Welfare
Ue, un vertice movimentato
Polemiche e proteste soprattutto contro l'Italia al primo summit europeo dedicato all'integrazione dei nomadi
Discussioni animate, proteste e anche un attacco all’Italia hanno caratterizzato il primo Summit europeo sui rom, svoltosi martedì 16 settembre a Bruxelles alla presenza del presidente della Commissione Barroso, del vicepresidente e commissario alla Giustizia, Libertà e Sicurezza Jacques Barrot, del commissario agli Affari sociali Vladimir Spidla e, per l’Italia, del sottosegretario al ministero del Lavoro con delega alle Politiche sociali Eugenia Roccella. Presenti anche numerose associazioni di rom, esponenti della società civile e il finanziere George Soros, di origine ungherese e da tempo impegnato sulla questione dei nomadi con il suo Open Society Institute.
L’inizio del Summit, in verità, è stato dei più tranquilli. Aprendo i lavori, il presidente José Manuel Barroso ha esordito dicendo che quello dell’inclusione dei rom in Europa è un «problema urgente» e proponendo la creazione di una «piattaforma europea per l’inclusione dei rom. Uno strumento», ha detto, «che potrebbe essere molto utile». «Il problema che stiamo affrontando insieme, come politici e cittadini, come membri della società e come rom, è di grande urgenza. È urgente non solo in termini politici, ma anche in termini umani», ha sottolineato il presidente dell’esecutivo Ue. Il discorso di Barroso è stato a un certo punto interrotto da alcuni rom che hanno esibito delle magliette con la scritta: «Stop ethnic profiling», basta con la schedatura su base etnica, un chiaro riferimento alle norme adottate dal governo italiano per rispondere all’emergenza nei campi nomadi. «Siamo d’accordo con la maglietta», ha commentato Barroso, ricevendo l’applauso di gran parte dei partecipanti.
Tuttavia, il presidente Barroso ha anche sottolineato che l’inclusione dei Rom in Europa spetta ai 27 Stati membri e non alla Commissione europea. «Dobbiamo evitare di dare l’impressione che la drammatica situazione dei Rom possa essere risolta da Bruxelles. Un tale approccio sarebbe irresponsabile», ha affermato Barroso, sottolineando che la Commissione europea può limitarsi a «inviare un chiaro messaggio politico agli Stati membri circa l’urgente necessità di agire» e «può svolgere il suo ruolo di leadership politica» fornendo «linee guida politiche e stimolando lo scambio di buone pratiche tra Stati membri».
La musica è cambiata però quando, a proposito di stati nazionali, si è arrivati a parlare dell’Italia e delle misure adottate dal governo di Roma per il censimento dei rom. A dare fuoco alle polveri è stato George Soros, che durante il suo intervento si è detto «estremamente preoccupato per la schedatura su base etnica in Italia. Temo che possa diventare uno standard in Europa», suscitando gli applausi dei presenti. La scorsa settimana la Commissione europea aveva invece promosso le misure del governo italiano per rispondere all’emergenza nei campi nomadi. Ma Soros non si è fermato: «Il modo in cui ha agito il governo italiano per affrontare la questione dei rom è profondamente sbagliato», ha aggiunto. «Non è un problema di sicurezza, il rilevamento delle impronte è illegale, spero che la Corte europea di giustizia condanni tali misure dichiarandole illegali». A chi gli chiedeva però su quale base giuridica dovesse basarsi un eventuale intervento dei giudici di Lussemburgo, visto che la Commissione europea ha dato luce verde al provvedimento italiano, Soros si è limitato ad affermare: «Non sono un avvocato ma sostengo l’attività del Centro europeo per i diritti dei Rom».
Il clima si è ulteriormente surriscaldato quando la parola è passata a Eugenia Roccella, sottosegretario alle Politiche sociali, che intendeva illustrare le misure italiane per rispondere ai problemi nei campi nomadi. All’inizio del suo intervento, infatti, diversi rappresentanti della comunità rom hanno lasciato in segno di protesta la sala in cui si teneva il vertice, mentre altri partecipanti al Summit sono rimasti al loro posto, coprendo le parole della Roccella con fischi e urla. Alcuni manifestanti hanno addirittura mostrato dei cartellini rossi chiedendo la sua «espulsione» dal vertice. «Siamo assolutamente d’accordo», ha poi cercato di rispondere la Roccella a coloro che le mostravano una maglietta con lo slogan Against ethnic profiling. Al termine dei lavori, Eugenia Roccella ha definito le contestazioni «ideologiche, dovute alla mancanza di informazione», e ha aggiunto: «Se chi protesta si leggesse le linee guida che hanno seguito le ordinanze tanto contestate vedrebbe che non c’è alcun problema di discriminazione etnica». E questo, ha ricordato ancora il sottosegretario, «è stato anche riconosciuto dal commissario europeo per Giustizia, libertà e sicurezza Barrot».
Effettivamente, in difesa dell’Italia è sceso in campo il vicepresidente della Commissione Jacques Barrot. Nel corso della giornata dedicata ai rom, il vice di Barroso, che è anche commissario alla Giustizia, Libertà e Sicurezza, ha infatti affermato che le norme per rispondere all’emergenza nomadi in Italia «sono in linea con le leggi europee». E ha precisato: «Io stesso e la direzione generale per la Giustizia e gli affari interni abbiamo da subito fatto sapere che il censimento nei campi nomadi in Italia non poteva essere fatto su base etnica o religiosa. E allo stesso tempo abbiamo detto molto chiaramente che non avremmo accettato la presa di impronte digitali sui minori senza un intervento del giudice». «Sulla questione dei rom sono stato molto fermo», ha detto ancora Barrot. «E l’Italia ha riconosciuto che effettivamente c’erano stati dei provvedimenti non positivi, e ha detto di essere pronta a seguire le istruzioni chiare che sono giunte da Bruxelles». In questo contesto, sulla base della relazione inviata da Roma lo scorso 1° agosto, «abbiamo dovuto riconoscere che il governo italiano ha definito degli ordinamenti che non potevano essere passibili di qualsiasi osservazione da parte nostra». Barrot ha infine ricordato che partirà nei prossimi giorni per l’Italia una missione della commissione Libertà pubbliche dell’Europarlamento per verificare la situazione in alcuni campi nomadi. Quanto alle proteste di Soros, il vicepresidente le ha liquidate così: «O Soros ignora i fatti o è in malafade, anche se non posso pensarlo».
Infine, una nota di colore: al Summit dedicato all’inclusione dei rom, molti partecipanti sono stati esclusi dal vertice per l’assenza di traduzione nella lingua romanì dei lavori della giornata. Gli interventi che hanno scandito il convegno erano infatti tradotti in molte lingue dell’Unione europea, tranne che in quella dei rom. Dopo una dura protesta, la traduzione in lingua rom è comparsa all’apertura dei lavori del pomeriggio. L’annuncio è stato accolto da un fragoroso applauso.
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