Formazione

UE: a tema l’agenda no global

la Commissione europea cerca di dare 'Risposte alle sfide alla globalizzazione' in un lungo documento (120 pag.)

di Redazione

Le imposte contro la speculazione finanziaria quali la Tobin tax potrebbero sembrare ”attraenti ma la loro fattibilita’ non è dimostrata”. Questo uno dei punti rilevanti di un maxi-rapporto approvato oggi a Bruxelles, in cui la Commissione europea cerca di dare ‘Risposte alle sfide alla globalizzazione’. Tasse quali quella elaborata da James Tobin nel 1978 al fine di frenare i capitali speculativi, e nel contempo finanziare lo sviluppo dei paesi più poveri, ”richiederebbero ad ogni modo un approccio multilaterale, che includa l’appoggio dei centri finanziari internazionali”, sostiene il lungo documento (120 pag.) dell’Esecutivo europeo. Il rapporto – ha spiegato oggi il presidente della Commissione, Romano Prodi – esamina approfonditamente una serie di argomenti ”in modo da affrontare i temi della globalizzazione con una ‘dottrina’ elaborata in materia”. Fin dalle prime pagine del testo si sottolinea che il problema è come affrontare il fenomeno-chiave della nostra era, dai cui benefici sono rimaste escluse ”le fasce più basse dei lavoratori nei paesi ricchi”, oltre ad ”alcune nazioni molto povere, ad esempio nell’Africa sub-sahariana e nell’Asia meridionale”. Non vengono d’altra parte dimenticati sia il problema degli investimenti esteri diretti (”in un 93% andato a un numero molto limitato di paesi”) sia il nodo del protezionismo per quei paesi sottosviluppati che, ad esempio nell’agricoltura o nell’industria tessile, ”devono affrontare le barriere commerciali degli stati industrializzati”. Dopo aver ricordato che ”le crisi degli anni novanta hanno colpito soprattutto le economie emergenti” e con un occhio rivolto ai piu’ recenti scossoni finanziari (Argentina e Turchia nel 2001, Messico nel 1998, sudest asiatico nel 1997-98), il documento ricorda che spesso il Fmi e gli altri organismi internazionali sono stati colti ”di sorpresa”. In più di un’occasione i piani di aggiustamento sono stati ”troppo ampi rispetto alle risorse di tali organismi ma anche troppo limitati per poter contenere il panico” dei paesi in preda alle crisi. ”Il problema del contagio delle crisi non è un fenomeno del tutto nuovo” ma oggi tale pericolo è senz’altro aumentato rispetto agli anni di Bretton Woods, precisano gli esperti, i quali ricordano altresì che ”l’alto grado di apertura e di decentralizzazione del sistema finanziario è usato per finalità quali il riciclaggio del denaro sporco o il finanziamento del terrorismo”. Chi negli ultimi vent’anni ha saputo ”aprire l’economia al commercio e agli investimenti” – ad esempio Cina, Thailandia, Taiwan, Brasile, Messico, Cile – e’ riuscito a sfruttare il vento della globalizzazione, concludono gli esperti europei, i quali non esitano a definire ”impressionante” lo sviluppo dei paesi del sudest asiatico e del Pacifico, e ”disastroso” quello di alcune nazioni africane. Sempre oggi, la Commissione ha diffuso un documento che stabilisce il ‘decalogo’ di priorita’ e interventi più urgenti per promuovere uno sforzo mondiale e far fronte agli squilibri economici e per uno sviluppo realmente sostenibile.


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