Sostenibilità

UE: ambientalisti chiedono “Chi inquina paghi”

"Scompaiano dal Piano nazionale di allocazione (Pna) i privilegi concessi al carbone, e venga finalmente applicato il principio 'chi inquina paga'". Lo chiedono alla Commissione auropea Greenpeace

di Redazione

“Scompaiano dal Piano nazionale di allocazione (Pna) i privilegi concessi al carbone, e che venga finalmente applicato il principio ‘chi inquina paga’”. Lo chiedono, a fronte della richiesta della Commissione auropea di tagliare di 13 milioni le quote assegnate ai settori industriali, Greenpeace, Legambiente e Wwf. La richiesta delle associazioni era gia’ stata anticipata nelle scorse settimane, con una lettera inviata ai ministri dello Sviluppo economico Pier Luigi Bersani e dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, proprio in vista della riunione di oggi del Comitato nazionale sull’Emission Trading, impegnato nella revisione del Pna. Con la revisione del piano, il Comitato “decide se scaricare i costi su chi inquina, o se riversarli sul Paese senza sortire alcun beneficio ambientale”, dicono Greenpeace, Legambiente e Wwf. E le tre sigle ambientaliste ribadiscono “che non ci devono essere sconti al carbone, il combustibile con le piu’ alte emissioni specifiche di gas serra”. Oggi non e’ cosi’ “e gli impianti a carbone sono invece avvantaggiati”, sottolineano. In particolare, suggeriscono Greenpeace, Legambiente e Wwf, i nuovi tagli “devono essere assegnati al comparto termoelettrico, il settore meno esposto alla concorrenza internazionale e che puo’ sostenere obiettivi ambientali piu’ ambiziosi”. Eliminare i privilegi al carbone “e’ necessario anche per non incorrere in violazioni alla normativa europea sugli aiuti di Stato”, segnalano Greenpeace, Legambiente e Wwf in occasione della riunione di oggi del Comitato nazionale sull’Emission Trading. Le quote destinate all’allocazione onerosa, circa 12 milioni di tonnellate (Mt), dovrebbero essere assegnate tramite asta a tutti gli operatori, sia impianti esistenti che nuovi entranti, chiedono le tre associazioni, “e non riservate a ‘prezzo politico’ ai soli impianti a carbone: in questo modo si regalano quote al combustibile piu’ dannoso per l’ambiente”. Su Kyoto l’Italia e’ in grave controtendenza e le emissioni di CO2 dei settori industriali soggetti all’Emission trading invece che diminuire continuano ad aumentare. “Nel 2006 e’ stato superato il tetto dei 227 Mt di CO2 (erano 225,8 Mt nel 2005)- spiegano Greenpeace, Legambiente e Wwf- ed e’ piu’ che raddoppiato il disavanzo rispetto al limite imposto, pari a circa 20 Mt nel 2006”. Il risultato negativo “e’ dovuto principalmente al settore termoelettrico, con Enel primo emettitore in Italia di gas serra”. Le associazioni sottolineano infine “le gravi lacune” create in Italia dalla mancanza di una strategia complessiva per la riduzione dei gas serra entro il 2012. “Ad oggi non esiste un ‘Piano per Kyoto’ organico- denunciano- che individui misure concrete e tempi da rispettare per raggiungere gli obiettivi”. Il Governo ha messo in campo una serie di iniziative per promuovere l’efficienza energetica “che rimangono disarticolate tra loro- sottolineano Greenpeace, Legambiente e Wwf- e gia’ si preannunciano ampi ritardi per la consegna in Commissione europea del ‘Piano d’Azione sull’Efficienza Energetica’”. Insomma, “manca una strategia seria per lo sviluppo delle rinnovabili al 2010, mentre il settore dei trasporti rimane completamente fuori controllo- aggiungono infine Greenpeace, Legambiente e WWf- e’ fondamentale che almeno lo strumento dell’Emission trading non venga eluso, o l’Italia non sara’ in grado di contenere le emissioni di gas serra”.


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