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Ucraina, le bombe non fanno distinzione tra europei e africani

«Le bombe non fanno distinzione, la guerra nemmeno. Noi, nella speranza di non smarrire le ultime briciole di umanità e intelligenza, non possiamo permettere distinzioni tra coloro che possono o non possono passare il confine dell'Ucraina, in base al colore della pelle», scrive Paola Crestani, Presidente di Amref Health Africa-Italia.

di Paola Crestani

Le bombe non fanno distinzione, la guerra nemmeno. Noi, nella speranza di non smarrire le ultime briciole di umanità e intelligenza, non possiamo permettere distinzioni tra coloro che possono o non possono passare il confine dell'Ucraina, in base al colore della pelle. Da organizzazione umanitaria, che vive molti fronti di conflitto e tensione in Africa, ci siamo da subito schierati, chiedendo che venissero date alla pace tutte le chance possibili. Così non è stato. Al dolore della guerra, della distruzione, della devastazione, non pensavamo mai di dover assistere a racconti di persone che non riescono a mettersi in salvo, a salire sui pullman per andare in Polonia, a gruppi di persone aggredite nelle stazioni. Tutto questo solo per il fatto di essere africani, neri. Là dove l'intera umanità soffre, senza alcuna distinzione, si discrimina per il colore della pelle.

Su tali fatti la Commissaria agli Affari Interni della Ue, Ylva Johansson, ha dichiarato: «ci sono alcune cose che sono al limite dei nostri controlli. Quello che sta succedendo al confine è, per molte ragioni, molto complicato. Da parte nostra, quello che stiamo dicendo è che tutti coloro che vogliono venire nell'Unione Europea saranno accolti. I cittadini di Paesi terzi che definiscono l'Ucraina la loro casa perché hanno uno status di soggiornante di lungo periodo, perché beneficiano della protezione di rifugiati in Ucraina o perché sono richiedenti asilo in Ucraina, saranno accolti nell'Unione Europea e possono beneficiare dello status di protezione temporanea».

Tantissime le voci provenienti dai Paesi Africani e dall'Unione Africana. L'Unione Africana ha condannato lunedì scorso gli episodi di discriminazione razziale contro gli africani che cercano di fuggire dal conflitto in Ucraina, dopo che la Russia ha invaso il Paese dell'Europa orientale. Il presidente senegalese Macky Sall, il presidente dell'Unione africana, e il presidente della Commissione dell'Unione africana Moussa Faki Mahamat hanno detto di essere "particolarmente disturbati" dai rapporti secondo cui alcuni residenti africani in Ucraina sono stati respinti alle frontiere. In una dichiarazione ufficiale hanno parlato di "trattamenti dissimili inaccettabili", "scioccamente razzisti e in violazione del diritto internazionale".

Nell’UE vivono circa 15 milioni di persone di origine africana: una delle più grandi minoranze del continente, uno dei più consistenti gruppi che subisce atti di discriminazione. Secondo il rapporto “Being black in the EU“ (FRA/EU, 2018), il 39% delle persone di origine africana si è sentito discriminato e ha sperimentato tra i più alti livelli di esclusione socio-economica, subito stereotipi negativi e atti di violenza e incitamento all’odio (PAD Week – maggio 2018). Non pensavamo mai di poter aggiungere, tra le occasioni di discriminazione, il momento in cui si sta fuggendo dalla guerra. Abbiamo negli occhi e nei racconti il disastroso conflitto in Etiopia, dove negli ultimi giorni sembra però che le parti siano tornare a parlare. Un piccolo segno di speranza, in un Paese che ha visto violazioni, fame, flussi di profughi, per lunghissimi mesi. Assistiamo al lento processo di Pace in Sud Sudan, che proprio ieri Papa Francesco, ha annunciato di voler visitare a luglio di questo anno. Mobilitiamoci per l'Ucraina, tutti, non facciamo distinzioni tra profughi e profughi. Non accettiamo che si possa parlare di profughi veri e profughi finti. Soprattutto non crediamo si debba fare ora sul confine, con la guerra alle spalle. Ribadiamo come Amref – più grande ong sanitaria africana – di essere accanto a tutti coloro – ucraini, russi, africani, asiatici – che stanno subendo il dramma della guerra. E' doveroso per noi – che da anni combattiamo per la salute e i diritti degli africani, ma anche per processi di integrazione e corretta rappresentazione dell'Africa in Italia e in Europa – dire che la guerra e ogni forma di violenza e intolleranza sono inaccettabili. Chiediamo di mettere fine a questa e a tutte le altre guerre in corso così come ad ogni forma di discriminazione e continuiamo con determinazione il nostro impegno perché chiunque possa ricevere le attenzioni e le cure di cui ha bisogno, senza alcuna distinzione".

*Paola Crestani, presidente di Amref Health Africa-Italia.

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