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Udienza

La parola/ Il Papa finisce nella polemica elettorale. In troppi dimenticano che si dovrebbe chiedere udienza non per dire qualcosa, caso mai per ascoltare un messaggio

di Alter Ego

Così, alla fine, Silvio Berlusconi rifiuta. Si arrende, a chi vedeva la sua udienza privata in Vaticano con Papa Benedetto XVI come un?operazione elettoralistica. Dunque, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il presidente della Camera, Pierferdinando Casini e il capolista dell?Udeur – Popolari, Clemente Mastella, non si recheranno più nella Biblioteca privata di Ratzinger in occasione del congresso del Ppe. L?udienza è saltata perché tutti l?hanno vista come mossa propagandistica. Aspetto che di certo era presente. Peccato, però, che l?udienza non sia soltanto un cerimoniale di accreditamento, uno spot preelettorale per captare il nulla osta vaticano e dirottare il voto dei cattolici più confusi o meno inquadrati. L?udienza è anche e soprattutto una genuflessione verso un?autorità diversa, che si riconosce non come interlocutore da cui avere un sigillo ma come una voce da ascoltare, come un maestro superiore da seguire. Chi va dal Papa non lo fa solo per parlare, perché questi ascolti le parole e dia, o forse neghi, il suo assenso al proposito che queste significano. Lo fa, o meglio dovrebbe farlo, perché ha qualcosa da udire, perché crede che in quel momento non possa più procedere nella propria strada, personale e non, da solo. Va in udienza per ascoltare qualcosa sul proprio destino che neppure lui sa di avere. Per questo speriamo che Silvio Berlusconi e i suoi sodali rinuncino all?udienza pubblica e ne chiedano una privata, silenziosa. Direbbe molto di loro e solo apparentemente soltanto per loro. Perché chi deve sapere saprebbe.

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