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Ucraina, vacanza italiana per bambini in fuga dalla guerra

Fondazione Ronald McDonald ospita a Roma, per due settimane ricreative e di apprendimento, 11 bambini ucraini e le loro mamme. Un'iniziativa nata per rispondere all'appello del Mean che, dopo la Marcia non violenta di luglio, continua la sua azione a favore delle vittime del conflitto, in rapporto con la società civile di quel Paese

di Giampaolo Cerri

Provengono da diverse regioni dell’Ucraina, tra cui Sumy, Vinnytsia, Poltava e Lugansk, alcuni di loro sono profughi all’interno del paese perché, già negli anni scorsi, erano in fuga dal Donbass e sono giunti in Italia dopo un lungo viaggio in treno, poi in autobus e in aeree.

Sono gli 11 bambini e ragazzi, tra i 4 e i 18 anni che, insieme alle loro quattro mamme, sono ospiti della Casa Ronald McDonald Roma Palidoro, la struttura romana della Fondazione omonima.

A condurli sin qua, per un'ospitalità di due settimane, è una delle molte collaborazioni operative nate dalla mobilitazione del Terzo settore per l'Ucraina, quella fra Movimento Europeo di Azione Nonviolenta – Mean, che realizzato varie spedizioni in quel Paese, la Rete italiana dei Piccoli Comuni del Welcome, che al movimento ha dato una spinta decisiva, e la Fondazione Ronald McDonald, da sempre attiva per migliorare in modo diretto la salute e il benessere dei bambini e delle loro famiglie.

«Il progetto», spiega una nota congiunta, «della durata di due settimane, prevede tante attività ricreative e didattiche organizzate da Fondazione Ronald McDonald grazie all’aiuto e alla generosità di tanti volontari: dalle visite alle città di Roma e Bracciano, alle giornate al mare, dai pomeriggi di musica e divertimento in Casa, alla preparazione in cucina delle specialità locali».

Le famiglie sono state individuate di concerto con il Comune di Kiev e con la Fondazione "Charity Act for Ukraine" con cui il Mean è entrato in rapporto poco dopo lo scoppio del conflitto e con i quali ha costruito la "Marcia Nonviolenta a Kiev", alla quale aderì anche VITA. Ricevuti, in quell'occasione, dal sindaco di Kiev, dal Nunzio Apostolico e da molti rappresentanti della società civile ucraina, gli esponenti del Mean avevano avviato concrete azioni di dialogo per esprimere fisicamente la vicinanza al popolo ucraino colpito dalla guerra e stabilire relazioni di pacificazione e di sostegno durante questo conflitto e, si spera prestissimo, durante la ripresa che seguirà agli accordi di pace. I Summer camp, svolti a luglio e ad agosto-settembre, sono stati, dunque, la prima azione di vicinanza e sostegno.

«Fondazione Ronald McDonald», prosegue la nota, «ha prontamente risposto all’appello del Movimento Europeo di Azione Nonviolenta-Mean, composto da oltre 35 Organizzazioni unite per un progetto concreto di pacificazione in ucraina e della Rete italiana dei Piccoli Comuni Welcome, per accogliere alcune famiglie ucraine, mamme con bambini, in un luogo protetto e nella natura per un periodo di “de-stress” dalla guerra, lontani da bombe, sirene e pericoli in cui vivono da diversi mesi».

«Queste famiglie si uniscono alle famiglie con bambini in cura già accolte nella Casa e questa fusione e convergenza di diversi bisogni e fragilità ha portato forza ed energia nella nostra struttura», commenta Maria Chiara Roti, direttore generale di Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald Italia.

La d.g. non dissimula la propria soddisfazione, anche per la collaborazione: «Siamo molto felici di aver risposto alla chiamata di Mean e di collaborare con la Rete dei Piccoli Comuni Welcome, perché questo progetto pilota, oltre a regalarci una grande gioia, ci mostra la strada per iniziative future concrete, fatte di accoglienza e inclusione. Rispondere alle emergenze fa parte della nostra mission ed è su questa via che vogliamo continuare ad operare».

Le fa eco Angelo Moretti, portavoce del Mean e referente della Rete italiana dei Piccoli Comuni del Welcome: «Dal 24 febbraio 2022, la vita dell'intera Ucraina è cambiata radicalmente. Le truppe russe stanno cercando di distruggere non solo l'esercito ucraino, ma anche la nazione ucraina e la sua cultura, materiale e spirituale», spiega, «noi, società civile, non possiamo stare solo a guardare. Devono scendere in campo i popoli, le amicizie tra i popoli. Lo spirito del Mean è andare in Ucraina, “mettere le gambe“ al pacifismo. Finché noi saremo a casa, immobili, l’unica solidarietà che in Ucraina sentiranno sarà quella delle armi o delle sanzioni. Quando le tregue arriveranno, dovremo essere tutti preparati, perché quando c’è una tregua, di solito, c’è anche una guerra endemica, di confine. Bisogna, dunque», conclude Moretti, «progettare insieme agli ucraini cosa accadrà quando arriverà la tregua. In questo cammino, abbiamo proposto e messo in piedi per mamme e bambini una vacanza all'insegna della pace e dello scambio culturale. È stato un modo per costruire quel dialogo importante con la società civile, espressione di quella 'non violenza attiva' che è alla base del movimento di pace».

Una rete solidale che ricorda quella nata alla fine degli anni '80 a favore dei altri bambini ucraini, quelli che pativano le radiazioni del disastro di Chernobyl e facevano vacanze in Italia grazie a Legambiente e altre associazioni.

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