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Ue: via libera con riserva a Romania e Bulgaria

Dopo il voto di oggi del Parlamento europeo, il 25 aprile prossimo la Ue potrà dare il via, come previsto, alla fase finale del processo di adesione di Bulgaria e Romania

di Redazione

Il 25 aprile prossimo l’Unione europea potra’ dare il via, come previsto, alla fase finale del processo di adesione di Bulgaria e Romania, firmando il relativo trattato di adesione con l’obbiettivo di confermare nel gennaio del 2007 la data per l’entrata dei due paesi nell’Ue. Sofia e Bucarest hanno superato oggi un altro test, quello rappresentato dal parere conforme richiesto al Parlamento europeo. Alla fine, dopo alcune turbolenze ed una votazione convulsa, il si’ alla Bulgaria e’ passato con 522 voti a favore, 70 contrari e 69 astenuti; quello alla Romania con 497 voti a favore, 93 contrari e 71 astenuti. La svolta e’ avvenuta solo cinque minuti prima del voto, quando da Bruxelles, e’ arrivata la notizia che al Coreper, il comitato degli ambasciatori dei paesi dell’Ue, era stato ritirato un provvedimento sul bilancio 2007-2013, concernente il finanziamento all’allargamento e nel caso specifico alcuni fondi per l’agricoltura, che aveva indotto molti deputati, di diversi gruppi, a optare per un rinvio del voto. La rivolta era capeggiata dal leader dei Verdi Daniel Cohn-Bendit, il quale ha mantenuto la sua posizione contraria sostenendo che, comunque, i ritardi accumulati dalla Bulgaria in tema di giustizia e lotta contro la corruzione, e dalla Romania in quasi tutti i dossier, imponevano di respingere la richiesta della Commissione di ”firmare una cambiale in bianco”, in cambio della sola promessa che nei 20 mesi che mancano all’ entrata dei due paesi i ritardi sarebbero stati colmati e che, comunque, si poteva in ogni momento sospendere il negoziato. Molti hanno visto nella posizione assunta dai fautori del rinvio anche un tentativo di dare un segnale agli elettori francesi, chiamati a ratificare la Costituzione europea nel referendum del 29 maggio prossimo. Il numero dei fautori del ”no” tra i francesi e’ in aumento ed in molti casi viene giustificato con i timori derivati dall’allargamento a paesi la cui entrata avra’ sicuramente ripercussioni nella distribuzione dei fondi europei, nel settore sociale ed in quello del lavoro. Il Partito popolare europeo (Ppe), il maggiore nell’ assemblea di Strasburgo, era tra quelli orientati a chiedere il rinvio ed ha cambiato posizione subito prima del voto solo dopo le assicurazioni venute da Bruxelles e ribadite dal presidente di turno dell’Ue, il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, presente in aula. Anche uno dei relatori, il socialista francese Pierre Moscovici, ha parlato di ”mezzogiorno di fuoco” e di ”litigio istituzionale”, riconoscendo che era la prima volta che al Parlamento si chiedeva di dare il suo parere quando mancano ancora quasi due anni alla fine del processo di adesione. In cambio del voto favorevole gli eurodeputati hanno comunque ottenuto dalla presidenza dell’Ue e da quella della Commissione impegni scritti per cui qualsiasi ulteriore decisione sul processo sara’ adottata solo con il consenso dell’assemblea di Strasburgo. Alcuni dei deputati contrari al via libera a Bulgaria e Romania hanno ricordato che l’Ue e’ stata molto severa con la Croazia, che presenta un quadro generale migliore, ma per la quale l’avvio del processo e’ stato rinviato sine die per non aver consegnato al Tribunale penale internazionale (Tpi) per la ex Jugoslavia il generale Ante Gotovina accusato di crimini commessi durante la guerra dei Balcani.


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