Mondo

Ucraina, stop alla donazione di vestiti

In tutta Europa sono state raccolte tonnellate di donazioni di coperte e vestiti. Da alcuni giorni diverse organizzazioni stanno scrivendo sui propri siti di non donare più abiti. E la ragione è presto detta: ne sono arrivati tantissimi e al momento questa non è la prima necessità dell’emergenza profughi

di Redazione

Un’immagine vale cento parole. Come la fotografia (in apertura) scattata dalla collega Anna Spena a Korczowa in Polonia a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina. Si vedono scatoloni e abiti stoccati in un capannone, sono tantissimi… troppi.

Le diverse organizzazioni nei loro siti e negli appelli da giorni chiedono aiuto, invitano alla generosità (qui un articolo per orientarsi ad “aiutare chi aiuta i profughi” ) segnalano anche le necessità più urgenti: dagli alimenti per la prima infanzia, ai prodotti per l’igiene, ai medicinali. Ma a leggere bene questi appelli si nota come manchino proprio gli abiti. Sul sito del comune di Milano, per esempio, è stato pubblicato un vademecum per coordinare la generosità dei milanesi e nel capitolo donazioni si sottolinea: “Non si raccolgono vestiti, né nuovi né usati”.

E la ragione è presto detta da tutta Europa sono arrivati ai confini Ue con l’Ucraina tir di aiuti che le diverse ong e associazioni locali stanno distribuendo ai profughi in fuga dalla guerra. In questi tir sono stati stipati accanto ai beni di prima necessità quintali di abiti, ma in quasi tre settimane dall’inizio dell’emergenza i vestiti hanno iniziato ad accumularsi. Uno spreco, soprattutto in considererazione del fatto che questa crisi umanitaria scoppiata con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia non si prospetta breve, ci sarà bisogno della generosità di tutti, ma occorre ragionare sul fatto che bisogna donare ciò che realmente serve alle popolazioni in fuga dalla guerra e dai bormbardamenti.


In apertura foto di Anna Spena – capannone del centro commerciale di Korczowa trasformato in centro di accoglienza per i profughi

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