Mondo

Ucraina, Progetto Arca: «Moltiplichiamo l’aiuto a chi ha perso tutto»

Il presidente della Fondazione, Alberto Sinigallia, dopo una settimana a Siret sul confine romeno è tornato a Milano per coordinare l’invio del primo Tir con i materiali per il nuovo centro di accoglienza in allestimento. «La solidarietà che stiamo vivendo è grande. Queste persone hanno lasciato tutto dietro le spalle», osserva mentre si prepara ripartire per la Romania

di Antonietta Nembri

«Quando sono partito c’erano 700 persone che dormivano nella palestra a Siret», racconta Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca che è appena rientrato dalla Romania. Ma la sua permanenza a Milano durerà pochissimi giorni. Il tempo per coordinare l’invio del primo Tir di aiuti che partirà giovedì 10 marzo nel pomeriggio. «La raccolta che abbiamo lanciato sta andando bene, c’è molta generosità e solidarietà. Ci sono aziende che hanno risposto al nostro appello donando bancali di materiali» commenta annunciando che a questo primo Tir in partenza ne seguiranno altri nelle prossime settimane.

Una generosità che non è solo materiale, «Al momento abbiamo avuto anche una settantina di famiglie che ci hanno segnalato la loro disponibilità ad ospitare dei rifugiati ucraini» spiega. «Con le assistenti sociali stiamo lavorando sia sulla formazione di queste famiglie sia nel matching tra le diverse esigenze e disponibilità, non si può improvvisare».


Prima di lasciare Siret Progetto Arca ha preso un capannone di 300 mq dove allestirà un suo centro di accoglienza «sul posto sono rimasti i nostri referenti per il volontariato e a breve giungerà anche la nostra referente infermieristica. Stiamo organizzando la logistica per poter accogliere le persone al meglio» annuncia Sinigallia (nella foto).
Progetto Arca negli anni scorsi è stata in prima linea a Milano nell’accoglienza dei profughi siriani che approdavano alla Stazione Centrale di Milano. Da quasi trent’anni i volontari e gli operatori della Fondazione sono il primo aiuto per le persone senza dimora a Milano e in altre città italiane, da Napoli a Roma, a Varese e anche in occasione della crisi umanitaria conseguenza della guerra in Ucraina ha voluto essere presente, sul confine con la Romania, per offrire un primo aiuto alle decine di migliaia di profughi – soprattutto donne, bambini e anziani – che fuggono dal conflitto (ne abbiamo scritto qui e qui).

«Per me questa esperienza è stata una novità», confida Sinigallia. «Nella nostra azione siamo abituati alla povertà estrema a incontrare persone che non hanno nulla e per le quali anche solo un letto è una benedizione. Ma in questa settimana a Siret ho incontrato persone che avevano tutto e nel giro di una settimana si sono ritrovati con niente. Hanno lasciato le case, perso il lavoro, lasciato dietro di sé amici, affetti e le loro città sotto le bombe. Sono frastornati, congelati in una situazione inaspettata… Per non parlare delle sofferenze fisiche e mentali». Per far capire la sua sensazione Sinigallia dice «è come se la popolazione di Milano fosse scappata dalle bombe. Ho incontrato una persona che mi ha parlato della sua casa, aveva i domestici e ora non ha più niente, ha trascorso ore alla frontiera per entrare in Romania e non sa più cosa fare, dove andare».

Nel suo primo giorno a Siret Sinigallia aveva incontrato centinaia di indiani che dormivano nella palestra, studenti universitari per lo più, «loro restano in Romania un giorno, due poi tornano in patria, l’India ha organizzato un ponte aereo molto rapido per riportarli a casa. Gli indiani sono gli unici uomini sopra i 18 e sotto i 60 anni che ho visto uscire dall’Ucraina. I profughi ucraini sono solo donne, bambini e anziani», continua. Il ricambio è molto veloce a Siret «In pochi giorni sono passate 9mila persone dal posto in cui eravamo. Vicino al confine ci sono anche delle tende con indicate le nazioni: c’è quella francese, tedesca, italiana è lì che si rivolgono i profughi per segnalare se hanno parenti in quei Paesi e poi è tutto un andirivieni di pulmini… c’è tutto un mondo che si è messo in moto per aiutare».
E anche lui è in moto già questa settimana ritornerà a Siret.

Nelle immagini l'azione dei volontari nel centro di accoglienza dei profughi di Siret – Foto da Ufficio stampa

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.