Non profit

Ucciso cooperante congolese di Avsi

Un agguato contro il convoglio dell'ong italiana in Nord Kivu è costato la vita al responsable dei progetti educativi di Avsi

di Emanuela Citterio

«Era una persona che correva sulle strade più pericolose del Nord Kivu, cercando di costruire qualcosa, sostanzialmente la pace nel suo Paese, e dedicandosi a una delle sfide più difficili e indispensabili: l’educazione dei bambini e dei ragazzi nelle zone di conflitto». E’ stato ucciso ieri in un agguato nella Repubblica democratica del Congo il responsabile dei progetti educativi dell’ong italiana Avsi, il congolese Boduin Ntamenya, 52 anni, padre di sei figli.

A raccontare la dinamica dell’agguato è Edoardo Tagliani, responsabile dei progetti nel Paese di Avsi: «E’ stato un attacco a mano armata, stiamo ricostruendo l’accaduto, quasi certamente si tratta di banditismo. Quattro persone sono uscite dalla foresta e hanno sparato sulla cabina dell’auto. Hanno ferito gravemente l’autista, a una mano e all’addome. Un proiettile è entrato e uscito dall’addome e un altro è stato estratto da un equipe di Medici senza frontiere all’ospedale di Rutshuru e invece il nostro responsabile del settore educazione è stato colpito in pieno da una raffica ed è morto sul colpo».

L’agguato è avvenuto a nord di Goma, nei pressi di Rutshuru, nel Nord Kivu dove è ripreso il conflitto fra gruppi armati che dal ’96 ad oggi ha causato tre milioni e mezzo di vittime. il convoglio di Avsi stava compiendo una missione in collaborazione con l’Unicef. «Lì è zona di guerra» continua Tagliani. «Le scuole fino a poco tempo fa erano chiuse, da poco alcune avevano riaperto e noi stavamo censendo i bambini per vedere quanti erano e se potevamo intervenire con dei corsi di recupero perché a causa del conflitto i bambini avevano perso tre mesi di scuola. Boduin stava
andando a contare i bimbi ai quali fare i corsi».

L’aspetto che aggrava la vicenda di ieri è che la sicurezza delle strade su cui viaggiava il convoglio di Avsi era garantita dalle truppe della Monuc, la missione Onu-Unione africana che presidia la regione del Nord Kivu.

«Chiederemo con un gesto ufficiale alle truppe Onu di fare di più di quello che hanno fatto finora per mettere in sicurezza le strade. I generali della Monuc sanno benissimo quello che è successo e si sta aprendo un grosso problema politico» afferma Tagliani, «la sicurezza di quelle strade dovrebbe essere garantita dai caschi blu e in realtà non è così».

 


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