gli acquisti saranno a cura degli Stati, che per distribuirli si avvarranno delle organizzazioni non profit attive nel settore (in Italia la più importante è la fondazione Banco Alimentare). Scartata l’idea, circolata nei mesi scorsi, di utilizzare dei voucher da consegnare direttamente ai poveri.

Destinato inizialmente a procurare scorte eccedentarie di prodotti agricoli (“scorte d’intervento”) ai bisognosi, il regime è stato modificato alla metà degli anni ’90 per rendere possibile, in certi casi, l’integrazione delle scorte d’intervento con prodotti acquistati sul mercato. Ora che le scorte eccedentarie si trovano ad un livello estremamente basso ed è improbabile un loro aumento nel prossimo futuro, il regime dovrebbe consentire in forma permanente gli acquisti sul mercato, ad integrazione delle restanti scorte d’intervento. La scelta dei generi alimentari sarebbe lasciata agli Stati membri e i piani di distribuzione sarebbero fissati per periodi di tre anni. Le derrate verrebbero ancora distribuite in collaborazione con associazioni senza scopo di lucro e con i servizi sociali locali.

A partire dal piano 2010/2012 il regime sarebbe cofinanziato (75% da attingere al bilancio UE e 85% nelle zone di coesione), mentre a partire dal piano 2013/2015 il cofinanziamento verrebbe suddiviso al 50/50% e il bilancio UE fornirebbe il 75% nelle regioni di coesione. La Commissione considera necessario aumentare la dotazione di bilancio perché l’incremento dei prezzi delle derrate si ripercuote negativamente sulla sicurezza alimentare dei bisognosi e rende più costosa la fornitura di aiuti alimentari. Nel 2006 oltre 13 milioni di cittadini UE hanno beneficiato di questo regime di aiuti. Il programma nella sua versione modificata dovrebbe essere disponibile a partire dal 2010.

«È questo un modo in cui l’Unione europea può aiutare concretamente alcuni dei meno abbienti nella nostra società», ha dichiarato Mariann Fischer Boel, commissario responsabile dell’agricoltura e dello sviluppo rurale. «Il recente aumento dei prezzi dei generi alimentari ha rappresentato per certuni un colpo molto duro. Dobbiamo ampliare questo regime che ha avuto tanto successo e aumentare la dotazione così da poter aiutare il massimo numero di persone. E ora che le scorte d’ intervento sono in gran parte storia passata, dobbiamo consentire l’acquisto di prodotti alimentari sul mercato e secondo le preferenze nutrizionali di ciascun paese».

Il regime era stato inizialmente creato nel 1987, consentendo agli Stati membri di smaltire scorte pubbliche di eccedenze alimentari usandole come aiuto alimentare. Da allora la situazione è cambiata. Le scorte hanno toccato il minimo storico, il numero di persone bisognose è aumentato, e di recente i prezzi dei generi alimentari hanno subito una brusca impennata. Per questo motivo la Commissione ritiene indispensabile aumentare la spesa per questo regime e consentire in forma permanente l’acquisto di generi alimentari sul mercato aperto.

L’istituzione del co-finanziamento servirà a migliorare la programmazione e la gestione dei fondi e consentirà agli Stati membri di assumere maggiore responsabilità per il programma. Per potenziare ulteriormente l’efficienza e assicurare la continuità, dovrà essere fissato un piano di distribuzione triennale. I prodotti non sarebbero più limitati a quelli oggetto dell’intervento: ad esempio, per la prima volta gli ortofrutticoli e l’olio alimentare rientreranno nel campo di applicazione del programma.

La scelta dei generi alimentari sarebbe effettuata dalle autorità nazionali sulla base di criteri nutrizionali e la distribuzione, come ora, avverrebbe in collaborazione con i partner della società civile. I prodotti alimentari proverrebbero o dalle scorte d’intervento, se disponibili, o sul mercato, conferendo la priorità all’uso delle scorte d’intervento subordinatamente alla loro disponibilità. La distribuzione dev’essere gratuita, o perlomeno ad un prezzo non superiore a quello giustificato dalle spese a carico dell’organizzazione designata per la distribuzione.

Gli Stati membri sono liberi di scegliere se partecipare o no al programma. Di norma l’aiuto viene fornito ad una molteplicità di persone che vivono in povertà, fra cui le famiglie in difficoltà, gli anziani che dispongono di mezzi insufficienti, i senzatetto, i disabili, i bambini a rischio, i lavoratori scarsamente retribuiti, i lavoratori migranti e i richiedenti asilo.

Gli Stati membri che intendono partecipare al programma sceglierebbero organizzazioni idonee (di solito organizzazioni senza scopo di lucro o i servizi sociali locali) per effettuare la distribuzione, ne identificherebbero poi le esigenze per un periodo di programmazione di tre anni e inoltrerebbero la loro richiesta alla Commissione, responsabile per l’attribuzione della dotazione di bilancio. Ciò avverrebbe su base annua, offrendo così la possibilità di apportare modifiche in caso di cambiamento della situazione nel corso del periodo di programmazione.

Sebbene i livelli di vita nell’UE siano in media tra i più alti del mondo, alcuni cittadini non sono in grado di nutrirsi adeguatamente. Si stima che 43 milioni di persone nell’UE siano a rischio di povertà alimentare: ciò significa che non possono permettersi un pasto con carne, pollo o pesce ogni due giorni. Circa 19 Stati membri partecipano attualmente al programma.

Sullo stesso argomento leggi anche: Banchi Alimentari, l’Italia li difende

Dal sito della Ue: documentazione sul programma (in inglese)

Foto di Jeremy Toeman da http://flickr.com

 

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