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Ue, le nuove regole dei soliti noti
Nel ventaglio dei consiglieri del commissario ai Servizi finanziari spiccano nomi di banchieri vicini a Lehman Brothers, Goldman Sachs e Citigroup. Ecco chi sono
Che l’Unione Europea stia attraversando un periodo difficile è cosa nota a tutti. Altrettanto nota è la facoltà di alcune sue istituzioni di prendere decisioni che ci lasciano quanto meno perplessi. Se poi di mezzo ci mettiamo i limiti della società civile nel contrastare le sciagure delle istituzioni Ue, allora il problema si fa davvero serio. Soprattutto nel caso della regolamentazione finanziaria che l’Unione Europea deve adottare e su cui i dirigenti del sistema bancario Ue stanno letteralmente mettendo le mani.
Con lo scoppio della peggior crisi finanziaria ed economica dagli anni 30 del secolo scorso, la Commissione europea ha fatto dell’adozione di regole comunitarie in grado di mettere ordine nel mondo della finanza una priorità assoluta. A capo dell’esercito riformista europeo c’è Michel Barnier, commissario Ue con delega al Mercato interno e ai Servizi finanziari. Una figura chiave della futura architettura del sistema finanziario europeo su cui uno dei più famosi giornalisti di Bruxelles ha deciso di indagare. A Jean Quatremer, corrispondente del quotidiano francese Libération, il passato di Barnier non interessa. Molto più appetitoso è il modo con l’uomo di fiducia del presidente francese Nicolas Sarkozy e del presidente della Commissione, José Manuel Barroso sta portando avanti la sua proposta di riforma.
La legislazione attualmente in corso di adozione sulla supervisione finanziaria Ue prende direttamente spunto da un rapporto richiesto dalla Commissione Ue e consegnato il 25 febbraio 2009. «Ora», scrive Quatremer sul suo blog, «il testo, giudicato troppo timoroso, è stato redatto da un gruppo di “esperti” presieduto da Jacques de La Rosière, ex capo della Banca di Francia, ma soprattutto attuale consigliere del presidente di Bnp-Paribas». Secondo il corrispondente di Libération, de La Rosière sarebbe aiutato da «sette professionisti, tre dei quali provengono dal settore privato: Rainer Masera (ex Lehman Brothers), Otmar Issing (Goldman Sachs) e Onno Ruding (Citigroup)», ai quali si somma «Callum McCarthy, ex presidente della Financial Services Authority britannica, nota per essersi opposta a ogni tipo di regolamentazione eccessivamente vincolante».
Lasciando il beneficio del dubbio nei confronti di alcuni dei professionisti citati da Quatremer e della loro volontà di aiutare la Commissione europea a imbastire una legislazione in grado di contrastare le derive del mondo finanziario – cosa difficile da immaginare secondo il giornalista francese – ciò che colpisce è l’assenza totale di trasparenza nella nomina di consulenti incaricati dalla Commissione di contribuire all’elaborazione della legislazione europea. Una prassi da anni denunciata dall’ong Alter EU. A Bruxelles, i gruppi di esperti superano il migliaio. Tra loro, 18 siedono presso la Direzione generale del mercato interno. Secondo un rapporto pubblicato da Alter EU nell’ottobre 2009 (The Role of the Financial Industry in shaping EU regulation), otto di questi gruppi – tra cui quelli dedicati ai prodotti derivati, i problemi bancari e le manipolazioni dei mercati – sarebbero fagocitati dal mondo della finanza.
Secondo Quatremer non c’è da sorprendersi se «nessuno dei testi attualmente in corso di discussione al Parlamento e al Consiglio dei ministri (sulla regolazione finanziaria, ndr) rappresenta una rottura con le pratiche del passato. I gruppi di esperti sono molto attenti a scoraggiare qualsiasi velleità di cambiamento».
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