Politica

Ue, verso il ripristino delle aree naturali. Malgrado l’Italia

È una norma su cui si gioca il futuro dell'Europa: la Nature Restoration Law, in discussione in questi giorni in Ue, darebbe il via a una grande opera per la ricostituzione della natura. Da un approccio fondato solo sulla tutela, si passerebbe anche ad azioni concrete per ricreare habitat naturali, con soluzioni ingegneristiche compatibili. A sostenere la legge, in Italia, la Lipu e altre 27 associazioni, non solo ambientaliste. In Europa si sono espressi a favore 3.339 scienziati e quasi un milione di cittadini. Ma c'è chi si oppone: il ministro Pichetto Fratin ha appena votato contro al Consiglio Ambiente Ue

di Elisa Cozzarini

Continua l’iter per l’approvazione della Nature Restoration Law, il regolamento europeo per il ripristino degli habitat naturali, che darebbe il via a una vera e propria rivoluzione verde nei 27 Stati dell’Ue. L’adozione del testo da parte dei ministri dell’Ambiente del Consiglio d’Europa, martedì 20 giugno, ha segnato un importante passo avanti, nonostante il voto contrario di Italia, Finlandia, Olanda, Polonia e Svezia, e l’astensione di Austria e Belgio. Ora la palla passa all'Europarlamento, che dovrà adottare un testo in luglio, per arrivare alla discussione finale in autunno.

«È un provvedimento su cui si giocano il futuro e gli stessi valori dell’Europa», afferma Danilo Selvaggi, direttore generale della Lega italiana protezione uccelli- Lipu. «Riguarda la quotidianità di ciascuno di noi: il cibo, l’acqua, la sicurezza del territorio, il clima», prosegue, «disegna un mondo più bello, più pieno di natura, un’idea diversa di benessere e, oso dire, di felicità delle persone. E poi, ripristinare gli ecosistemi significa lavoro. Significa mettere in moto le ruspe per favorire la biodiversità e non la sua distruzione».

Assieme ad altre 27 grandi associazioni italiane, ambientaliste e non solo, da ActionAid al Touring Club al Wwf, la Lipu sta portando avanti una campagna di informazione e sensibilizzazione per far conoscere alla cittadinanza i contenuti e l’importanza di una norma a cui i media dedicano molto poco spazio. A livello europeo, sono duecento le organizzazioni della società civile che sostengono la legge e quasi un milione di cittadini ha già firmato l’appello sul sito: www.restorenature.eu/en/take-action. Per l’approvazione si sono inoltre schierati 3.339 scienziati.

La proposta nasce all’interno del Green Deal, il grande progetto lanciato dalla Commissione Ue, nel 2019, per favorire la transizione ecologica, affrontare la crisi climatica e arrestare la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi. Si stima che in Europa circa l'80 % degli habitat sia in cattive condizioni. È all’interno del Green Deal che è stata approvata, con l’appoggio della Presidente Ursula von der Leyen e dei massimi livelli della Commissione, la nuova Strategia Ue sulla Biodiversità al 2030, più ambiziosa di quelle, fallimentari, che l’hanno preceduta. Ma, perché quel disegno diventi realtà, serve l’entrata in vigore della Nature Restoration Law.

«È un regolamento che, in termini generali, prevede il ripristino degli habitat minacciati, degradati, oppure ormai perduti, da far rinascere. Implica un cambiamento radicale nell'approccio alla gestione dell'ambiente», spiega Selvaggi. «Alle direttive Ue che tutelano gli ecosistemi, infatti, questa nuova legge aggiunge una funzione proattiva. Oltre alla difesa e conservazione, prevede l'azione per migliorare o ricreare gli habitat, con soluzioni ingegneristiche basate sulla natura. Se approvata, darebbe il via a un’opera rigenerativa mai vista prima. È qualcosa che spaventa alcuni Stati e lobby, come quella della pesca, dell'agroindustria, dei legnami che sfruttano le foreste del Nordeuropa: Svezia e Finlandia infatti hanno votato contro».

Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, nella sessione del Consiglio Ambiente a Lussemburgo il 20 giugno, ha affermato che la proposta di regolamento «non assicura un adeguato bilanciamento tra obiettivi, fattibilità e rischi: non possiamo permetterci che non sia applicabile, efficace e sostenibile da tutte le categorie interessate, tra cui agricoltura e pesca».

Chi sostiene la Nature Restoration Law ha invece la convinzione che porterebbe grandissimi benefici non solo per la biodiversità, ma anche in termini di servizi ecosistemici, cioè i vantaggi che la natura offre agli esseri umani, solo per il fatto di esistere ed essere in buona salute. I boschi e le zone umide catturano il carbonio e contribuiscono alla mitigazione della crisi climatica. La rinaturalizzazione dei fiumi, restituendo spazio alle acque, contribuisce ad attenuare il rischio idrogeologico. Arricchito nuovamente di elementi tradizionali oggi ormai scomparsi, come filari, siepi, specchi d’acqua, fiori, il paesaggio agricolo migliora, con un aumento di biodiversità e della qualità del cibo prodotto. Gli spazi urbani, più verdi, migliorano la qualità dell'aria e della vita, offrono spazi ricreativi e benessere psicofisico.

I prossimi passaggi della Nature Restoration Law al Parlamento Ue saranno cruciali: l'iter potrebbe ancora essere bloccato. Stava per succedere lo scorso 15 giugno, quando per un solo voto la Commissione Ambiente ha respinto la mozione di rigetto integrale della proposta: 44 voti a favore e 44 contro, una parità che in base alle regole dell'Europarlamento equivale alla bocciatura. Ecco perché gli ambientalisti e i sostenitori del ripristino della natura seguono gli sviluppi con il fiato sospeso e, soprattutto, si preparano a far partire la seconda fase della campagna di sensibilizzazione, che vuole coinvolgere il più alto numero possibile di persone, per un'Europa davvero più verde e sostenibile.

Nella foto in apertura, di Davide Brozzi per Lipu, due esemplari di Gruccioni, uccelli che popolano le rive di alcuni fiumi italiani.

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