Famiglia

Ucraina: meno visti per i bambini dell’accoglienza

Restrizioni in atto sui progetti di accoglienza solidaristica: la denuncia di Avib

di Sara De Carli

Difficoltà per le associazioni che promuovono l’accoglienza di bambini ucraini. Il consolato generale italiano di Kiev infatti pare abbia prodotto alcune regole sui visti che restringono le opportunità di accoglienza.
Raffaele Iosa, presidente di Avib, esprime la sua piena solidairetà queste associazioni: «Se alcune regole sono pienamente condivisibili (non dare il visto a ragazzi di famiglie benestanti) e altre dolorosamente dovute (non dare il visto a genitori che lavorano in Italia: la Legge sulle immigrazioni va rispettata, anche se si potrebbero trovare soluzioni alternative alle accoglienze)», dice, «ve n’è una del tutto mal posta e a mio avviso di incompetenza da parte dell’organo amministrativo che l’ha emessa. Il Consolato intende non dare il visto a bambini che possano essere accolti da una medesima famiglia per più di due volte, questo per un presunto “rischio di filiazione”».

Per Iosa «Cosa sia questo rischion non ci è noto. Anzi: la forma mite e donativa delle nostre accoglienze non pensa ai bambini come corpi cui far prendere il sole e mangiare tanto, ma a menti che hanno bisogno di amicizia, di un rapporto non invasivo e soprattutto sereno. Anzi, sarebbe paradossale trattare bambini senza famiglia in patria o con situazione disagiate come pacchi postali in vacanza, mentre legami dolci e “a tempo” possono essere loro utili a vivere l’amicizia e la solidarietà di qualcuno per loro, che è un bene preziosissimo. Si tratta di quella forma di famiglia a tempo” di cui parlo sempre e che non pensa ai bambini in modo proprietario. I rischi di adozione non c’entrano nulla, questi ci sono anche se un bambino resta in Italia una settimana, e dipende dalla qualità dei progetti delle associazioni, dal giusto controllo del rapporto tra bambini e famiglie selezionate dalle associazioni».


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