Mondo
Ucraina,12 mesi di guerra in 50 foto
Nel chiostro di Santa Marta di Bergamo la mostra fotografica "The last drop" di Fabrizio Spucches realizzata per Fondazione Cesvi. Un'esposizione che fa emergere due delle più grandi problematiche sociali dei nostri giorni: il conflitto in Ucraina e la carestia nel Corno d’Africa
di Anna Spena
Dopo essere stata cuore del dramma dell’inizio della pandemia di Covid19 in Italia, nel 2022 Bergamo si è gemellata con Buča e, assieme a Fondazione Cesvi, ha portato sostegno alla popolazione civile colpita dalla guerra in Ucraina, In occasione del primo anniversario dello scoppio del conflitto il 24 febbraio scorso la città racconta l’emergenza umanitaria innescata dall’invasione russa, che ha causato la morte di almeno 7,199 civili e oltre 8 milioni di rifugiati. E lo fa con la mostra fotografica "The last drop" di Fabrizio Spucches curata da Nicolas Ballario e visitabile sino al 26 marzo al Chiostro di Santa Marta. La location è messa a disposizione da Intesa Sanpaolo che, da subito, ha sostenuto gli interventi umanitari di Cesvi in Ucraina, anche quello a Buča.
«All’inaugurazione della mostra patrocinata dall’Aics, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo», spiega l'organizzaizone in una nota, «sono stati invitati Giorgio Gori, sindaco di Bergamo; Nadia Ghisalberti, assessora alla Cultura, Turismo e Tempo libero della città; Gianluigi Venturini, direttore regionale Lombardia Nord Intesa Sanpaolo; Gloria Zavatta, presidente di Fondazione Cesvi, Nicolas Ballario, curatore, e Fabrizio Spucches, fotografo che per Cesvi ha visitato i progetti in Ucraina e nel Corno d’Africa e incontrato le persone aiutate, per fotografare chi è stato colpito direttamente dalla guerra e chi – seppur lontano e in un altro continente – sta vivendo analoghe condizioni di fragilità date dall’emergenza climatica, dalla carestia e, indirettamente, anche dal conflitto. Se infatti può risultare più semplice comprendere il dramma che da un anno vede coinvolto il popolo ucraino, è più complesso comprenderne gli effetti in terre come la Somalia, il Kenya o l’Etiopia che – alle prese con la più grave siccità dal 1981 e un’agricoltura in ginocchio – negli ultimi anni sono state costrette a dipendere da altri Paesi per l’importazione di materie prime. Proprio da Ucraina e Russia, infatti, giungevano enormi quantità di grano verso quei Paesi, arrivando in certi casi a soddisfarne addirittura il 90% del fabbisogno».
The last drop, "l’ultima goccia” è quella che fa traboccare il vaso. È un vaso traboccante disperazione e morte, quindi, quello che Spucches racconta: colmo di tragedie contemporanee così assurde e apparentemente distanti, ma strettamente interconnesse, dall’esito devastante e che trovano l’unica vittima negli “ultimi”, categoria che va ben oltre la catalogazione geografica.
In "The last drop" decine di persone si rendono indistinte nella fotografia, vittime di una guerra o della siccità, che si trasformano in semplice catalogazione di un problema che dovrebbe preoccupare tutti, e non solo sull’onda emotiva. Persone che navigano tutte sulla stessa barca, indistintamente in quel blu che è il cielo, che lancia bombe in Europa e che è vuoto di pioggia in Africa. Madri e bambini rispondono alla stessa domanda e intere famiglie si mostrano con tutto ciò che posseggono, sia perché il destino non ha mai dato loro nulla o perché i bombardamenti hanno distrutto ciò che avevano (come le valigie che un padre di famiglia ha messo a disposizione dell’esposizione, unico ricordo rimasto di sua moglie e dei suoi figli, uccisi mentre tentavano di fuggire). Il percorso espositivo instrada quindi il visitatore in un limbo che mischia le carte e azzarda fino a suggerire l’inimmaginabile: da una parte persone che, chiuse in un sacco nero da cadaveri, hanno perso figli, fratelli, sorelle, genitori, mogli, mariti e che tengono in mano un girasole, il simbolo del loro Paese. Dall’altra parte invece l’estrema tessera di questo raccapricciante domino che produce già oggi effetti di lungo periodo: uomini che per mancanza di cibo si rifugiano nelle droghe più misere, tossicodipendenti che per non sentire la fame cercano di abbandonare la realtà.
"The last drop", mostra la contemporaneità da un punto di vista completamente nuovo; un presente che è incomprensibile e catastrofico allo stesso tempo, che ci dice che l’ultima goccia della disperazione africana è anche una guerra che si combatte dall’altra parte del mondo da un anno ormai.
«Le emergenze si susseguono nel mondo e Cesvi continua a intervenire per tutelare i più fragili. In Ucraina sin dalle prime fasi del conflitto abbiamo sostenuto i civili (soprattutto donne e bambini) che hanno lasciato il loro Paese, ma anche chi ha deciso di rimanerci. Nel frattempo, portiamo avanti le azioni anche in altri contesti, tra cui il Corno d’Africa colpito dalla carestia, scenari di drammi su cui spesso l’attenzione mediatica e quindi pubblica è minore. Questa mostra riaccende i riflettori sulle crisi globali, sulle loro ricadute e sull’urgenza di agire», spiega la presidente di Cesvi Gloria Zavatta.
«È importante che Cesvi seriamente impegnata sui fronti di guerra e in molte altre situazioni emergenziali, riesca a raccontare con le immagini i tanti luoghi del mondo in cui porta ogni giorno la solidarietà italiana. Una mostra fotografica arriva dritta alla coscienza delle persone, sensibilizzando il pubblico ai temi fondamentali della nostra contemporaneità, come la guerra in Ucraina e la carestia nel Corno d’Africa. Due drammi umanitari che, apparentemente lontani tra loro, si scoprono in stretta connessione, mettendo in evidenza come le fragilità dell’uomo siano le medesime in ogni angolo della Terra, quando vengono a mancare le più basilari condizioni di sopravvivenza e diritti», dice Nadia Ghisalberti, assessora alla Cultura, Turismo e Tempo libero della città di Bergamo.
«Siamo onorati di poter accogliere il lavoro di Fabrizio Spucches per Fondazione Cesvi negli spazi del nostro suggestivo Chiostro di Santa Marta, una mostra capace di stimolare la riflessione sui toccanti e tragici temi sociali che la guerra porta con sé», commenta Gianluigi Venturini, direttore regionale Lombardia Nord Intesa Sanpaolo. «Insieme a Cesvi – prosegue – con la quale collaboriamo da tempo, abbiamo avviato progetti per attenuare le emergenze sociali nel territorio orobico, anche grazie alla generosità dei bergamaschi, sostenendo associazioni e organizzazioni non profit. Sempre a fianco di Cesvi abbiamo aiutato la popolazione ucraina e a Bergamo abbiamo accolto i dipendenti di Pravex Bank e le relative famiglie costrette a lasciare il loro paese a causa della guerra».
La mostra, al Chiostro di Santa Marta di Bergamo, è a ingresso gratuito ed è visitabile dal martedì al venerdì dalle 11-15. Il sabato e la domenica dalle 10-18.
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