Welfare

UE: Brevetti sui software, Zucchetti dice no

La Zucchetti, produttrice di software applicativi (oltre 1700 addetti), ha aderito alla petizione internazionale del FFII (The Foundation for a Free Information Infrastructure) contro la brevettabilit

di Redazione

Che la direttiva McCarthy, cioè quella particolare direttiva a favore della brevettibilità del software, non sia universalmente condivisa lo si può notare dalle numerose azioni di protesta in corso. La petizione coordinata a livello europeo da swpat.ffii.org ha già raccolto più di 250.000 firme di singoli cittadini e l’adesione di associazioni di piccole e medie imprese che rappresentano più di due milioni di aziende. Tra queste, in Italia, ha aderito Zucchetti, gruppo leader (www.zucchetti.it), che opera nell’area della produzione di software applicativi, con oltre 1700 addetti, in quanto ritiene limitativa per l’innovazione e lo sviluppo del settore la rigida proposta di direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo relativa ai limiti della brevettabilità in relazione all’elaborazione automatizzata dei dati e ai suoi campi di applicazione. “La Direttiva” si legge nel comunicato della azienda “che Parlamento Europeo è chiamato a decidere sulla Brevettabilità del Software il 24 Settembre, proposta dalla Commissione Europea, demolisce la struttura base della legge attualmente in vigore (Art. 52 della Convenzione Europea sui Brevetti) e la sostituisce con uno Standard Trilaterale sviluppato nel 2000 dagli uffici brevetti USA, Europeo e Giapponese, in accordo con il quale tutte le soluzioni a problemi “implementate al computer” sono invenzioni brevettabili. Alcuni membri del Parlamento hanno proposto emendamenti che hanno lo scopo di confermare il più restrittivo concetto di invenzione presente nella Convenzione Europea sui Brevetti, mentre altri spingono per una brevettabilità illimitata in accordo con lo Standard Trilaterale, sebbene retoricamente in panni restrittivi. Zucchetti, per le motivazioni indicate nel documento allegato, si unisce a oltre 500 aziende del settore, più di 30.000 individui e associazioni che rappresentano oltre 2.000.000 di piccole e medie imprese europee nel supportare questa petizione e invita tutti i parlamentari a tener conto di questo parere PRIMA di esprimere il proprio voto che, nel caso sia favorevole, contribuirebbe a limitare drasticamente l’innovazione nell’area dell’Information Technology e lo sviluppo di indispensabili soluzioni software a supporto delle attività di molte aziende.” Richiesta d’azione La proposta della Commissione Europea sulla brevettabilità delle innovazioni nel software richiede che il Parlamento Europeo, i governi degli stati membri ed altre figure politiche diano una chiara risposta. Qui è riportato ciò che si ritiene debba esser fatto. 1.Siamo preoccupati dal fatto che 1. l’Ufficio Europeo per i Brevetti (UEB), in contraddizione con il testo e lo spirito della legge, abbia garantito decine di migliaia di brevetti sulle idee riguardanti la programmazione e gli affari, che chiameremo “brevetti sul software”. 2. La Commissione Europea (CEC) sta esercitando pressioni affinché questi brevetti siano legalizzati e resi applicabili in tutta Europa. Nel fare ciò, la CEC sta ignorando il chiaro e ben argomentato appello della grande maggioranza di professionisti del software, compagnie, scenziati ed economi. 3. La CEC basa la sua proposta su una bozza di documento scritta apparentemente dalla Business Software Alliance (BSA), una organizzazione statunitense guidata da poche grandi compagnie, come Microsoft, che ha un considerevole interesse su tale argomento, dato che attualmente il 60% dei brevetti per il software accordati dall’UEB sono detenuti da compagnie statunitensi. 4. I brevetti sul software interferiscono con il diritto d’autore su questo e per i creatori di software tendono a portare all’espropriazione piuttosto che alla protezione della loro proprietà. Dei numerosi studi economici esistenti, nessuno conclude che i brevetti sul software portino ad una maggiore produttività, innovazione, diffusione del sapere o siano, in qualche altro modo, macro-economicamente vantaggiosi. La brevettabilità del software proposta da CEC/BSA, inoltre, porta a diverse inconsistenze all’interno del sistema dei brevetti e annulla le centrali assunzioni su cui si basa. Come risultato, ogni cosa diventa brevettabile e non ci può più essere alcuna sicurezza legale. 5. Le istituzioni del sistema europeo dei brevetti non sono in alcun modo soggette sigificativamente ad un controllo democratico. La divisione tra potere legislativo e giudiziario non è sufficiente ed in particolare l’UEB sembra essere terreno fertile per gli abusi e la pratica dell’illegalità. 2. Per queste ragioni, raccomandiamo ciò che segue: 1. Sollecitiamo il Parlamento ed il Consiglio europeo a rifiutare proposta de direttiva COM(2002)92 2002/0047. 2. Sollecitiamo il Parlamento Europeo a trovare un modo per obbligare l’UEB a rifondarsi, per come è intesa la brevettabilità, sulle sue linee guida d’indagine del 1978 o un equivalente, in modo da reinstaurare la corretta interpretazione della CBE. 3. Suggeriamo che un tribunale europeo indipendente sia obbligato a riesaminare su richiesta di un qualunque cittadino un qualsiasi brevetto che a prima vista possa sembrare accordato sulla base di una scorretta interpretazione delle direttive sulla brevettabilità dell’EPC, e che l’UEB, in tali casi, sia obbligata a rimborsare ai precedenti detentori del brevetto tutte le tasse da loro pagate. 4. Sollecitiamo i legislatori, sia a livello europeo che nazionale, affinché approvino il corrente testo dell’EPC e considerino la sua riapplicazione in accordo alla proposta http://swpat.ffii.org/stidi/epc52/index.de.html, ciò fino a quando sarà ritenuto necessario, in modo da evitare interpretazioni scorrette da parte dei tribunali. 5. Proponiamo che il Parlamento ed il Consiglio Europeo considerino di rendere palesi i limiti della brevettabilità nel caso del software e delle creazioni dell’ingegno emanando una direttiva europea secondo le linee delle contro-proposte http://swpat.ffii.org/papri/eubsa-swpat0202/prop/index.en.html ed http://swpat.ffii.org/papri/eubsa-swpat0202/prop/mini/index.en.html. 6. Chiediamo che ogni proposta di legge (incluse le proposte della direttiva CEC e le regole create dai precedenti giuridici) riguardante la brevettabilità sia verificata attraverso un sistema di prove costituito da esempi di applicazione del brevetto, in modo da vedere al di là di ogni dubbio se ciò porterà effettivamente i risultati desiderati e non lascerà spazio ad alcuna interpretazione sbagliata. 7. Proponiamo che il Parlamento Europeo crei un Comitato Permanente sulla Brevettabilità, con lo scopo di assicurare che i brevetti siano accordati solo nelle condizioni in cui questi siano vadano nella direzione del pubblico interesse. Questo comitato dovrebbe essere composto da persone del MEP ed indipendenti, esperti in vari campi dell’ingegno quali matematica, informatica, scienze naturali, ingegneria, economia, epistemologia, etica e giurisprudenza. Il numero dei detentori di brevetti, funzionari dell’ambiente o altre persone le cui entrate e carriere dipendano dalla comunità dei brevetti, deve essere mantenuto esiguo (ad esempio il 10-20%). Il comitato dovrà controllare ogni legge sui brevetti così come le interpretazione che gli uffici brevetti e i tribunali ne faranno. Inoltre dovrà istituire incontri, proporre studi specifici sugli effetti del sistema dei brevetti e stimolare una ricerca correlata nel modo più aperto e inclusivo possibile. Il comitato dovrebbe segnalare al Parlamento Europeo in che misura la realtà dei brevetti é conforme alla teoria ed agli obiettivi di politica pubblica della Comunitá Europea e dei relativi membri. Il lavoro di questo comitato dovrà rivolgersi verso le preoccupazioni sollevate dal Comitato del Parlamento Europeo per gli Affari Legali ed il Mercato Interno per il Controllo di Qualità nell’UEB, come espresso nella discussione sulla regolamentazione comunitaria sui brevetti COM(2000)0412. 8. Proponiamo che il Parlamento Europeo crei un Comitato d’inchiesta per investigare sulle varie accuse di comportamenti irregolari tenuti da coloro che propongono le direttive sulla brevettabilità del software e delle opere d’ingegno all’UEB ed al CEC, come la loro stretta collaborazione con una limitata cerchia di potenze, il loro ragionare incoerente ed il loro apparente disprezzo dei princìpi democratici e legali, e di proporre misure per una riforma in modo da prevenire il ritorno di questi fenomeni nel futuro. 9. Riteniamo che, almeno fino a quando i problemi nell’UEB non saranno risolti, ogni nuova regolamentazione, come Brevetto comunitario, sia implementata attraverso istituzioni differenti dall’UEB.

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