Economia giusta
Ue, società civile essenziale per elaborare politiche pubbliche
A pochi giorni dalle elezioni europee, il Comitato economico e sociale europeo (Cese) e i consigli economici e sociali nazionali dell'Ue hanno organizzato un seminario per discutere dello stato di avanzamento della duplice transizione verde e digitale in corso, e hanno concluso che la società civile ha un ruolo essenziale nel cercare di porre rimedio alle lacune riscontrate
Sono ancora troppi gli ostacoli sulla strada di un’economia competitiva, giusta e a basse emissioni di carbonio nell’Unione europea: queste le conclusioni del seminario di alto livello tenutosi a Bruxelles, dal titolo Transizioni verso un’Europa digitale, verde, giusta e competitiva: il ruolo del dialogo sociale e civile. L’evento è stato organizzato dal Comitato economico e sociale europeo (Cese) nell’ambito del semestre di presidenza belga del Consiglio dell’Ue, in collaborazione con il Consiglio centrale dell’economia (Cce) e il Consiglio nazionale del lavoro (Cnt) del Belgio.
Crescita sostenibile, che fare?
«L’Ue ha lanciato una nuova strategia di crescita sostenibile, ma oggi deve affrontare una serie di sfide cruciali sia esterne sia interne. Gravi problemi, tra cui le tensioni geopolitiche, l’intensificarsi della concorrenza economica, la frammentazione e la polarizzazione delle società impediscono la piena realizzazione della duplice transizione verde e digitale.
La società civile organizzata può e deve avere un’influenza determinante: instaurando un autentico dialogo sociale e civile, può avere un ruolo nell’elaborazione, nell’attuazione e nella valutazione delle politiche pubbliche e aiutare a renderle comprensibili e bene accette dalle nostre società», si legge in una nota del Cese.
«Mentre attraversiamo tensioni geopolitiche, trasformazioni economiche e mutamenti sociali, è evidente che il nostro approccio deve essere al tempo stesso globale e inclusivo. Dobbiamo fare in modo che le transizioni verde, digitale e demografica vengano gestite con la partecipazione attiva della società civile per conseguire una crescita sostenibile e inclusiva. Questo approccio collaborativo è non solo necessario, ma assolutamente indispensabile per favorire la resilienza e preservare i nostri valori democratici». Così Oliver Röpke, presidente del Cese.
Le organizzazioni di base possono rendersi meglio conto dell’impatto e delle conseguenze delle transizioni per l’economia e la società dell’Ue perché operano sul campo e sanno bene cosa funziona e cosa non funziona.
Pnrr, obiettivi da attuare all’85%
Circa l’85 % degli obiettivi dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza (Pnrr), connessi alla duplice transizione, deve ancora essere attuato. Solo un’adeguata consultazione della società civile organizzata e il sostegno di quest’ultima possono garantire un’attuazione efficace delle transizioni nell’Ue.
Una delle sessioni del seminario è stata dedicata alle sfide per un dialogo sociale e civile, quali: l’aspetto demografico, la transizione verde, la digitalizzazione e la competitività. Il ruolo del dialogo sociale e civile è cruciale nell’affrontare queste sfide, promuovendo una collaborazione tra diversi settori.
André Sapir, professore all’Université libre de Bruxelles, senior Fellow di Bruegel, e research fellow del Centre for Economic Policy Research, ha fornito una prospettiva economica, parlando di crescita potenziale, e focalizzandosi sulle sfide poste da una produttività e da una crescita economia che stanno rallentando, nel contesto delle transizioni verde e digitale. Ha rimarcato come in Europa negli ultimi 20 anni la crescita di produttività sia stata più lenta che negli Usa. In termini di produttività nel settore manifatturiero non si è visto molto progresso di recente. Il settore dei servizi è quello in cui, negli Usa, la crescita della produttività è stata maggiore, e al contrario, dove in Europa è stata molto bassa. Il professore ha anche spiegato che l’occupazione nel settore pubblico in Europa varia a seconda degli Stati, ma in media è molto più alta che negli Stati Uniti. In Europa c’è molta più coesione sociale che negli Stati Uniti, dato che i servizi pubblici forniscono elementi di coesione sociale, ma c’è anche meno crescita di produttività.
Konstantinos Diamantouros, delegato permanente della Hellenic Federation of Enterprises (Sev), membro del gruppo I del Cese, ha discusso di strategie per promuovere la competitività in Europa,: “Penso che tutti siano d’accordo sul fatto che abbiamo in Europa un grande problema di competitività. Abbiamo prezzi alti dell’energia, eccesso di regolamentazione, costi molto alti legati alla transizione verde, necessità di grandi investimenti e infrastrutture, e finanziamenti insufficienti. Se si guarda a questo, è chiaro che stiamo passando un periodo difficile. È difficile investire in Europa, e altri Paesi offrono incentivi molto interessanti. Non abbiamo crescita economica. L’anno scorso , l’Europa è cresciuta dello 0,5, gli Usa del 2.5. «Penso che se guardiamo al trend negli ultimi 10 anni, gli Usa ci hanno superato enormemente», ha affermato Diamantouros. Che infine ha fatto presente che abbiamo troppa legislazione, e troppo prescrittiva, a livello europeo: negli ultimi cinque anni sono state prodotte circa 8mila pagine di leggi a livello europeo. «Non voglio dire che non ne abbiamo bisogno», ha detto, «ma che i regolamenti devono essere dei buoni regolamenti».
La velocità delle transizioni
Nella riunione annuale del 19 giugno i presidenti e i segretari generali del Cese e dei consigli economici e sociali nazionali (Ces) dell’Unione europea hanno adottato una posizione ferma. Hanno sottolineato che, data la velocità e la portata delle transizioni in corso, se vogliamo riuscire a gestirle con successo è necessario coinvolgere fin dall’inizio un ampio ventaglio di portatori di interessi nelle nostre società. L’obiettivo ultimo è promuovere una partecipazione inclusiva dei cittadini e delle organizzazioni della società civile al processo di elaborazione delle politiche pubbliche.
Questo corrisponde anche al sentimento dell’opinione pubblica: secondo una recente indagine Eurobarometro, infatti, quasi nove intervistati su dieci dichiarano che la società civile svolge un suo ruolo nel promuovere e nel tutelare la democrazia e i valori comuni europei.
Durante il suo discorso conclusivo del workshop il presidente del Cese Oliver Röpke ha sottolineato come non bisogna dimenticare che in tutte le sfide presentate durante il seminario ci sono delle opportunità. Röpke ha affermato che «dovremmo comunicare di più questo aspetto perché, naturalmente, la transizione verde e digitale offrono opportunità di sviluppare nuove tecnologie, industrie, e posti di lavoro. Far passare più efficacemente questo messaggio contribuirà a ottenere il sostegno dei cittadini alle transizioni in corso», ha detto. In quest’ottica, il Cese e la rete dei Consigli economici e sociali nazionali (Ces) dell’Unione europea rappresentano tuttora uno strumento essenziale per la democrazia partecipativa e apportano un inestimabile valore aggiunto nella costruzione di un consenso in tutti gli Stati membri.
Foto di apertura: Claudio Gregolin
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